Alcuni nostri primi ministri (prima Monti e Letta …poi Renzi) hanno avuto il “coraggio” di dire che “i problemi dell’Italia derivano per buona parte da problemi culturali”, che “la cultura è quindi fondamentale” ecc. Non hanno avuto però il coraggio di dire che tali problemi riguardano gran parte della nostra popolazione e che il futuro dell’Italia non è certo roseo…
Sì, perché gli italiani sono un popolo ormai in decadenza …che non ha saputo seguire il progresso e l’evoluzione dei Paesi più competitivi, come appare chiaro dall’analisi della popolazione che segue. Gli spacciati: sono quella fascia della popolazione che non ha (o non vuole avere) nessuna possibilità di migliorare la propria condizione e che pesa come un macigno sulla società. A mio avviso in Italia siamo al 50%, mentre nei Paesi più evoluti (dove si vive meglio) arriviamo al massimo al 25-30%. Leggete i paragrafi che seguono e calcolate voi stessi la percentuale di quelli che avete attorno a voi. Chi sono gli spacciati? Alcuni significativi esempi: gli insufficienti ovvero tutti coloro che non contribuiscono al miglioramento sociale perché in carico ad altri per una loro scelta. Esempi classici sono i giovani costretti dalla mancanza di lavoro che restano a carico dei genitori, oppure parcheggiati all’università fin oltre i 30 anni con l’alibi di dover concludere gli studi e poi specializzarsi con Dottorati e Master vari, oppure più semplicemente una parte delle donne che scelgono (quindi non forzatamente come si tende a generalizzare) di “occuparsi solo della casa” tornando ad una visione del ruolo della donna tradizionale (moglie e madre) sicuramente riduttiva e quindi penalizzante sul piano personale e sociale in quanto considerate (seppur erroneamente) poco utili. Gli irrazionali: sono persone i cui comportamenti denotano una chiara mancanza di razionalità e che quindi possono essere infinocchiati da chiunque. Sono quelli che hanno portato l’Italia a uno degli ultimi posti d’Europa per quanto riguarda l’alfabetizzazione informatica. In genere sono persone che odiano studiare le cose in prima persona e vorrebbero sempre che qualcuno spiegasse loro come va la realtà. Peccato che spesso sbaglino il punto di riferimento, vittime di chi promette mari e monti per servirsi delle loro vite. Sono la preda preferita dei populisti. Esempi: chi non arriva a fine mese e spende almeno 10 euro alla settimana in giochi non equi come Superenalotto, Lotto, Gratta & Vinci ecc.. sono poi i sopravviventi, ovvero quelle persone che sono soggiogate dalla strategia del “panem et circenses”; persone cui la politica dà loro qualcosa con cui sopravvivere e divertirsi in cambio dello spegnimento del cervello. Sono il nucleo percentualmente maggiore della a-politica. Nei sopravviventi si possono trovare due tipologie interessanti. I Rassegnati, sono tutti coloro che hanno una certa coscienza di sopravvivere in questa società, ma non sanno come uscire da questo stato di cose. I più ottimisti sono convinti che basti cambiare “cavallo” per salvare la situazione. Da anni abituati a vivacchiare (psicologicamente sono spesso dei sopravviventi o dei deboli), mai si sognerebbero di essere una voce fuori dal coro e si limitano a scegliere fra le varie opzioni proposte da un menù ormai stantio. Ogni volta che nella loro vita prendono una ripassata, abbassano la testa e, al più, cambiano leader o entrano nelle fila dei delusi dalla politica, che “si sa, è necessaria, ma è una cosa sporca”. In effetti, uno dei limiti del bipolarismo è che la colpa è sempre dell’altro e che quindi si può continuare per decenni a illudere i cittadini che “con noi d’ora in poi sarà meglio”. Quando parlo di democrazia del benessere (WBD) molti rassegnati mi chiedono cosa fare per l’economia o per la disoccupazione. Non hanno capito nulla. Per quanto un politico sia bravo, non sfuggirebbe alle crisi economiche (se ragionasse in termini convenzionali). Subito dopo aver vinto le elezioni (quelle del 2011), il leader spagnolo Rajoy si è subito affrettato a dire “lotta alla crisi, ma niente miracoli”. In questa affermazione c’è tutta l’impotenza di un sistema ormai vecchio.Occorre dare una speranza ai rassegnati facendo capire loro che: non serve cambiare uomo, un nuovo Premier… ma, bisogna cambiare la società. L’altra tipologia sono i Soddisfatti, per i soddisfatti l’approccio è più difficile; sono persone che non si interessano granché di politica (ma hanno una loro idea “irremovibile”) in quanto, soddisfatti della loro posizione sociale (non necessariamente elevata!), riversano le loro attenzioni ad altro: il lavoro, la famiglia, i divertimenti ecc.. Sono però schiavi perché il lavoro pesa loro e l’indice di qualità non si avvicina a 100; probabilmente sono quelli che a un sondaggio sulla felicità individuale otterrebbero un risultato fra 6 e 7,5. Poiché teme ogni modifica al suo status, è naturale che quando il soddisfatto sente parlare di WBD liquidi il discorso dicendo che è solo un progetto utopistico. Quando mi raccontano che la WBD è un’utopia, sorrido. Sorrido perché di solito ho di fronte una persona che vive di un’altra grandissima utopia: che questa sia “la società migliore possibile” e che vada solo “perfezionata”. Alla società occidentale devo dire grazie personalmente perché senza di essa non avrei mai potuto applicare il Well-being (Benessere) in modo di crescere e diventare una persona felice; ma, non essendo fino in fondo un “bravo ragazzo”, ne vedo anche tutti e i tanti suoi limiti. Per farmi comprendere meglio… vorrei proporvi un’analogia: socialmente e politicamente parlando, la maggioranza della popolazione è come quelle persone quasi totalmente sedentarie, con 5-10 kg di sovrappeso, un po’ stressate dal lavoro o dai problemi familiari. Queste pensano che per star bene basti camminare 20’ al giorno, che il finocchio ti faccia andare in paradiso, che i problemi ce li abbiano tutti e credono alle mille panzane che ci raccontano in tv. Vivono nell’utopia che “non si può fare di più”. I politici sono come i dietologi che ci dicono che un po’ di grasso non fa male, che fare sport va bene, ma non è il caso di esagerare, che con l’età è normale prendere qualche chilo ecc. ecc.. Mettono pezze a situazioni difficili, cercano di fare arrivare a fine mese la parte più critica della popolazione oppure ti mettono in condizione di avere l’auto dei propri sogni chiedendoti in cambio una vita massacrata dal lavoro. Non gliene importa nulla del benessere del cittadino, a loro interessa il plauso di chi è stato illuso che può aspirare solo a quell’obiettivo cui essi tentano di condurlo abilmente. Alla fine il soddisfatto vive di successi modesti: “Ora grazie a Tizio ho il posto fisso”, “Grazie a Caio in pochi anni ho guadagnato 50.000 euro in più e ho potuto comprare una casa più grande”. Non si accorgono che, cambiando la società, potrebbero avere ancora di più. Non c’è dubbio la WBD dà dignità a una ampia fascia della popolazione che è per l’appunto soddisfatta della propria vita, ma che potrebbe avere molto di più se non accettasse la ciotola di minestra per una “catena” che la tiene buona, ma le impedisce di essere veramente libera. Mettiamola così: anche se sei soddisfatto, con la WBD, potresti lavorare un’ora di meno al giorno perché quest’ora sarebbe pagata dai profitti dei plutomani che superano il limite sociale di profitto (LSP). Eccovi alcuni conti spanno-metrici che mostrano quanto sia realistico ciò che sto qui dicendo: Solo una persona su mille supera l’LSP (500.000 euro); Se il guadagno medio dei plutomani è di 3,5 milioni di euro (dato da verificare, visto che c’è chi guadagna 600.000 euro e chi 20 o più milioni), 3 milioni circa potrebbero essere distribuiti fra gli altri 999, cioè 3.000 euro a testa circa. Per una persona che guadagna 30.000 euro l’anno, 3.000 euro corrispondono al 10% del totale. In tempo, su 8 ore, 48 minuti… Siate sinceri con voi stessi. Quando vi pesa il vostro lavoro, pensate che con la WBD potreste essere a casa quasi un’ora prima? E se il tempo libero non vi interessa, riflettete su quando arida sia la vostra vita… Sinceramente ancora una volta: Trovate sempre il tempo per giocare con i vostri figli?”. Arriviamo così agli apparenti: sono persone che se ne infischiano del sociale, sono tutti orientati a utilizzare le loro condizioni facilitanti per vivere al meglio. Un esempio: gli amanti dello shopping e del lusso, visti come realizzazione di sé, proprio perché si è vuoti dentro. Ci sono anche gli arrabbiati sociali: soo coloro che si oppongono alla situazione attuale più con la rabbia che con la lucidità. A mio modesto avviso rappresentano un 15-17% della popolazione e molti vanno a ingrossare proprio il filone dell’anti-politica. Sanno dire (spesso a ragione) di NO, ma non sanno costruire nulla perché non hanno alle spalle un’ideologia che li supporti, vivono di concetti plausibili (onestà, giustizia ecc.), ma non sanno poi tradurli in azioni concrete che portino a un benessere generale perché non hanno l’orizzonte politico per inquadrare tali concetti in economia, politica estera ecc. Infine eccoci ai politicizzati: Sono circa un terzo della popolazione; sono coloro che hanno una ben precisa idea politica e che si affidano ai partiti classici per realizzarla. La brutta notizia è che si dividono a loro volta in due sottoinsiemi di persone: i buoni e i cattivi e il secondo sottoinsieme è decisamente più numeroso. I cattivi sono coloro che interpretano e usano la politica per promuovere interessi personali con una logica di comodo che usa la ragione per “dimostrare” le proprie tesi; il loro sport preferito è la distruzione dell’avversario e i loro programmi di allenamento prevedono corruzione, favoritismi, compromessi poco etici, sprechi ecc. In Italia i cattivi hanno generato la reazione dell’antipolitica e quei tentativi di correggere le loro azioni che spesso sono rimasti lettera morta perché il pallino del gioco è in mano loro. Quindi il futuro come sarà? Nero! a meno che dai politici “buoni” non escano nuove idee e nuove figure capaci di ascoltare e dialogare con tutti gli italiani in modo di cambiare culturalmente la società italiana orientandola chiaramente verso …il bene comune… a cominciare da oggi primo giorno dell’anno 2017.
“E’ sempre tempo di Coaching!”
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