Governo: Conte, Di Maio, Zingaretti la crisi è più vicina, inutile trastullarsi con la favola del gemello “buono” di Renzi…

Matteo Renzi «l’hanno rimasto solo» – come diceva Vittorio Gassman in quel vecchio film – i partner dell’alleanza di governo. Il Partito democratico, dopo aver dato per qualche giorno l’idea di essere d’accordo con le critiche di Italia viva a Giuseppe Conte, si è come spaventato di se stesso e al di là delle smargiassate su nuove elezioni che è il primo a non volere si è posto in posizione d’attesa, come fosse un passante, mentre persino un Movimento 5 stelle da tempo inebetito (Vito Crimi è tuttora il capo politico) si è fatto sentire con il suo ministro più intelligente, Stefano Patuanelli, che di fatto ha blindato Conte. Quanto a Liberi e uguali, ormai con un Ministero della Sanità alle dipendenze di palazzo Chigi, non vedeva l’ora di scagliarsi contro il Senatore semplice di Firenze e d’intorni e così un dirigente di Sinistra Italiana, tal Gianni Paglia, gli ha dato pubblicamente del «teppista». Ora la mia personale avversità a Renzi è ormai nota a tutti coloro che leggono questo Blog. Risale a tempi non sospetti… ancor prima che diventasse Premier, sì, dalle prime ‘Leopolda’ ovvero dalle riunioni della sua lobby personale creata e finanziata “strana” per permettergli di scalare il vertice Pd. Ma non posso in ragione di un’antipatia per il suo modo di interpretare se stesso e il suo modo di far politica… disconoscerli acume e intelligenza, qualità necessarie a far politica, che purtroppo appanna con i suoi modi da “teppista” o se preferite da “bullo”, modi politicamente scorretti e soprattutto figli di un populismo che solo a parole sembra contrastare… Ma vengo al dunque: questo governo è nato con Renzi, piaccia o no a Conte, Di Maio e Zingaretti. Se non lo sopportano più lo buttino fuori (a dire il vero si sta mettendo fuori da solo), se reggono con i numeri in Parlamento. Oppure si siedano a discutere con lui nel merito. Senza giocare a rimpiattino tra riunioni del CdM e sedute parlamentari di pura ratifica di questioni discusse da pochi. Tra le più interessanti scoperte di quest’ultima fase dalla politica nostrana sembra esserci la scoperta dell’esistenza di un fratello gemello di Matteo Renzi (come scrive Roberto Arditti su Formiche.net) un gemello a lui perfettamente somigliante e assolutamente in grado di farne le veci all’occorrenza. È infatti questo fratello gemello il protagonista della stagione estiva del 2019, quella in cui viene archiviato il governo con Salvini ministro e vicepremier. Sia chiaro, non è in alcun modo distinguibile dall’originale, perché parla come lui, veste come lui, si atteggia come lui. Ha però una differenza, impercettibile all’occhio umano ma politicamente assai rilevante: questo fratello gemello di Renzi va d’accordo con Pd e M5S, gode della loro stima e fiducia al punto che i due principali partiti di governo hanno senza batter ciglio beneficiato della sua iniziativa (siamo sempre ad agosto 2019), pur avendolo spodestato dalla guida del partito i primi (cioè il Pd) e pur avendolo ferocemente attaccato per anni i secondi (il M5S). Ecco nascere il Governo Conte 2. È tutto qui il dilemma che attanaglia i vertici dei partiti di maggioranza: non si danno pace del ritorno sulla scena di “questo” Renzi smargiasso e alquanto “urticante”, abituati com’erano a beneficare di “quell’altro” Renzi. Siccome però il gioco è bello quando è corto, ora smetto di giocare con le parole. Il senso è tutto nella metafora dei due Renzi (gemelli): essi non esistono ma molti si disperano lo stesso, come in un pirandelliano tentativo di permettere alla fantasia di superare la realtà (cosa impossibile). In realtà Renzi è uno solo, con i suoi pregi (pochi) e i suoi difetti (molti). Quindi i suoi critici di oggi (parlo di quelli al governo) dovrebbero mettere in campo una dose più consistente di onestà intellettuale in questa fase. E dovrebbero farlo per due essenziali motivi (a mio modesto avviso). Il primo l’abbiamo sommariamente enunciato: Renzi è Renzi sappiamo che non sa prescindere da se stesso, ma non lo puoi prendere quando ti fa comodo e respingere quando ti dà fastidio, bollandolo come inaffidabile ed irresponsabile. Quindi c’è un primo motivo, diciamo così, di sostanza politica. E poi c’è un secondo argomento di merito, tutto relativo alla reale condizione del Paese. Dopo settimane di lockdown (giallo, arancione, rosso) siamo sempre a 500/600 e più morti al giorno, segno di una débâcle sanitaria di proporzioni importanti. Ci siamo cullati in estate dentro l’illusione cinica ed effimera di un “modello Italia” che non sta da nessuna parte, pur in presenza di enormi sforzi individuali e collettivi che in molti casi (negli ospedali in primo luogo) sono parenti stretti dell’eroismo. Alla fine dell’anno dobbiamo drammaticamente constatare che siamo in vetta alle classifiche mondiali di vittime da Covid-19, con una distribuzione sul territorio che ormai evidenzia la dimensione nazionale del tragico fenomeno. E dobbiamo anche prendere atto che siamo titolari di un secondo primato, quello cioè del più acuto calo percentuale del Pil, quantomeno a livello europeo. In assenza di questi due dati si potrebbe obiettare a Renzi di essere un totale irresponsabile, uno che mette i bastoni fra le ruote proprio mentre va tutto al meglio possibile (pure nella tragedia). Siccome però le cose stanno diversamente occorre ascoltare chi è critico, anche se antipatico, irritante e pure un po’ spocchioso. Questo governo lo ripeto è nato con Renzi, piaccia o no a Conte, Di Maio e Zingaretti o Franceschini. Se non lo sopportano più lo buttino fuori, lo facciano loro, confutando le sue ragioni con argomenti politici (non criticandone solo i modi) e vedano se riescono a reggere con i numeri in Parlamento. Oppure si siedano a discutere con lui, anche perché in materia di Next Generation Eu qualche ragione ce l’ha (e forse anche qualcosa di più). Passare il tempo sperando nel ritorno del gemello “buono” è inaccettabile e alla fine anche un po’ meschino… prendere invece la sostanza del suo dire e farne azione di Governo… ignorandone i modi urticanti… Lui lo fa apposta per sollecitare chi non gli dà la giusta attenzione anche quando ha più di qualche ragione… è l’eterno dilemma del dito che indica la Luna…

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