Italia: che brutti tempi! È pure finita l’emergenza sanitaria. Ci resta quella militare e purtroppo continua quella politica ormai conclamata da 30 anni…

I grandi malati della politica italiana

sono i partiti, qualche perché…

Cambiano le stagioni e situazioni politiche, cambiano spesso anche le sigle dei partiti e in questa legislatura i colori delle maggioranze e delle casacche dei parlamentari… a decretare  l’ormai perenne emergenza della politica nostrana. Passano gli anni e si alternano differenti sistemi elettorali, ma il Parlamento e soprattutto i partiti politici, o ciò che ne rimane, restano popolati sempre dagli stessi volti. In realtà quello della mancanza di contendibilità dei partiti, in primo luogo, nei confronti di correnti ed esponenti outsiders, o semplicemente volti nuovi, è ormai diventato un tema preminente nell’agenda politica italiana. Non passa giorno, infatti, in cui in un qualche partito non si annuncino prese di posizione interne capaci di lacerarne ulteriormente la tenuta, oppure tensioni provocate da attacchi personali e sgarbi istituzionali all’interno della stessa maggioranza. E questo, purtroppo, è un problema che si trascina dalla nascita delle Repubblica: dal correntismo interno ai Partiti (vedasi Dc) e poi da un lungo tempo  dall’incapacità di trovare un successore di Berlusconi nel Centrodestra e dall’altra parte una sintesi unitaria nel Centrosinistra. Tuttora, a destra, Forza Italia è ancora in crisi d’identità, schiacciata tra Salvini e Meloni, mentre a sinistra, Letta cerca la sintesi tra criteri di selezione difficilmente conciliabili e rappresentanza. Ed in entrambi i casi il problema di fondo è riconducibile di fatto alla contendibilità interna della leadership partitica  e quindi del confronto tra correnti. Un problema questo, presente sia in grandi partiti, sia in entità più giovani…  In sostanza, nulla di nuovo sotto il sole.  E tutta questa instabilità, questi continui cambi di regole e il non riconoscimento non solo degli avversari politici, ma anche di compagni di squadra che la pensano in maniera diversa, non produce che un effetto: indebolire i partiti politici. Di per sé già dilaniati dalla mancanza cronica di fondi e dall’inseguimento, sempre a ribasso, di proposte populiste di dubbio valore. In questo modo, inoltre, si finisce spesso per alimentare scissioni quotidiane e la nascita di micro-partiti personali che evitano, per struttura propagandistica, quei momenti di dibattito che rappresenterebbero invece una vera e propria palestra per gli aspiranti “politici”. La formazione politica, infatti, non può essere ridotta a lezioni frontali o comizi, ma dipende da quelle esperienze, da quelle sintesi e quei compromessi che dovrebbero avvenire proprio all’interno di un partito.  Per guardare al futuro: sapendo che un partito fermo è un partito morto. Veniamo a questi brutti tempi! Gli ex gialloverdi Conte e Salvini hanno sperato che il presidente del Consiglio Draghi cadesse sulla pandemia, poi sulle bollette e poi ancora sulla guerra e l’aumento della spesa in armamenti. Ogni volta è stato un fiasco, per loro. Ed è probabile che altre delusioni arriveranno… sono tante le sconfitte degli anti-draghiani se le mettiamo in fila. Agli anti-draghiani, quelli che proprio ce l’hanno personalmente con lui, “colpevole” secondo loro di aver rotto il giocattolo gialloverde e restituito un po’ di serietà a questo Paese, non gliene va bene una. I tentativi di mettergli i bastoni tra le ruote vanno regolarmente a finir male, ultimo in ordine di tempo la manovra contiana sulla contrarietà all’aumento delle spese militari, contrarietà – sia detto di passaggio – gabellata per tale ma alla prova dei fatti molto relativa, visto che Giuseppe Conte ha dimostrato di non essere in realtà contrario (quindi ha preso in giro i veri pacifisti) visto che l’aumento, pur se spalmato su due anni in più, rimane nel programma del governo che lui sostiene… Orbene, Dal 1 aprile si attenuano anche le disposizioni anti covid, e presto saranno ulteriormente abolite. Che fine ha fatto il controllo globale del “neonazismo virale?” Ora per la tirannide del pensiero unico resta la guerra a Putin… Che brutti tempi! C’è la guerra ed è anche finita la dittatura sanitaria, con poca dignità come fosse uno yogurt, senza neanche una Waterloo o, che so, una sconfitta elettorale del “Fronte nazionale dei virologi” contro il DuPre, il comitato “dubbio e precauzione” coi professori Cacciari, Agamben, Mattei e  il sempre sagace Frecciero. Purtroppo continua l’era del grottesco nel dibattito pubblico. È stato bello ma è durata poco questa era del controllo universale, con i suoi sommersi e i suoi salvati, dove politica e tecnica, finanza e intellighenzia hanno trovato la simbiosi perfetta, inoculando nelle braccia il siero del controllo e nella società una legislazione liberticida e pre-totalitaria. Misure senza senso, cui si è aderito con irrazionale isteria, artatamente creata, gestita. Insomma, ce lo ha spiegato Freccero, mica uno qualunque, come la propaganda si è trasformata “in unico slogan universale capace di esprimere l’unica versione delle élite”. Per noi burattini nelle mani dei Big Pharma, delle banche, di Soros e della finanza ebraica, oltre che degli Illuminati e dei Rettiliani, secondo gli Apoti del Dark web con il loro scetticismo cronico, solo una Caporetto minore di una birra all’aperto, senza dover mostrate il Green Pass e lo smacco di quelle odiose folle, costrette finora a macinare chilometri a piedi, che possono di nuovo assaltare autobus e metropolitane. Da giugno poi, almeno così pare, possono tornare a lavorare anche i no vax, over cinquanta, a cui già da oggi basta un tampone. Che smacco per il nuovo ordine sociale. Riapre anche il Parlamento, viva la festa, non ve ne siete accorti ma è stato bloccato dallo stato di emergenza, zittito, umiliato anche se votava la qualunque. Peccato, sarà per la prossima volta, che non abbiamo seguito alla lettera il modello Goering, che Mariano Bizzarri, direttore del laboratorio di Biologia dei sistemi della Sapienza, citò paragonando l’incendio del Reichstag all’emergenza sanitaria (o Agamben che paragonava il Green Pass alle Leggi razziali del 1938). C’erano i no vax, quelli rozzi, che contestavano il siero, perché è tutta un’invenzione, e c’erano raffinati pensatori che contestavano la legislazione, quelli che “non siamo contro i vaccini, però… il Leviatano sanitario”, che se li chiamavi no vax ti beccavi pure una querela: l’avanguardia di riflessione critica di Ugo Mattei, diventato l’idolo dei talk show prima che arrivassero le nuove avanguardie del “non stiamo con Putin, però…. le armi no”, pure se li ammazza prima. Ecco, la guerra, dai forza, riproviamo con la guerra, lì dove abbiamo fallito con la pandemia, noi che stiamo sempre con i poteri forti, irriducibili kapò del mainstream, che non capiamo la “complessità” e le ragioni di Putin, ma stavolta usiamo la libertà da difendere lì per annientarla col siero dell’americanismo qui, ora che non abbiamo più dosi di Pfizer. Le tv sono dalla nostra parte, perché come mandavano gli ospedali e le bare di Bergamo ora fanno scorrere il flusso del dolore a Kiev, suscitando sdegno e indignazione. Meno male che c’è la guerra (avvertenza per no vax, ni vax, sì Vlad, ni Vlad: questo è un articolo appena un pochino ironico). Gli anti-draghiani hanno per mesi e mesi sostenuto che il governo non sarebbe stato in grado di fronteggiare la fase più drammatica della pandemia: ebbene, proprio oggi cadono quasi tutti i divieti e si torna ad una relativa normalità. La lotta al Covid è stata condotta con perdite disastrose ma è andata a buon fine. Le ricordate le ironie sul generale Figliuolo, un uomo che è riuscito a guidare un’operazione mostruosamente complicata come quella di vaccinare più del 90% di italiani? Oggi – notiamo – sono troppo pochi gli attestati di riconoscimento verso questo servitore dello Stato da parte delle istituzioni e da parte dei partiti. Anche nell’anno di Draghi sono stati commessi errori, chi può negarlo. Ma ce l’ha fatta. Gli anti-draghiani in queste settimane quasi gioivano per una presunta assenza dell’Italia dal drammatico contesto internazionale creato dalla guerra di Putin. Ebbene, se in una fase iniziale i rapporti con Mosca sono stati tenuti – peraltro senza risultati tangibili – dal presidente di turno della Ue Emmanuel Macron e dal Cancelliere tedesco Olaf Scholz, il governo italiano non è mai stato veramente fuori dal gioco, tanto che Zelensky ha proposto il nostro Paese tra i “garanti” della futura Ucraina, ipotesi accolta persino dall’autocrate del Cremlino che, come si sa, ha avuto due giorni fa un lungo colloquio con Draghi che non sarà certo l’ultimo. Gli anti-draghiani hanno a più riprese, ma specie di recente, evocato il fantasma di una rivolta sociale in seguito al concretissimo problema del rialzo dei prezzi, in particolare delle bollette e della benzina. Un problema che com’è ovvio non va sottovalutato perché colpisce in modo acuto la parte meno abbiente del Paese, e che infatti sottovalutato non è stato, come dimostra l’intervento sulle accise che al netto delle speculazioni ha riportato il prezzo della benzina ben sotto i 2 euro al litro; e nel contempo, un po’ con misure concrete e un po’ per un meccanismo fisiologico che era stato dal governo previsto, anche le bollette di gas e luce hanno cominciato a scendere: rivolte, comunque, non si sono viste, anche perché gli italiani sono più maturi e consapevoli di certi agit-prop. Gli anti-draghiani poi da un anno, da quando cioè si è insediato il governo attuale, sostengono che il “golpe” naturalmente ordito da Matteo Renzi avrebbe avuto un’amara e dura replica della storia, che cioè Lega e M5s in un modo o nell’altro avrebbero cacciato l’”usurpatore” da palazzo Chigi, magari mandandolo alla presidenza della Repubblica per imbalsamarlo tra gli arazzi del Quirinale: ma anche qui hanno avuto torto, perché per fortuna il Parlamento ha deciso diversamente; e quanto alla revanche dei gialloverdi manco a parlarne, delle nasate di Matteo Salvini sul ginocchio degli altri sono piene le cronache degli ultimi mesi, della crisi verticale di Conte anche, ed è molto probabile che le amministrative fissate per il 12 giugno saranno per Lega e M5s altri due sganassoni. E così, incassata oggi l’ennesima fiducia da parte del Senato (sul decreto Ucraina), il governo Draghi va avanti molto probabilmente fino alla fine naturale della legislatura. Non mancheranno altri tentativi, soprattutto da parte di un Conte alla canna del gas, per interrompere anzitempo la legislatura, magari asserendo che le emergenze (pandemia e guerra) sono alle spalle. Continua invece, l’emergenza della politica nostrana… ormai conclamata da quasi 30 anni, ovvero da quando i Partiti si sono trasformati da risolutori dei problemi della politica, nel problema della politica… E continuando così, quando si è disperati si diventa pericolosi. Se si continua a strappare il tessuto sociale cercando improbabili quanto instabili maggioranze in nome di una fittizia rappresentanza politica quando l’astensione dal voto supera il 40% e la così detta maggioranza relativa si ferma a poco più di un terzo degli aventi diritto al voto… si rischia come succede continuamente da quasi un 30ennio di farsi male, e ormai gli italiani dovrebbero essersi accorti che ci sono degl’anti qualcosa solo per essere più anti degl’altri che sono a loro volta anti qualcosa d’altro, si insomma anti sempre più anti e comunque… così campa sempre più stentatamente la rappresentanza politica …e muore definitivamente il Paese reale…

E’ sempre tempo di Coaching!

Se hai domande o riflessioni da fare ti invito a lasciare un commento a questo post: sarò felice di risponderti oppure prendi appuntamento per una  sessione di coaching gratuito

 

 

 

0

Aggiungi un commento