Italia: in piazza i fascisti assieme a molti imbecilli, le loro  proteste contro il greenpass sono intrise di populismo antitutto, è il medesimo disegno di Meloni, Salvini e Grillo destinato a restare senza alcun sbocco…

I fascisti e gli imbecilli ci sono, ci sono sempre stati, adorano farsi notare, anche se raramente sono stati così visibili e rumorosi come nell’era dell’ingegnerizzazione algoritmica della stupidità di massa. I fascisti e gli imbecilli si fanno sentire sia in remoto sia in presenza, nei cortei no mask, no vax, no greenpass e contro la casta, fino all’assalto della Cgil, ma anche in televisione e in tre delle quattro forze politiche maggiori del paese. La battaglia contro la violenza politica è urgente e necessaria. Va bene fermare i responsabili, ma non si possono trascurare le evidenti pulsioni antidemocratiche dentro le istituzioni. Resta un mistero perché i leader delle tre forze parlamentari meno repubblicane non se ne rendano conto. Sono complici o solo incapaci? In termini di adesione ai principi fascisti e dell’imbecillità, non c’è alcuna differenza tra le piazze grilline e quelle dei forconi, tra i seguaci del generale Pappalardo e i neo, ex, post camerati della Meloni, tra i baluba di Pontida e i patrioti del Barone nero, tra i vaffanculo di Casaleggio e i gilet gialli di Di Maio, tra i seguaci di Orbán e quelli di Vox, tra i mozzorecchi di Bonafede e i giustizialisti quotidiani, tra i talk show complici dell’incenerimento del dibattito pubblico e gli intellettuali e i politici illusi di poter romanizzare i barbari. Guarda un po’ si tratta del medesimo disegno populista con tutta probabilità a insaputa degli stessi protagonisti, in parte alimentato dal caos internazionale, facilitato dal declino americano e alquanto semplificato da una nostra classe dirigente politica mediocre e senza scrupoli…. Tutti i giorni vediamo nei Talk show e leggiamo sui quotidiani di personaggi logorroici fuori di testa che parlano e scrivono di qualsiasi cosa, ma vediamo e ascoltiamo o leggiamo anche del moltiplicarsi di portatori patologici di rabbia e risentimento, di spinte autoritarie e di nostalgie del Ventennio… Un cenno particolare lo riferisco ai portuali di Trieste che iniziano il blocco del porto a partire da oggi, in concomitanza con l’estensione del green pass – tra l’altro il Prefetto di Trieste ha vietato questo sciopero che configura il reato di interruzione di servizio pubblico – fungendo da calamita per tutti coloro che per una ragione o un’altra vogliono fare casino con la scusa ufficiale del no al green pass. Questo accade nella Trieste della grande scienza, della cultura, della razionalità mitteleuropea: e non è un bel vedere. Peraltro, non sarebbe giusto indicare nella categoria dei portuali l’alveo della ribellione: a Genova o Gioia Tauro non sta andando così. Difficile dunque capire cosa si celi dietro il ribellismo di questi giorni. Osserva Roberto Burioni: «per i lavoratori portuali dal 1963 è obbligatoria la vaccinazione antitetanica. Chi non si vaccina non può lavorare. Perché il problema viene fuori solo ora per la vaccinazione contro il Covid, un pericolo immensamente superiore a quello del tetano?». Già, perché? Perché dietro questo vaccino trovano agibilità umori di destra e sentimenti “antitutto”, in un ribollire di tensioni “diciannoviste” (Covid-19 e 1919 col reducismo post primo conflitto mondiale) potenzialmente distruttrici. Il sospetto, in politica è cresciuto diventando l’idea che fosse l’anticamera della verità, quella rabbia e quel risentimento sono diventati opinione corrente e siamo entrati nella fase embrionale dell’attuale stagione populista e antipolitica. In questi ultimi dieci anni di populismo ne abbiamo viste di ogni tipo, come neanche in un film dell’orrore, con personaggi improbabili assurti a statisti e con neo, ex e post fascisti risuscitati ma non come ai tempi in cui Berlusconi li aveva «sdoganati» dopo averli ripuliti facendogli rinnegare il fascismo, abbandonare i simboli nostalgici e omaggiare la cultura e la tradizione politica e religiosa ebraica. Adesso non c’è più bisogno di trucco e parrucco, la destra ha perso quella sottilissima patina liberale e conservatrice, libertaria in alcuni casi, ed è tornata nazionalista, reazionaria e autoritaria. La fiamma tricolore ha ripreso a scaldare i cuori e le spranghe dei militanti, lo sputtanamento è diventata la regola principale della politica e altre dottrine manganellatrici digitali si sono aggiunte a metodi più oliati e tradizionali. Giusto chiedere adesso lo scioglimento di Forza Nuova e di Casa Pound per il tentativo di riorganizzazione del disciolto partito fascista, anche se non c’era bisogno di aspettare l’inizio di ottobre del 2021 per accorgersene. Ma non si possono considerare diversi o legittimi quei partiti presenti in Parlamento che invocano Mussolini, che si radunano con i saluti romani, che ammiccano alla marcia su Roma, che millantano di essere pronti ad aprire il Parlamento come una scatoletta del tonno, che diffondono fake news dei Savi di Trump e di Putin, che schierano la navi militari per impedire di salvare i naufraghi in mare, che si fanno dettare gli interessi nazionali da regimi autoritari non alleati, che invocano soluzioni liberticide, che pensano di lucrare politicamente sull’emergenza sanitaria, che parteggiano per il disfacimento delle istituzioni europee, che professano il superamento della democrazia rappresentativa. Sciogliere tutte le organizzazioni antidemocratiche di vecchio e nuovo conio è auspicabile ma non è possibile, va bene cominciare con quelle più violente, ma sarebbe sufficiente intanto non legittimare chi democratico non è ed evitare che i gruppi neo fascisti si possano infiltrare nelle proteste contro i green pass per manipolare i fessi e amplificare le proprie adunate. Resta un grande inedito perché Giorgia Meloni continui ad ammiccare ai nostalgici del Duce e a omaggiare i nemici strategici dell’Italia e dell’Europa, così come perché i grillini non prendano le distanze dai no Vax e dagli antisemiti che hanno portato in Parlamento e perché Matteo Salvini non colga l’occasione di Draghi al governo per trasformare il centrodestra in una coalizione europea, presentabile, votabile. Una spiegazione è che si trovino a loro agio a riscrivere in eterno l’autobiografia fascista della nazione, un’altra è che siano semplicemente delle schiappe… Ieri, abbiamo assistito al fatto strano rispetto alle dichiarazioni dei giorni scorsi, che i portuali triestini hanno già dato un segnale di una specie di mediazione chiedendo al governo di posticipare l’obbligo della carta verde almeno al 30 ottobre. Richiesta ovviamente senza senso: che cosa cambierebbe? Tuttavia questa strana “apertura” potrebbe segnalare un qualche ripensamento sulla lotta dura, una voglia di uscire da un vicolo cieco. Perché è evidente che questa è una protesta senza sbocco… È impossibile infatti che il governo arretri in qualunque forma sull’obbligo del green pass, non solo per coerenza ma perché lo strumento sta funzionando (le richieste di vaccinazioni crescono, in un giorno sino stati scaricati 563mila certificati) e dunque al massimo si potrà ottenere una qualche forma di sgravio fiscale sui tamponi o un loro ulteriore ma contenuto abbassamento dei prezzi – e già sarebbe un piccolo cedimento del governo e un elemento di ingiustizia rispetto ai moltissimi che i tamponi li avrebbero pagati di più. Ma indietro non si torna. La strada è sbarrata. Il governo non cederà anche per rispetto della stragrande maggioranza degli italiani che hanno pagato i tamponi e fatto i vaccini. È esattamente questo ciò che divide un sindacato responsabile da gruppi di ribelli (ed è significativo della crisi del sindacalismo che si tratti del Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste che ha alle spalle una lunga tradizione democratica): che un sindacato intelligente lotta per obiettivi credibili, i ribelli per simboli irrazionali. Si è ricordato in questi giorni Luciano Lama: ecco, appunto. Infatti Cgil, Cisl e Uil si sono dissociati dalla protesta dei portuali triestini, egemonizzati in seno al Cordinamento dal sindacato autonomo Usb dove probabilmente confluiscono lavoratori privi di esperienza e di orientamento politico democratico. Detto questo, e augurando un grande successo della manifestazione romana di domani a San Giovanni, dovrebbe essere il momento per il sindacato di aprire una riflessione sulle sue recenti posizioni che hanno contribuito a generare confusione nella partita del green pass. Confusione nello stesso sindacato, visto che la leader della Fiom CIGL Francesca Re David ha detto che loro sono contro la carta verde. È evidente che non si può andare avanti così, se davvero si vuole che prevalga la linea della fermezza contro gli sfascisti e gli estremisti…

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