La reazione a questo titolo sarà: “Come può una pandemia avere dei lati positivi? Nessuno vuole situazioni di emergenza! Nessuno vuole ammalarsi! Nessuno vuole morire!” Sono d’accordo. Ma come tutto nella vita anche questa pandemia ha lati negativi e lati positivi. I lati negativi, o meglio le conseguenze negative che scaturiscono da questo virus ci sono ormai ben note. I media hanno fatto e ancora fanno un lavoro eccellente nell’enfatizzare la paura, la rabbia, l’impotenza, l’odio e il caos. Stefano Massini ha scritto qualche giorno fa su La Repubblica: “Questa volta girare pagina e ricominciare, come diceva Jim Morrison, è difficile. Perché oggi, siamo pieni di dubbi e paure. Non so voi, io mi sento in piena sindrome da bilico. La definizione (…), l’ho creata io adesso. E’ quella che più mi calza. Fino a tre mesi fa tenevo appesa alla parete, una famosa frase di Jim Morrison, quella per cui le pagine della nostra vita non vanno mai strappate, stando il vero segreto di tutto nell’imparare “a voltar pagina e ricominciare”. E’ sicuramente una gran verità… Ma come la mettiamo con il virus del 2020? Stavolta la pagina non vuol saperne di essere chiusa, stavolta non c’è inizio che non riporti al capitolo precedente, stavolta la sensazione è che la ripartenza (un sostantivo che è sempre più detestabile) coincida col tornare venti caselle indietro…” Bene, probabilmente è così per molti. E’ difficile girare le pagine negative di questa pandemia. Ma ora perché non provare ad andare addirittura nella direzione opposta e osare parlare dei lati positivi, sia chiaro – senza minimizzare la situazione che va presa veramente sul serio. D’altronde i tempi del Coronavirus sono tempi di domande. Stare a casa per proteggere noi stessi ma soprattutto le persone che ci stanno intorno si è rivelata una strategia efficiente. La Cina prima e l’Italia subito dopo l’hanno dimostrato. Non così l’America e la Gran Bretagna. Per non dire del Brasile. Ma cosa ha significato per noi, il restare a casa? Credo che ci siamo convinti un po’ tutti quanti che almeno sia stata un’ottima occasione per pensare, si riflettere sul come stavamo vivendo la nostra vita e per conseguentemente porci alcune domande significative come ad esempio: A che punto sono nella mia vita? Sono veramente felice? Com’è passare così tante ore con il mio compagno/la mia compagna chiusi in casa? Quando è stata l’ultima volta in cui ho avuto così tanto tempo da passare con i miei figli? Tutto lo stress al lavoro è davvero necessario? Di cosa ho veramente bisogno per sentirmi bene? Riesco a riempire il mio tempo in modo intelligente? Quali sono le relazioni che sento importanti in questo momento? Costretti a fermarci e riflettere su questioni importanti: L’economia si rimetterà in sesto? Mancherà il lavoro? Avremo meno reddito? Dovremo cambiare i nostri consumi? Lo stesso nostro stile di vita? Aumenteranno le diseguaglianze nel nostro Paese e nel Mondo? Tutti quesiti che credo preoccupano molto, tutti quanti noi. Evitiamo però, che diventino dei tormentoni che ci riempiono la mente di brutti presagi. Quello che è successo e ancora sta succedendo a pensarci bene, offre una pausa al nostro pianeta, per riprendere un po’ di fiato e in qualche modo rigenerarsi, anche se magari sarà solo per un breve periodo. Ed è quindi normale che ci si chieda: di cosa abbiamo veramente bisogno? Cos’è importante se devo rimanere a casa? La parola del momento, che vi propongo, è: ‘sufficienza’. Perché forse non sono importanti i vestiti di marca o i mobili di lusso, proprio ora che non possiamo vantarcene perché usciamo di meno e non riceviamo molte visite. Non sono importanti l’auto nuova, la nuova bici elettrica o la moto, che al momento rischiano di restare in garage ferme più tempo di quello del loro uso, data ancora la ridotta mobilità. E anche un consistente conto in banca da continuare a rimpinguare. Non ci ridarà la libertà totale né ci renderà immuni al virus. Quello che si rivela davvero importante in un momento come questo sono le persone che ci sono vicine. La nostra famiglia che ci sostiene durante questo periodo così diverso da un recentissimo passato. Tutti questi cambiamenti. Come le lunghe chiacchierate con i nostri compagni e i nostri figli. Tirare fuori dal cassetto qualche gioco da tavola o uscire su balconi o terrazze o per coloro che ne possono usufruire un giardino. Le telefonate e/o le chat con i nostri amici per non chiudere con una socialità seppur distanziata. I nostri figli, ai quali possiamo e dobbiamo ritornare a dare le attenzioni che meritano. Magari nel capirli di più. Sono semplici momenti che scaldano il cuore, come stare sul divano a guardare un film insieme. Ma anche la litigata con il partner che abbiamo rimandato da troppo tempo e che era diventata necessaria per poter affrontare tanto tempo chiusi nello stesso luogo e che è altrettanto necessaria per affrontare una diversa prospettiva di vita… e se non c’è più una prospettiva comune …al limite decidere di conseguenza di preseguire la vita ognuno per proprio conto, se non da buoni amici da persone civili. Per ognuno di noi questo periodo si è rivelato prezioso. Ripensare alle piccole cose che ci fanno bene: leggere quel libro che aspetta sullo scaffale da troppo tempo. Imparare a fare il pane. Il profumo di un pranzo preparato con amore. Trovare il tempo di pulire a fondo la casa. Mettere in ordine e ritrovare oggetti legati a vecchi ricordi. Avere il tempo per fare un lungo bagno rilassante. Guardare serie TV fino a notte fonda. Trovare momenti per meditare o per fare consapevolmente una pausa. Riprendere vecchi album di fotografie o guardarle sul computer. Rileggere vecchie lettere o e-mail. Ciò che conta veramente. Diciamo che stiamo tutti, vivendo, gioco forza, un periodo di ravvedimento. Ci rendiamo conto di quanto siano importanti: la salute e di conseguenza medici, infermieri, volontari che lavorano in maniera esemplare, lo hanno fatto prima, lo fanno ora e dovranno continuare a farlo dopo questa pandemia. La salute nostra e degli altri diventa una vera priorità. Finalmente capiamo che ha senso investire di più nel sistema sanitario e nella ricerca. Dunque finalmente riconosceremo il vero valore del tempo trascorso con i nostri cari. Sentiremo quanto ci fa bene essere nuovamente rilassati senza dover correre da un luogo all’altro. Valorizzeremo di più ciò che abbiamo e capiremo che è sufficiente. Ci sentiremo (nuovamente) supportati e potremmo a nostra volta supportare gli altri. Percepiremo la fragilità della vita e di quanto sia importante aiutarci a vicenda. Questo virus in fondo, potrebbe anche farci ritrovare i veri valori ormai persi da tempo. Io #resto a casa. E ritrovo me stesso/a. Se anche voi vi ponete queste domande e volete parlarne con qualcuno in modo più approfondito, potete contattarmi (i miei contatti sono nel Blog). Buona vita a tutti voi…
E’ sempre tempo di Coaching!
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