Il premier ha spiegato in conferenza stampa che nessun sistema di tracciamento può reggere numeri così alti, il che è vero. Il problema è che doveva servire proprio a questo: a non tornare di nuovo a numeri così alti… Nella conferenza stampa di ieri, presentando l’ultimo Dpcm, tra le molte altre cose notevoli: dalla scuola alla movida passando dalle palestre, piscine, teatri e cinema, il Premier Giuseppe Conte ha chiarito la sua posizione sulla questione del tracciamento. Nelle scorse settimane se n’era scritto molto – riportando l’allarme di autorevoli esperti (Galli, Grisanti e altri ancora) sul fatto che il sistema fosse completamente saltato – e le testuali parole del presidente del Consiglio sul punto, come anche lettera a firma Bonacini a nome delle Regioni, lasciano alquanto perplessi, ciascuno giudichi da sé… Conte: «Il nostro obiettivo non è riportare la curva a zero, questo non è un obiettivo, quando c’è una pandemia in corso è velleitario, però tenerla sotto controllo in modo da non avere una… come dire… una situazione critica su vari fronti, anche sul sistema di tracciamento. Qualcuno sta scrivendo: ma il sistema non funziona. Il sistema funziona bene, ma è chiaro che, voi potete immaginare, per un positivo accertato scattano una… all’incirca una decina di stretti contatti: quando arriviamo a ventimila, moltiplicate per dieci e comprendete come diventa complesso, proprio in termini di personale, in termini di ricostruzione della catena del contact tracing. Quindi è normale andare in difficoltà». Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna e presidente della conferenza delle Regioni, con Luca Zaia del Veneto, spiega nella lettera inviata al Governo centrale, che c’è una novità da introdurre a riguardo il contact tracing: «Laddove risulti impossibile il completo contact tracing – scrive – le Regioni potranno, attraverso i dipartimenti di sanità pubblica, riorganizzare le attività di tracciamento e screening individuando specifiche priorità di intervento tempestivo». Per priorità si intende l’isolamento dei membri del nucleo familiare del positivo. «Se questi ultimi dovessero risultare sintomatici, si dovrà eseguire il tampone rapido antigenico o quello molecolare mentre nel caso permanessero asintomatici il tampone rapido o quello molecolare si eseguirà allo scadere del decimo giorno di isolamento». Dunque, a quanto pare di capire, secondo il capo del governo e quei fenomeni di Governatori che ci ritroviamo, il problema non è che il sistema di tracciamento non ci abbia permesso di tenere la curva dei contagi sotto controllo; ma che, quando la curva cresce in quella misura, non c’è contact tracing al mondo in grado di reggere. Un concetto che ricorda le parole di Andrea Orlando a Repubblica sul fatto che fosse impossibile pronosticare una crescita dei contagi «così esponenziale». .. ma che vuol dire? O non è esponenziale o è esponenziale, non c’è la terza opzione «così esponenziale». Tralasciando il fatto che l’avevano/mo pronosticata tutti, che del rischio di una seconda ondata si è parlato sin dall’inizio, sottolineando ogni volta come il guaio consistesse proprio nel fatto che la curva, una volta partita, ha una progressione esponenziale. Il punto è che il sistema di tracciamento doveva servire esattamente a questo: a tenere la curva bassa, a non tornare a ventimila contagi al giorno, a prevedere, prevenire e bloccare sul nascere la progressione. Altrimenti, che lo si fa a fare il tracciamento? Dire che il sistema di tracciamento funziona bene, ma quando i contagi salgono così tanto non c’è tracciamento che tenga, è come dire che un estintore funziona perfettamente, ma non in caso d’incendio. Un sistema antincendio serve a spegnere il fuoco prima che diventi un incendio indomabile, proprio perché dopo non servirebbe a nulla. Lo stesso vale per il tracciamento. È la ragione per cui, appena usciti dal lockdown, quando i numeri dei contagi erano precipitati, occorreva un sistema di contact tracing, test e isolamento capace di tenerli a quel livello. A questo dovevano servire i tamponi, l’App Immuni, i protocolli di sicurezza e tutto quel complesso di misure che alla prova della ripresa autunnale e della riapertura delle scuole, ahinoi! Non ha retto un solo giorno, com’è ormai tragicamente evidente. E com’era evidente sin dall’inizio, a chiunque avesse voglia di vederlo, semplicemente guardando le file di dieci o dodici ore per i tamponi, anche nella capitale, o i miseri risultati e gli infiniti pasticci dell’app Immuni, peraltro da distribuire equamente tra Governo e Regioni. D’altronde, come sempre detto dal microbiologo Crisanti: “…sarà una catastrofe. Chi diffonde il virus va stanato subito”. “Hanno perso tutti tempo e ora cercano di nascondere i loro fallimenti. Solo chi ha usato tracciamento e prevenzione (vedasi paesi dell’area asiatica) ha contenuto l’epidemia”. Andrea Crisanti, dell’Università di Padova, è come al solito diretto e definitivo: «Le Regioni vogliono scaricare la responsabilità di questo disastro e chiedono al governo di certificare la loro assoluzione. Non ho mai visto un simile concentrato di demagogia e populismo». E a proposito di Regioni, siccome in circostanze tanto drammatiche è giusto sforzarsi di evitare ogni possibile fraintendimento, bisogna dire che la proposta avanzata da Bonacini a nome dalla Conferenza delle Regioni per risolvere il problema del sovraccarico delle Asl consiste nel limitare i tamponi ai soli sintomatici («al fine di rendere sostenibile il lavoro delle Asl in tempo di emergenza riducendo il carico di lavoro dovuto alle difficoltà nel contact tracing» proponendo di fare «i tamponi molecolari o antigenici solo ai sintomatici e ai contatti stretti quali familiari e conviventi»). Vale a dire agli unici immediatamente e sicuramente identificabili, sia pure in mezzo a tanti semplici influenzati, e che di conseguenza, almeno al fine di arrestare il contagio, si potrebbero mettere in quarantena a prescindere. Questa proposta è veramente irricevibile: omissiva con fraudolenza, è veramente vergognosa!! Fortunatamente, in un raro istante di lucidità, il Governo sembra avere respinto la proposta al mittente, almeno per ora. La cosa non ci fa sentire comunque particolarmente sollevati, e tanto meno rassicurati? Ma che volete farci? Siamo in Italia e i tempi sono particolarmente difficili e tocca prenderne atto… almeno smettiamola di fare gli ottimisti a tutti i costi, altro che #andratuttobene, basta con la retorica sull’italianità e la forza del suo popolo. A questo punto, tutto racconta di un “disordine istituzionale” non di fronte all’ignoto, ma di fronte a ciò che era previsto e prevedibile, che rappresenta un ulteriore tassello nel racconto della crisi italiana nel suo complesso: ante e durante il virus. E oggi le nuove misure anti-virus sono l’esito di una mediazione faticosa e quasi notarile tra chiusure, orari, permessi e divieti di questo “semi-lockdown” che a tratti sfida la stessa logica… Gli italiani sono ormai ‘ostaggi’ non da oggi consapevoli, di una classe politica nonché dirigente alquanto di basso profilo, che vede il Paese, condotto in tutte le sue articolazioni istituzionali (Stato centrale, Regioni e Enti locali) in un modo maldestro e disastroso… Poveri noi!!
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