Governo: facciamo il punto della situazione…

Iniziamo col dire chiaramente che non si avverte neppure l’ombra di elezioni anticipate, per quanto richieste a gran voce dalle opposizioni di centrodestra e considerate possibili dallo stesso Presidente della Repubblica in caso di crisi “al buio”, che in Italia è poi la regola, perché manca nella nostra Costituzione l’istituto della cosiddetta sfiducia costruttiva che hanno invece i tedeschi. Certo ogni volta che la maggioranza giallorossa vacilla (è successo ieri sul DL Elezioni in Senato), o magari solo per uno starnuto di Matteo Renzi, o per una qualsiasi delle continue scosse sismiche che si ripetono fra i grillini, tutti si preoccupano e sperano giocoforza sulla tenuta del Pd. Lo fanno, sotto sotto, anche quelli che se ne dichiarano avversari e ne dicono peste e corna in pubblico, consapevoli invece che i dem costituiscono l’unico elemento stabilizzatore di questo governo. Lo fanno, soprattutto ora, nella prospettiva che la crisi economica e sociale è destinata ad aggravarsi ulteriormente nei prossimi mesi aggiungendo danni ai danni già procurati dall’epidemia virale. La cosa funziona anche fisicamente, a partire da Zingaretti, passando per Gualtieri e finendo a Franceschini quando capita di vederli fotografati al fianco di Conte, contribuiscono a farlo apparire, lui mingherlino, alquanto più solido. Seppure ormai le difficoltà della situazione economica sociale del Paese non permettano più, nemmeno agli esponenti del Pd, di non fare qualche accenno critico al protagonismo comunicativo del Premier Conte. E con un certo piglio verbale gli chiedono di dare maggiore “concretezza” alle cose da fare, sollecitando la necessità di dare una “svolta” all’azione di governo. Pur sapendo dei problemi che Giuseppe Conte incontra col suo partito quanto meno di riferimento, che è il “non partito” delle 5 Stelle. Gli uomini del Pd sollecitano la modifica dei decreti (in)sicurezza di Salvini e riaprono la riflessione politica sullo ius soli. Il Segretario e i Ministri del Pd, cercano così di farsi coraggio e soprattutto di farlo agli italiani, anche quelli che pure non li votano più, non riconoscendone alcun tratto identitario tipico della Sinistra. Premesso tutto ciò, qual è il punto della situazione del Governo? Abbiamo ormai tutti capito, che dopo il Conte 2 per il Pd c’è solo il voto. E quindi in molti pensano che la legislatura debba continuare perché: “sarebbe una follia politica interrompere il tentativo di questo Governo di risollevare e cambiare l’Italia e anche perseguire l’opportunità di eleggere a scadenza un presidente della Repubblica democratico”. E soprattutto perché, se si votasse, molti di quelli che oggi siedono in Parlamento non vi siederebbero più. Tanto è la fragilità dei partiti e l’incertezza dei sondaggi. Quindi il bilancio del governo ne esce “bene” e seppur senza “trionfalismi”, gli va riconosciuto, che è riuscito a tamponare l’emergenza prodotta dalla fase acuta del virus. Lo ha fatto, cercando di non abbandonare nessuno, sostenendo famiglie, lavoratori e imprese. Inoltre, questo governo si è battuto bene in Europa. E sono in arrivo ulteriori aiuti economici dopo il rinnovato bazooka della BCE. E ora con molta fatica sta anche cercando di delineare un futuro migliore per il Paese. Il Premier Conte, nella bufera del Covid-19 a giudizio della gente (lo dicono i sondaggi sulla fiducia nei leader) è stato ampiamente apprezzato. E francamente, al netto di qualche svarione commesso più per tenere insieme una maggioranza, che come abbiamo visto è tutt’altro che compatta, al sottoscritto, non so se è così anche per voi: Conte è apparso di qualche spanna superiore rispetto ai vari Johnson, Bolsonaro, Trump e anche ad altri leader europei. Che per difendere una ‘ideologia inumana’ e politicamente di destra hanno di fatto sacrificato migliaia di vite dei loro connazionali. Credo, che pur al netto del divorar ciliegie visto fare da Salvini mentre Zaia ricordava la morte di alcuni bambini (un chiaro esempio di totale bulimia), se da noi ci fossero stati Lega e FdI al governo, sarebbe finito nello stesso modo. Il Governo ora, sta cercando di delineare il futuro del Paese, assieme agl’altri stati europei, in un rinnovato quadro di solidarietà e fiducia comunitario. Dopo la fase 1 del lock down, la fase 2 della riapertura graduale delle attività e della mobilità delle persone, anche ammettendo come detto alcuni “errori, che  ci sono stati”  sta faticosamente passando alla Fase 3, quella della ripresa economico sociale dell’Italia. E pur mantenendo alcuni dubbi sulla tenuta e solidità complessiva dell’Esecutivo, non si può non considerare che un risultato è stato ottenuto: “la Repubblica ha retto nell’emergenza causata dalla pandemia e non era per nulla, una cosa affatto scontata”. Ma, torniamo ai tanto contrastati e chiacchierati Stati Generali, all’opportunità o meno di averli convocati e allo scopo di ciò. Servono? Non servono! A cosa servono? Ma c’è già il piano Colao. E’ solo un contributo  …non è il piano del Governo. Ma allora a cosa servono le task force? Gli Stati generali sono solo una inutile passerella mediatica per coprire la mancanza di idee per il rilancio del Paese!! Ma come: “Conte in pochi minuti nel convocarli, ha chiarito che dobbiamo modernizzare il Paese, renderlo nella sua nuova crescita ecologicamente compatibile e anche più giusto e inclusivo socialmente, recuperando rispetto alle troppe diseguaglianze economico e sociali accumulate negli scorsi anni e impedendo così che la povertà si allarghi ulteriormente. Non vi sembrano obiettivi da sottoscrivere al 100%? E guardate che, lo si voglia riconoscere o meno, era da tempo che un Premier italiano non esprimeva insieme e con tanta chiarezza obiettivi così importanti. E oggi la situazione è così grave, che le scelte sono necessariamente tutte cogenti. E il Paese va tenuto unito! Non so voi, ma a me interessa sapere chi ci sta e chi no. Chi lavora per unire e chi per dividere. Chi ha a cuore il bene comune e chi solo quello del suo “particulare”. Chi pagherà il conto di una ricostruzione paragonata a quella dell’ultimo dopoguerra. E chi continuerà a lucrare, speculando su un vero e proprio “mercato nero” costruito sull’evasione fiscale e contributiva del lavoro. Quali sono le forze politiche che lavorano per il benessere di tutti gli italiani e quali invece che lavorano solo per loro stesse e per la propria parte. Mi interessa capire chi è veramente per un cambiamento in meglio del paese e delle condizioni di vita del popolo. E chi parlando solo del popolo, non vuole cambiare nulla e difendere solo i privilegi di una parte di questo popolo, escludendone molta altra parte. Sì è proprio così. Vorrei capire bene, come si divideranno le tante risorse che stanno arrivando… e quelle che l’Europa sta ancora discutendo di mettere a disposizione per aiutarci in un rilancio della nostra economia e di quella europea nel già mutato scenario geopolitico globale. E vorrei, lo dico così  semplicemente, che in questa ridistribuzione di risorse, abbiano di più coloro che hanno oggi già meno per vivere una vita dignitosa, prescindendo possibilmente dal dato generazionale, che vede giovani ed anziani messi ai margini della nostra società considerandoli “soggetti deboli” e quindi sacrificabili. Vorrei che l’incertezza che sta comunemente nelle cose che  cambiano, non  comprimesse la nostra democrazia, per sostituirla con una effimera sicurezza fondata su un rigido controllo sociale, ma fosse retta soprattutto dai comportamenti virtuosi delle singole persone e fondasse le radici in un civismo condiviso,  diffuso e solidale nella nostra società. Semplicemente… sul rispetto e l’attenzione che ognuno di noi deve sempre avere nei confronti dell’altro. L’unica cosa da odiare al Mondo: è l’Odio!! Queste sono quindi le giornate degli Stati generali, dove tutto questo andrebbe discusso e ordinato in precise priorità da affrontare urgentemente, senza ulteriori ritardi. Purtroppo non sembra che sarà così. Infatti, vediamo che lo scontro politico va sempre più acuendosi. Aumentando tensione e confusione. Ma forse alla fine di queste giornate, sarà comunque possibile individuare in modo più chiaro le cose da fare e misurare su di esse il consenso delle varie componenti sociali del nostro Paese, trovando così le risposte ai quesiti che più sopra sono stati posti. Salvini, Meloni e Berlusconi avevano fatto sapere che non avrebbero presenziato agli Stati Generali convocati dal governo a Villa Pamphilj perché il luogo del confronto tra maggioranza e opposizione è uno ed uno solo: il Parlamento. Bene l’altro ieri alla Camera e Senato si parlava di Recovery Plan. E i deputati di Lega e FdI se ne sono andati… Così l’Opposizione ad ogni accenno di “coesione nazionale” manifesta la sua totale indisponibilità. E che dire della Confindustria? Era previsto, si sapeva che non sarebbe stato facile il dialogo con il neopresidente di Confindustria. Che sarebbe stato un confronto in salita… lo si era visto, sin dal suo esordio alla guida di Viale dell’Astronomia, una ventina di giorni fa, quando Carlo Bonomi criticò aspramente l’avvio della Fase 2 e la politica in generale: «che può fare peggio del virus». Ma certo il Premier non si aspettava che il leader degli industriali si presentasse a Villa Pamphili preceduto da un’autentica dichiarazione di guerra. Prima, intervistato dal quotidiano francese Les Echos,  Bonomi ha spiegato che «l’Italia sta scegliendo di favorire l’assistenza invece di liberare l’energia del settore privato» e ha ribadito il suo scetticismo sugli Stati generali: «Mi aspettavo dal governo un piano ben dettagliato con un calendario e obiettivi specifici. Questo piano non l’ho visto e sarei curioso di leggerlo». Quindi, nella prefazione al volume “Italia 2030”, che il capo di Confindustria ha portato in regalo a Conte in segno di sfida, scrive: «È mancata finora una qualunque visione sulla Fase 3, da far seguire a chiusure e riaperture. La fase cioè in cui definire sostegni immediati alla ripresa di investimenti per il futuro, riprendendo e potenziano in toto l’impianto d’Industria 4.0” e “affiancandovi un grande piano Fintech 4.0». Che dire… sicuramente toni tutt’altro che concilianti. Tipico di chi pensa di mettere avanti solo i propri esclusivi interessi, e non quelli del Paese …anzi di questi: se ne fotte! Bonomi ha così negato qualsiasi ruolo sociale dell’Impresa. Una cosa secondo lui d’altri tempi. Bonomi si capisce subito che non è un uomo incline a fare un esame di coscienza. Il suo dire riecheggia il noto motto di Bartali: “l’è tutto sbagliato l’è tutto da rifare”. Va quindi tutto male la fase uno, la fase due e anche la non ancora cominciata fase 3. ”Questo governo ha fatto più danni del Covid-19”. Un giudizio impietoso e poco ponderato. Conte chiede alle principali rappresentanze delle componenti della società italiana, di fare uno sforzo di comunanza di obiettivi per delineare l’insieme di un futuro economico e sociale dell’Italia e ognuna di queste rappresentanze risponde rivendicando le proprie e sole priorità, prescindendo proprio dal bene comune degli italiani.   L’Opposizione non ci sta! Votiamo e governi chi prende più voti, che fare lo vedremo dopo. La Confindustria fa da battistrada alle varie Associazioni d’impresa e vuole: soldi pubblici da investire privatamente, meno tasse e più dividendi, garanzie di stato e facilitazioni di accesso al credito, mani libere sulle delocalizzazioni e anche sui licenziamenti, nessun confronto coi sindacati e nessun contratto vincolante. Ma così è sempre la solita minestra… e francamente non pare ci siano novità nelle intenzioni. Bonomi, appare fin ‘esagerato’ se pensa di potersi “sconfrontare” con la bava alla bocca e i denti digrignanti chiedendo al governo solo laute prebende per le imprese… Ora senza voler prescindere, e confermando senza alcun dubbio che l’impresa è una delle centralità principali nelle società moderne o post tali, forse vale la pena di ricordare ai signori Imprenditori che non c’è impresa senza il lavoro e i lavoratori… e che forse la cosa va tenuta nel debito conto assieme al fatto che il profitto delle aziende non può ignorare la dignità umana di chi lavora per vivere… Caro Bonomi & Amici della Confindustria… ma è veramente questo il vostro contributo? Non avete idee nuove da presentare e così tenete alti i toni di una querelle ideologica declinata con un fare sempre più feroce, perpetuando la lotta di classe alla rovescia. Siete ridicoli se non penosi e per nulla innovativi.  Bene la replica di Conte: «Qui voliamo più alto, oggi il tema è il rilancio del Paese. Se è solo una questione di dare e avere i nostri rispettivi uffici li risolveranno». Ma non è ancora finita: l’Italia è sempre più uno strano Paese. E vediamo alla guerra che c’è nel M5S. Francamente non credo che possa mettere a rischio il futuro del governo, e anzi: “per certi aspetti, alcuni nodi all’interno del M5S è anche giusto che vengano finalmente sciolti”. C’è da confidare nella autorevolezza, nell’intuito e nella volontà unitaria di Grillo, che è stato, in questi mesi, molto più importante di quanto sia apparso pubblicamente. Certo va preso atto che in molti sono contro questo Governo… ma dobbiamo anche chiederci qual è l’alternativa? Un governo di unità nazionale… la Meloni in testa non lo vuole e Salvini è indeciso e non sa più che pesci pigliare. E’ quindi auspicabile una scissione nei 5stelle per mettere in sella un nuovo capo politico nella persona di Alessandro Di Battista? Vi sembrano questi gli scenari possibili, è questa l’alternativa che serve al Paese? Un semplice rassemblement delle forze in campo? Così il rischio è quello di spingere definitivamente il Paese nel baratro di una crisi economico sociale perenne, in uno scenario economico sociale di tipo sudamericano. E questo che si vuole? Forse è meglio dare credito a questo Governo e utilizzare gli Stati generali, per trovare una strada che metta assieme una comune prospettiva, con al centro più temperati interessi di parte, in ragione di un interesse generale del Paese, che punti ad un nuovo e più equilibrato sviluppo economico e sociale dell’Italia in Europa e nel Mondo, tenendo conto di ciò che è già cambiato e di quello che ancora cambierà…

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