Governo: “rischio ragionato” non è “rischio calcolato”. Anche altri Stati europei costretti a riaprire per non far fallire le loro economie. Secondo il prof. Crisanti, a fine maggio potrebbe esserci una nuova ondata…

Francia, Paesi Bassi. Belgio e Grecia hanno ancora come l’Italia un numero alto di contagi ma hanno deciso anche loro di permettere attività all’aperto per evitare di peggiorare la crisi economica. Il premier greco Mitsotakis vuole rimuovere la maggior parte delle restrizioni entro metà maggio per attrarre i turisti già vaccinati… Riaprire per non fallire. Questo è il mantra dei governi di Francia, Grecia e Paesi Bassi che hanno annunciato l’inizio del processo di riaperture per tornare alla normalità dopo lockdown più o meno generalizzati, in vigore da molti mesi. Le situazioni epidemiologiche locali non sono delle migliori e suggerirebbero ulteriore prudenza. Il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha annunciato che riapriranno bar e ristoranti all’aperto e dal 3 maggio il coprifuoco sarà spostato alle 23. Già a marzo il governo ha riaperto i saloni di bellezza, i parchi archeologici, decidendo di eliminare il coprifuoco rafforzato nei fine settimana. Ecco perché stupisce fino a un certo punto il fatto che le misure verranno rimosse quasi del tutto entro la metà di maggio, compreso l’obbligo di quarantena per quei turisti, provenienti dall’Unione Europea, dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, che sono stati vaccinati o che risultano negativi al Covid-19. Una mossa per trasformare la Grecia nella prima, grande meta turistica europea a riaprire agli stranieri prima della stagione estiva e per sottrarre visitatori ai paesi rivali. Il turismo contribuisce al 20 per cento del prodotto interno lordo del Paese e impiega il 25 per cento della forza lavoro creando più di un milione d’impieghi. Per questo il governo greco vuole somministrare entro la fine di maggio 5 milioni di vaccinazioni, su una popolazione che arriva a quasi 11 milioni di abitanti. Si spera che questo sforzo possa servire ad accentuare la decrescita della curva dei contagi che, al momento, è in uno dei punti più alti dall’inizio della pandemia con una media settimanale di 2551 infezioni provocate dal Covid-19 (in leggero calo rispetto alle oltre 3000 del 5 aprile). La situazione nelle terapie intensive non è delle migliori: i posti letto occupati da persone colpite dal Covid-19 erano, sino ad alcuni giorni fa, circa 847, un livello significativamente alto. I greci, almeno per il momento, appaiono esausti e poco speranzosi in una futura ripresa del settore turistico. Solamente il 5 per cento degli intervistati, come riportato da TornosNews, ritiene che la domanda nel settore turistico tornerà ai livelli pre-pandemici entro sei mesi, il 21 per cento pensa che ciò avverrà nel 2022, un altro 21 per cento punta sul 2023 e il restante 5 per cento di chi ha voluto prendere parte all’inchiesta non vede una ripresa prima del 2024. Nonostante una media di 7700 infezioni provocate dal coronavirus ogni ventiquattro ore e il più alto tasso di occupazione delle terapie intensive da un anno a questa parte, i Paesi Bassi allenteranno le restrizioni. E’ già stato rimosso il coprifuoco finora in vigore tra le 22 e le 4:30 del mattino e mai accettato da una parte della popolazione. In un sondaggio di Hart van Nederland il 30 per cento dei residenti e la metà degli under 30 aveva apertamente dichiarato che non lo avrebbe rispettato. La chiusura dei bar e dei ristoranti, decisa a ottobre, si era scontrata con una ferma opposizione da parte degli addetti ai lavori. E il ricorso giudiziario contro la serrata, poi respinto dai tribunali, aveva trovato l’appoggio del 60 per cento degli abitanti del Paese secondo quanto riportato da un sondaggio realizzato a ottobre 2020 da Hart van Nederland. Il 77 per cento degli abitanti riteneva, invece, che questi locali avrebbero dovuto continuare a essere aperti se in grado di rispettare le norme relative al coronavirus. Ecco perché verranno riaperti bar e ristoranti all’esterno tra le 12 e le 18 con un massimo di due coperti per tavolo, si potranno ricevere due ospiti in casa ogni giorno e si potrà tornare nei negozi non essenziali senza prendere un appuntamento. La prossima fase delle riaperture avverrà l’11 maggio, ed eventualmente confermata il 3 maggio. Le parziali aperture annunciate dal Primo Ministro Mark Rutte hanno provocato reazioni diversificate all’interno della società. Soddisfazione da parte dei proprietari delle attività economiche e dei sindaci, che chiedevano la riapertura da settimane, e scetticismo da parte dell’unità di crisi che collabora con il governo che aveva suggerito di aspettare più tempo e che ha chiarito come la decisione assunta dal governo sia politica. Le ammissioni in ospedale sono infatti in crescita così come il valore dell’indice di contagio RT, che è tornato a superare l’1%. Buona parte dei sindacati ha invece mostrato soddisfazione e avrebbe gradito decisioni più audaci in questo ambito. In Francia i luoghi della cultura e gli spazi all’aperto di bar e ristoranti dovrebbero riaprire alla metà di maggio mentre le restrizioni agli spostamenti all’interno del Paese verranno rimosse il 3 maggio, come confermato dal portavoce del governo Gabriel Attal. Il 26 aprile hanno riaperto anche le scuole materne e quelle primarie mentre il 3 maggio torneranno in classe gli studenti delle medie e dei licei. Il sistema sanitario però è ancora sottoposto a forti pressioni. Nella giornata di domenica scorsa sono stati registrati 24.465 casi di Covid-19. Il numero di pazienti ospedalizzati è di poco superiore ai 30mila, tra questi ci sono quasi 6mila persone che si trovano in condizioni critiche. L’imposizione del terzo lockdown nazionale alla fine di marzo, deciso per prevenire la crescita delle infezioni e per evitare il collasso degli ospedali, è destinato ad avere conseguenze anche sull’auspicata crescita economica, che dovrebbe esserci nella seconda metà del 2021. Il ministro delle Finanze Bruno le Maire ne aveva parlato all’inizio di aprile specificando di essere ancora all’oscuro della reale portata dei danni inflitti ma chiarendo anche che l’obiettivo di una crescita del 6 per cento del Prodotto Interno Lordo avrebbe dovuto essere rivista al ribasso. I francesi, come testimoniato da un sondaggio realizzato da Elabe all’inizio di aprile, sembravano aver perso fiducia nel proprio esecutivo. Il 75 per cento riteneva che le misure di restrizione sarebbero state prolungate dopo il 2 maggio, la data in cui, secondo quanto dichiarato dal presidente della Repubblica Emmanuel Macron, dovrebbe terminare il confinamento. Il 19 per cento aveva dichiarato di non voler rispettare il divieto di allontanamento a più di 10 chilometri dal proprio domicilio e il 68 per cento riteneva che le riaperture di metà maggio non avrebbero avuto luogo nei tempi previsti. Una significativa maggioranza esprimeva critiche nei confronti delle misure annunciate da Macron per frenare l’epidemia. Il 68 per cento le riteneva non efficaci, il 67 per cento non coerenti, il 63 per cento non giuste e per il 61 per cento non tenevano conto del benessere dei cittadini… Quindi, l’Italia non è il solo Paese ad aver scelto un “rischio ragionato” per riaprire per non far fallire le loro economie. Un rischio ragionato che non è “un rischio calcolato”, tant’è che nessuno di questi Paesi si è attenuto alla linea di cautela dei loro comitati tecnico scientifici, che indicavano di mantenere ancora le misure restrittive in corso spingendo sulle vaccinazioni, prima di cominciare a riaprire le varie attività commerciali rimaste chiuse da tempo… Qual è quindi la previsione scientifica dell’andamento della pandemia? Per l’Italia, ma vale anche per gli altri paesi menzionali c’è già chi dice che: «il periodo di latenza illuderà che tutto stia filando liscio, ma sarà solo un effetto ottico». Dice alla Stampa il professor Andrea Crisanti. «Si sarebbe dovuto seguire l’esempio dell’Inghilterra, che solo dopo aver vaccinato il 70% della popolazione si è permessa timide riaperture. Il contagio va diminuito molto di più prima di alleggerire le misure, altrimenti senza tamponi e tracciamento riparte in poche settimane»… «Di questo passo non è pessimistico pensare che a fine maggio ci sarà una nuova ondata, ma è assai realistico». Andrea Crisanti, professore di Microbiologia all’Università di Padova, in un’intervista alla Stampa mette in guardia dall’eccesso di euforia per le riaperture del 26 aprile. «È iniziato già dal weekend scorso e non era difficile da prevedere». Crisanti analizza il “rischio calcolato” e prevede uno «scenario molto negativo» e chiede che il governo «renda pubblici gli atti, quanti morti e quanti nuovi casi conteremo». Poi annuncia: «Ho studiato ed elaborato cosa vuol dire “rischio calcolato”, i numeri parlano chiaro: con le riaperture si determinerà uno scenario molto negativo». Certo, dice lo scienziato, «nelle prossime settimane ci sarà chi dirà “Avete visto, la curva dei contagi non risale nonostante le riaperture”». Però «la dinamica del virus è complessa. Da una parte ci sono le restrizioni dei mesi scorsi, che per altre due o tre settimane modereranno la curva, ma dall’altra arrivano i nuovi contagi dovuti alle riaperture, agli aperitivi, alle visite agli amici e alle scuole, i cui risultati rimarranno invisibili per qualche tempo ed esploderanno a fine maggio. Il periodo di latenza illuderà che tutto stia filando liscio, ma sarà solo un effetto ottico». Va detto però – spiega Crisanti – che «l’intensità di un’evitabile ulteriore ondata dipenderà dal ritmo della vaccinazione e dall’azione della variante inglese o di altre mutazioni, come quella indiana». Eppure «proprio queste temibili novità avrebbero richiesto maggiore prudenza». La vaccinazione potrebbe aiutare «se fosse al livello inglese, ma in Italia quasi la metà degli ottantenni non ha ancora ricevuto la seconda dose e si inizia a vaccinare i sessantenni senza aver raggiunto l’8 per cento della copertura totale dei settantenni. Si riapre senza aver messo in sicurezza il Paese e confidando nella bella stagione, dimenticando che l’anno scorso venivamo da forti chiusure e che la vita all’aria aperta può solo mitigare il contagio». Inoltre, quanto alla variante indiana, spiega, «certamente ha grande capacità di diffusione, ma non si può dire ora se superiore all’inglese. Ha però in più due mutazioni preoccupanti in una parte del virus che viene riconosciuta dagli anticorpi. Il problema di queste varianti è che portano facilmente alla saturazione degli ospedali, aspetto molto rischioso per il Sud, e dimostrano come in questi mesi non si sia creato un sistema di controllo delle mutazioni del virus. Senza un investimento del genere è davvero imprudente allentare le misure, perché si finisce per facilitare le mutazioni». Si riapre, si vaccina, ma tutte le precauzioni vanno mantenute: la mascherina, il distanziamento, ristoranti solo all’aperto, chiusi nei week end i centri commerciali ecc. ecc. ma come, Biden toglierà la mascherina ai vaccinati in Usa, quando succederà da noi? «Quando avremo molti più vaccinati e le varianti sotto controllo. Per ora siamo ancora vulnerabili, e onestamente anche negli Stati Uniti lo sono. Non è Israele, dove sono riusciti a mettere in sicurezza il Paese»… conclude il prof. Crisanti. Non resta che augurarsi che ragionamenti e calcoli convergano in un’unica direzione…

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