Guerra: conflitto russo-ucraino, quanto ancora durerà? È pensabile un rapido cessate il fuoco e l’istaurarsi di una vera trattativa? Cosa c’è veramente in gioco sullo scenario globale? Un appello ai giovani…

Stiamo entrando in un’altra fase della guerra russo-ucraina. Breve, lunga, di logoramento? E quando collocare le origini della crisi? Cina e assetto post globalizzazione, Afghanistan, oppure 2014, o solo tre mesi fa con l’invasione? Figuriamoci com’è possibile prefigurare scenari… Comunque, il più accreditato, sembra essere quello di una lunga guerra super armata, diretta e teleguidata, tradizionale e digitale, locale e globale. Scenari altalenanti che cambieranno secondo cronache, dichiarazioni, esigenze tattiche. Ma il peggio lo abbiamo già visto e probabilmente anche toccato il fondo…  Ci si poteva fermare al riconoscimento delle due autoproclamate repubbliche e aprire una nuova fase di tensione diplomatica? La politica dovrebbe servire ad evitare guerre. Ma nel gioco infernale di potenze, aree di influenza e, nel cuore vivo dell’Europa, l’impero putiniano ha scelto la trappola della soluzione militare – più congeniale ai regimi autoritari e certo accuratamente intuita da inglesi ed americani – scatenando così una grande tragedia. Distruggendo cose e persone, riportandoci a barbarie come quella di Bucha, che nessuno pensava di poter rivedere. Ma, non solo. Politicamente e strategicamente distruggendo una strada di avvicinamento Est-Ovest, per una nuova Europa più solida, più autonoma dagli Usa e nel mondo per un nuovo assetto geopolitico multipolare. Un danno enorme innanzitutto per le idee sulle quali la Sinistra riformista pensava di lavorare. Che fare allora? Proporrei a me stesso e tutti agli altri di prenderci una piccola distanza dal quotidiano e dedicare un po’ di tempo ad una riflessione più profonda. Non per trovare, nel bunker o nell’eremo, una risposta miracolosa, ma per riflettere un po’ fuori dalla mischia, dalle propagande e dalle ansie televisive. Non vuole essere un comodo tirarsi fuori, ma è, gioco forza, una scelta obbligata. Questa volta siamo davvero davanti al rischio che il mondo esploda: dal Covid alla guerra e alle carestie, il rischio è che non ci sia un dopo per l’Umanità. Noi siamo a mani nude e questo va bene, ma soprattutto siamo irrilevanti e questa è una vera tragedia. Ne il crescere giorno dopo giorno del peso dei NO ad altre armi pare realmente incoraggiante, e privo di contradizioni, mai come oggi questo mondo NO WAR è disomogeneo. La cultura dominante è più guerresca da videogame che pacifista, non produciamo più visioni del mondo e letture dei processi geopolitici, non siamo più capaci di interagire con le nuove idealità dei giovani, di fare opinione e produrre senso e cultura… Per sentirci rappresentati da qualche voce dobbiamo guardare a persone nuove e spesso molto diverse da noi. E’ chiedere troppo?! Eppure, è in questo indefinito spazio, che dovremo vivere e tornare ad agire oggi e domani. Smettendo di guardar all’indietro alle ragioni di un passato superato dalla realtà.  “L’angolo della Sinistra” nel quale penso occorra riprendere a pensare al futuro, non dovrebbe essere un rifugio per presuntuosi dotati di certezze e dogmi, ma un posto dove incontrare persone e soggetti con i quali già registriamo sintonie, convergenze, letture, sensibilità a prescindere da storie ed appartenenze passate. Diciamoci una cruda verità: oggi la relazione tra persone sensibili a questi temi e soggetti che producono analisi e pensiero non corrisponde più al vecchio schema verticale della rappresentanza politica (i partiti). Personalmente, le persone di ‘riferimento’ con le quali mi ritrovo oggi sono poche, non più militanti di alcun partitino e pochissime militanti nel partitone Pd, che dovrebbe essere invece il più vicino. Molte vivono nel mondo sparso di soggetti sociali del mondo cattolico e movimentista del volontariato (Avvenire e Manifesto, Emergency),  c’è anche buona parte nel movimento in via di ridefinizione dei 5 stelle, tante anche dei movimenti sociali su ambiente e lavoro…  Gli steccati storici impediscono ancora a molti di uscire dai recinti (comfort zone che ci siamo costruite) e creare nuove e precise convergenze. Ma, dovremmo vergognarci di fronte alla dimensione di questi problemi di restare nei nostri “orticelli”, anziché  spargere insieme semi da coltivare con l’amore di un rinnovato Umanesimo. Vogliamo dunque dedicarci a questo? La ristrutturazione delle forze politiche è necessaria e da tempo invocata. Ma deve salire dal basso, da una ripresa di partecipazione. Giovani, fatevi avanti per favore…

E’ sempre tempo di Coaching! 

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