Governo: una ex missina Presidente del Consiglio dei Ministri…

Per chi è di sinistra, l’immagine di una ex missina che sale al Colle per ricevere dal presidente Mattarella l’incarico di formare il nuovo governo, lo accetta senza riserva e subito da l’elenco dei Ministri è una sorta di shock politico e culturale. Nessuno, fino a qualche tempo fa, avrebbe mai potuto presagire un avvenimento così devastante per la storia di un Paese che affonda le proprie radici nella Resistenza al nazifascismo… Ancora oggi, con tutti i rituali che accompagnano la presa del potere da parte della destra, sembra di aver fatto un brutto sogno e di vivere un orrendo risveglio. Perfino alcuni esponenti della maggioranza, fascisti non pentiti, non credono alla realtà del passaggio dal Colle Oppio (nota sede di fasci picchiatori di Roma), al governo. Ma questo è. Dobbiamo prenderne atto, non stiamo dentro il set di un orribile film fantapolitico. Giorgia Meloni è il nuovo Presidente del Consiglio, sostenuta da una netta maggioranza, da un gruppo di fedelissimi nei ruoli chiave della compagine, e nonostante i balletti ministeriali degli ultimi giorni, e le temerarie, comiche, patetiche uscite del Cavaliere, pronto a tutto per strappare la luce dei riflettori, e difendere il patrimonio familiare. E nonostante un vicepremier che si muove come un premier. Non è che non fosse previsto il suo attivismo sopra le righe, in via della Scrofa e dintorni, ma la rapidità con cui Matteo Salvini è passato dall’intenzione all’azione ha sorpreso anche i meloniani più disincantati. “Vedrete, è solo l’inizio”, è lo sfogo amaro nelle ore che precedono il discorso alle Camere del Premier Giorgia Meloni. Infatti, il giorno dopo aver ricevuto i galloni di numero due del governo (assieme a Tajani), il leader della Lega ha cominciato a dettare l’agenda. In materie non strettamente legate al suo ministero: dall’immigrazione clandestina all’economia. “Mi occupo di terra e di mare”, dice davanti alle telecamere di “Porta a Porta” dice a metà pomeriggio di ieri. Ancor prima che il Governo Meloni, riceva oggi il voto di fiducia alla Camera e domani quello al Senato. A qualcuno ricorda il Berlusconi mistico degli inizi, l’Unto dal Signore, a molti più prosaicamente il Salvini stesso che nel Conte I faceva ombra all’avvocato che sedeva a Palazzo Chigi. “Mi occupo di terra e di mare”, appunto. Una frase dettata per eliminare i dubbi sulle competenze, se qualcuno li avesse ancora in casa di Fratelli d’Italia: i porti sono affar suo, stanno sotto la giurisdizione del ministero delle Infrastrutture e non del nuovo dicastero del Mare affidato a Nello Musumeci. Così Salvini mette le mani avanti e si vendica con la Meloni che non l’ha voluto al Viminale come Ministro dell’Interno. Si è molto discusso poi sul significato, storico per il nostro arretrato paese, della nomina di una donna alla guida di Palazzo Chigi. Ma, almeno in questo caso, la differenza di genere ha contato nulla. Perché la giovane Meloni non ha mai messo le donne al centro dell’attività del e nel suo partito. Semmai, c’è da temere che proprio sui diritti conquistati dalle donne, si faranno drammatici passi indietro. Tuttavia, le va riconosciuta una notevole capacità politica che la colloca sicuramente al di sopra dei suoi alleati, Salvini e Berlusconi. E, grazie ai numeri parlamentari, Meloni potrà esercitare una leadership probabilmente anche più duratura rispetto ai partner di maggioranza. Il tempo ci dirà molte cose, anche se già parla chiaro il lessico autarchico usato per cambiare i nomi di alcuni ministeri (“Famiglia e natalità”, “Agricoltura e sovranità alimentare”, “Delle imprese e del Made in Italy), e di segno liberista (“Istruzione e merito”). Con gli impegni programmatici che seguiranno, capiremo quale direzione prenderà il Paese sul piano economico, sociale, internazionale (indigesto mix di atlantismo e putinismo). E sul piano costituzionale, quando questa destra (che nulla ha a che fare con le destre liberali di altri Paesi), metterà mano alla Costituzione, cambiandola in senso presidenzialista e del regionalismo censitario. Lo shock iniziale non può, non deve essere superato come fosse soltanto uno stordimento momentaneo. A Sinistra, o per meglio dire noi a sinistra, come ogni cittadino democratico e antifascista, dobbiamo chiederci come mai siamo stati sconfitti tanto duramente, per quali ragioni ci ritroviamo la destra al potere, perché non siamo riusciti a diventare una maggioranza solida, credibile, duratura. Come mai, in tanti hanno perso fiducia nelle “magnifiche sorti del progressismo”. Tanti, troppi lavoratori non riconoscono più nei partiti democratici uno “scudo” protettivo. E tanti, troppi giovani non vedono la Sinistra come forza propulsiva, in grado di offrire loro un futuro, una speranza. Dovremo capire perché il nostro mondo stia vivendo un dramma tanto profondo, quasi esistenziale. Ma dovremo anche impegnarci a contrastare, giorno per giorno, le parole, gli atti, i comportamenti di chi crede solo nel vecchio motto della Casa delle libertà di guzzantiana memoria. La libertà non già nei diritti di tutti, con qualunque colore della pelle, orientamento sessuale, condizione sociale. Saranno tempi duri. Ma metteremo tutto l’ impegno per non morire reazionari…

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