Lega: Che cosa vuole veramente Salvini? Qual è il suo progetto politico reale?

Si sa: “il potere è l’afrodisiaco supremo”, così sottolineava Henry Kissinger. Aveva ragione e forse chi, qui da noi oggi lo detiene, ne è tanto inebriato da “buttarsi” in ogni possibile avventura… Assistiamo ovunque nel Mondo alla crescente “ossessione” sovranista per la moneta… Trump minaccia l’indipendenza della Fed e qui a casa nostra le cose non vanno meglio. Il nostro governo ha presentato un disegno di legge per controllare le nomine di Bankitalia (artefice l’On. Bagnai). E si continua a insistere con i minibot (artefice l’On. Claudio Borghi) dimostrando con ciò pulsioni per un’economia di tipo sudamericano. Salvini infatti assume sempre più l’aspetto di un “Caudillo” che governerà l’Italia e combatterà l’Europa. A questo punto c’è da chiedersi, ma cosa vuole veramente? Al di là dei suoi arditissimi selfie quotidiani, le interviste concesse ad editori neofascisti indagati per tentato omicidio, le felpe quotidiane, le crociate contro Papa Bergoglio, il proibizionismo che arriva fino alle droghe non droganti, la difesa di tutti i leghisti indagati, gli attacchi a gente che soccorre gli affogati e i naufraghi, l’estensione della legittima difesa alla legittimazione dell’omicidio privato dentro (e forse intorno) le mura domestiche, gli insulti all’Islam che limita la libertà delle donne mentre partecipa al congresso di Verona, al di là di tutto questo, dietro tutto questo, cos’è che veramente vuole? Qual è il suo progetto politico reale? In realtà sembrerebbe proprio l’esatto contrario di quello che dice e afferma ad ogni pie sospinto. Si spaccia in totale discontinuità con la stagione politica precedente, mentre in realtà ne costituisce semplicemente il Secondo Tempo. Sintetizzando e parafrasando, potremmo dire che il suo sovranismo è la continuazione del neoliberismo con altri fini. Dal Dopoguerra alla metà degli anni 70 il mondo occidentale, impegnato nella ricostruzione economica, politica e sociale, arrivò a un compromesso generale per il quale venivano messi insieme in modo virtuoso principi liberali (diritti individuali e delle minoranze), principi democratici (partecipazione di tutti alla vita politica, principio di maggioranza con tutela e partecipazione attiva delle minoranze) e principi socialisti (equa ripartizione della ricchezza prodotta dalla cooperazione sociale). Per 30 anni l’Occidente ha conosciuto un grande sviluppo economico-sociale sostenibile equamente ripartito tra la popolazione e una relativa pace sociale, con generazioni che si avvicendavano convinte di stare in un flusso di miglioramento continuo. Dalla metà degli anni 70 questo compromesso viene messo in discussione dai teorici del neoliberismo le cui teorie informarono le politiche dapprima in Usa (Reagan) e UK (Thatcher) e poi, dopo il crollo del muro di Berlino, in tutti i Paesi europei fino a deformare l’iniziale ispirazione democratico-solidale della Ue facendo prevalere la deriva monetarista. Queste politiche hanno di fatto demolito uno dei tre pilastri del compromesso: quello dell’equa ripartizione della ricchezza. Deregolamentazione finanziaria da una parte e smantellamento dei diritti del lavoro dall’altra, hanno portato a una enorme concentrazione di ricchezza verso una ristretta oligarchia finanziaria, al declassamento dei ceti medi e all’impoverimento dei lavoratori. Questo il Primo Tempo di un film che potrebbe intitolarsi “Il Grande Esproprio”.  Salvini punta all’infarto istituzionale dell’Italia. Ecco cosa davvero rischia il Paese ostaggio di quello che eufemisticamente viene definito “l’iperattivismo” del  Capo della Lega, Vicepremier e Ministro Matteo Salvini. Perché dietro il fare e il disfare del leader leghista si sta aprendo una dimensione che ha poco a che vedere con la fisiologia di un sistema costituzionale. Si sta assistendo a una sistematica violazione delle regole e delle consuetudini legali che accompagnano una democrazia. Il vicepresidente del Consiglio decide e ordina, assume funzioni che non gli spettano, trova i miliardi per la prossima legge di Bilancio dove il presidente del Consiglio “ufficiale” e il titolare dell’economia non riescono a scovare. I leader di  destra (Trump, Lepen, Orban, l’austriaco Kurz,  … ma anche Erdogan)  vogliono essere gli attori protagonisti nel Secondo Tempo. Demolito il pilastro sociale nel Primo Tempo, ora serve demolire quello liberale e, come risultato finale, per consunzione, quello democratico. Non è un golpe o un ritorno del fascismo storico, il progetto è più subdolo e più corrispondente ai tempi: lo stress cui Salvini sottopone il dibattito pubblico con continue situazioni ad alto tasso emotivo serve a creare una situazione sempre sull’orlo di una crisi di nervi, di lacerazioni continue, di logoramenti dei tessuti connettivi sociali, di delegittimazione degli edifici materiali dello stato di diritto, di reductio della complessità sociale alla semplicità primitiva plebe-leader (o ciurmaglia-capitano) in cui il leader surfa sulle onde della guerra permanente tra poveri.  Altrimenti a cosa servirebbe l’editore neofascista? Salvini venderebbe molto di più con le major dell’editoria. A cosa servirebbe circondarsi di fondamentalisti cristiani e neofascisti, gente che ha pochi voti e che porta più polemiche che consensi? A che pro trovare un nemico ogni mezz’ora: Papi, scrittori, musicisti, conduttori, insegnanti, ragazzini e ragazzine? Perché bullizzare il 25 aprile e il Primo maggio? Perché visitare uno che ha fatto inginocchiare una persona per sparargli quando ormai non poteva più nuocere? E le foto con il mitra a Pasqua dopo una strage? Tutto è finalizzato, su suggerimento di Morisi e/o Bannon, a creare uno stress sottostante, una percezione di guerra immanente, di pericolo costante, di mobilitazione permanente (per quanto virtuale), una società americanizzata o mediorentalizzata, con i nervi scoperti e la violenza sottopelle. Si il Capo della Lega punta all’infarto istituzionale dell’Italia…   E soprattutto vengono meno i tempi del ragionamento, della mediazione, della elaborazione, della costruzione di società civile, del dialogo sociale, della capacità di autogoverno dei cittadini e di controllo sulla politica. Tutto viene schiacciato nella dinamica: conflitto percepito e nevrotizzato, definizione di un campo irrazionale ed emotivo, risposta semplicistica, sempre reazionaria e antipluralista, sul limite, forzandolo e slabbrandolo sempre più, dello stato di diritto. Restringendo le libertà individuali verrebbe a cadere il secondo pilastro di quel compromesso di cui sopra; così la popolazione italiana, spogliata della ricchezza nel Primo Tempo di questo osceno film, e delle libertà individuali nel Secondo Tempo, si ritroverebbe con solo l’ultimo pilastro, quello della democrazia. Ma l’edificio democratico, se abitato da una popolazione in costante emergenza economica con conflitti tra poveri e senza più una cultura dei diritti e delle libertà individuali, diventa un’edificio vuoto, obsoleto, incapace di generare promozione sociale, crescita civica, emancipazione individuale; in quell’edificio si possono solo riflettere, deformati, i conflitti sociali senza guida politica, allo stato brado, che le politiche neoliberiste teorizzano e producono attraverso l’eliminazione di tutti i corpi intermedi (Sindacati, ong, volontariato laico e religioso, cittadinanza attiva…). Così si consuma da dentro anche l’ultimo pilastro che può essere mantenuto come involucro vuoto e impotente ma adatto a restare formalmente nell’alveo dei paesi democratici, sull’esempio di quanto sta già accadendo in Polonia, Ungheria, Brasile o Turchia. Dall’Occidente culla della democrazia  liberale e dei diritti civili e sociali ad un Occidente delle democrazie illiberali, dove si esaltano le differenze e si escludono intere classi sociali rendendole ininfluenti per il governo della Società… Occorre che tutti quelli che non vogliono più vedere questo film si mettano fortemente in discussione: le sinistre maggioritarie autocriticando le politiche fatte dagli anni 90 ad ora (e magari fosse solo un problema della passata gestione o del “carattere” di un dirigente come Matteo Renzi, che comunque ha contribuito fortemente al disastro di cui parliamo) scegliendo con convinzione un approdo liberal-democratico per presidiare e ricostruire una rappresentanza politica ampia in modo non elitario; uscendo dalla attuale pura testimonianza per cimentarsi con un nuovo progetto egemonico capace di uscire dalla minoritarietà permanente cui sembra essersi relegata dopo il 4 marzo 2018; ciò è chiaramente legato al fatto che il M5S  scelga definitivamente, pur nelle forme nuove che lo contraddistingue (a questo punto non si capisce poi quanto) il campo dello stato di diritto e della democrazia formale e sostanziale, abbandonando improbabili  discorsi sui click per far esprimere la democrazia diretta… attraverso la piattaforma  Rousseau controllata dalla Casaleggio & Associati…  lasciando l’attuale maggioranza “spuria” di governo per cercare una nuova sintesi politica assieme ad un campo largo e rinnovato nelle politiche e nell’azione di centrosinistra per porsi come alternativa di governo all’attuale. I sindacati che si mobilitano in modo unitario sono una grande, positiva novità. C’è un mondo di lavoratori ma anche di esclusi, di marginali, di precari che ribolle. Perché la politica del governo gialloverde ha promesso ma non mantiene.  Ci sono le parole e le segnalazioni delle stesse assemblee degli imprenditori che sono un altro grande segnale di denuncia e di proposta”. L’Italia sta capendo piuttosto che il consenso di questo governo è stato costruito distribuendo soldi che non ci sono, senza idee per lo sviluppo. Così l’Italia si è fermata.  Lo sanno gli imprenditori che hanno votato Salvini e i disoccupati che hanno votato i 5 Stelle.  E’ in corso tra mille contraddizioni, una  sorta di operazione-verità. Ciò è possibile, perché la realtà di disoccupazione, di mancata crescita economica e di più debito, stanno smentendo la propaganda elettorale. Altro che la Destra e Sinistra non esistono più …che grande idiozia!!!  Così ridefinite queste forze forse (non c’è alcuna sicurezza) sarebbero forse ancora maggioranza nel Paese, e a guardar bene, alla fine, sarebbero la maggioranza più progressista che questo paese abbia mai fino oggi avuto…

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