…diamo uno sguardo alla prossima legge di bilancio tra l’entusiasmo del premier e le frenate di Padoan.
Manca circa un mese dal varo da parte dell’Esecutivo della nuova legge di Bilancio, il testo è quindi ancora sul tavolo dei tecnici di Palazzo Chigi… Però il nostro Primo Ministro Matteo Renzi ha già iniziato nelle ultime settimane a presentare quelle che saranno le principali misure che comporranno la manovra economica del 2017. Ad ascoltarlo sembra tutto facile, fattibile, realizzabile, anzi già fatto: Per le partite Iva si è parlato di “rivoluzione”, sono confermati i circa 350 milioni del bonus per l’aggiornamento professionale degli insegnanti «perché se fai il professore è giusto che lo Stato riconosca la tua funzione». Per i dipendenti pubblici lo sblocco dei contratti e l’adeguamento degli stipendi che sono fermi da 7 anni. Non è mancato il solito ritornello del «meno tasse alle imprese», salvo poi rimangiarselo …rimandando la promessa del taglio dell’Irpef al 2018. Non è finita qui: è stato promesso il blocco dell’aumento dell’Iva che nel 2017 sarebbe dovuto crescere di 2 punti percentuali, qualche centinaio di milioni (pochi, ma qui la partita è ancora aperta) andranno per le famiglie numerose. E infine le pensioni: «Per le minime l’aumento ci sarà», ha detto il presidente del Consiglio la settimana scorsa a Porta a Porta. Una «sorta di quattordicesima» di circa 50 euro al mese che potrebbe essere liquidata in un’unica soluzione con un assegno aggiuntivo. E questo intervento sarà affiancato anche dall’Ape, la possibilità di lasciare il lavoro in anticipo di tre anni e sette mesi, accettando naturalmente un assegno più basso. Quanto più basso? Secondo Renzi si dovrà «rinunciare a pochino» e allo Stato «costerà un’inezia». Tutto questo lungo elenco dovrebbe costare allo Stato circa 25 miliardi di euro. Una montagna di soldi che naturalmente a detta del premier sono facilmente reperibili: circa 10 miliardi arriveranno da spending review, rientro capitali, lotta all’evasione e risparmi sugli interessi. E quello che manca? Circa 16 miliardi, un punto di Pil, verranno trovati aumentando il deficit al 2,2-2,3 per cento, contro l’1,4 per cento stimato nell’ultimo Documento di economia e finanza (Def) dell’aprile scorso. Questa era l’ipotesi iniziale, quella che Renzi aveva dato per fatta e che, qualche giorno dopo sempre a Porta a Porta il ministro Padoan ha velocemente smentito: «L’ho convinto a fare scendere il deficit invece che farlo salire, fare salire l’indebitamento sarebbe grave». Insomma, la manovra forse non andrà riscritta, ma certamente trovare le coperture necessarie non sarà facile come vuol far credere il premier. Restiamo quindi in attesa del testo definitivo.
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