Life: perché l’istinto di sopravvivenza ci rende infelici? L’obiettivo è vivere non più semplicemente sopravvivere…

Noi esseri umani crediamo di non appartenere al mondo animale ma di essere individui superiori al resto delle creature che popolano il nostro meraviglio pianeta. È così da secoli ma questa società odierna così improntata sull’ego non ha fatto altro che peggiorare la situazione, perché ora non solo crediamo di esser superiori ma anche che tutto il mondo giri intorno a noi stessi… Ogni giorno veniamo bombardati da messaggi che ci spingono a credere di essere al centro di tutto quando in realtà siamo animali anche noi e come tutti gli animali abbiamo certi istinti e certi impulsi. Anche se questa società dei consumi e materialistica li sta spegnendo, sentiamo ancora l’esigenza di nutrirci, riprodurci e soprattutto sopravvivere. Credo che si parli poco dell’ultimo punto: l’istinto di sopravvivenza. Se un tempo, quando vivevamo in uno stato di natura, ci serviva per mantenerci in vita rendendoci iper-sensibili al pericolo e spingendoci a prendere le decisioni più sagge per continuare a vivere, oggi la questione è molto diversa. Oggi l’istinto di sopravvivenza si è trasformato da una risorsa a un limite. Come detto, viviamo in una società ego-centrica che attraverso messaggi pubblicitari (vi ricordate, ad esempio, “è tutto intorno a te?”) e tendenze narcisiste lanciate e diffuse sui social network ci porta a credere che non ci sia niente di più importante di noi stessi. Così stiamo distruggendo il nostro pianeta per toglierci ogni minimo e superfluo sfizio, ma non è di questo che voglio parlare in questo articolo. Un’altra conseguenza è che abbiamo studiato e sviluppato modi di vivere che ci permettono di restare in vita a lungo e rendere le nostre esistenze sicure e prive di pericoli. Oggi la maggior parte delle persone nel mondo occidentale non ha alcun reale problema fisico e chiunque, con un po’ di cura per se stesso, può vivere a lungo. Proprio in questo modo, quella che poteva essere una grande opportunità per rendere la nostra vita una storia meravigliosa e incredibile, si è trasformata in un limite. Perché oggi il nostro ego-centrismo ci spinge a volerci conservare il più a lungo possibile, mettendo in secondo piano la qualità della nostra vita. Non ci importa come, ci interessa quanto vivremo. Il nostro obiettivo è diventato semplicemente quello di resistere e durare a lungo. In una parola: sopravvivere. Se ci pensi, noi occidentali abbiamo tutto: salute, tecnologia, soldi, possibilità. In questa abbondanza, però, non troviamo un punto di partenza per migliorare, ma un punto di arrivo in cui stagnare. Sono le sabbie mobili della comfort zone, che ci appaiono come qualcosa di sicuro e innocuo. Qualcosa che conosciamo bene, senza sorprese. All’inizio ci piace l’idea di starci dentro fino al collo, perché qui non succede mai nulla di pericoloso, ma a un certo punto può succedere che tutto questo comfort ci porti ad odiare la nostra stessa esistenza. Ripetitiva e banale come un film visto e rivisto mille volte. Ma allora perché diavolo ci facciamo trascinare a fondo dalle sabbie mobili della comfort zone? È tutta “colpa” del nostro istinto di sopravvivenza. La nostra felicità è nella soluzione più sicura? L’istinto di sopravvivenza serve a farci vivere a lungo. Concretamente ci porta a prendere sempre la decisione più sicura, quella che prevede il minor numero di rischi. Ad esempio, se sei a un bivio, l’istinto di sopravvivenza ti farà preferire il sentiero che hai già percorso rispetto a quello che non conosci. Anche se il primo non ti darà alcuna emozione mentre sul secondo potrebbe esserci una vista sensazionale. Tutto ciò è valido anche e soprattutto per le scelte di vita: lavoro sicuro ma deprimente oppure scappare in Asia e inventarsi qualcosa laggiù strada facendo? L’istinto di sopravvivenza ti spingerà sempre a scegliere la prima, perché è quell’istinto che ci spinge, appunto, a cercare di sopravvivere, attraverso un meccanismo mentale molto semplice: ti convince che la soluzione più facile e sicura sia sempre la migliore. Anche se spesso la soluzione sicura si trova nella direzione opposta a quella della nostra felicità. Non importa quanto vivi, ma come. Finiamo per fare sempre le stesse cose, vedere sempre le stesse persone e vivere sempre nello stesso modo. Perché questa vita ripetitiva e noiosa è sicura. I rischi diminuiscono e le possibilità di sopravvivere aumentano. Tutto sembra normale e sacrosanto, ma poi potrebbe capitarti di fermarti, ogni tanto, e porti una di quelle domande davvero scomode: A cosa serve arrivare a cent’anni se non ho mai vissuto realmente? Non importa quanto vivi ma come. Ed è solo quando lo capisci che ti rendi conto di quanto sia penalizzante l’istinto di sopravvivenza ai giorni nostri, nel nostro Occidente. Abbiamo tutto a disposizione e la sopravvivenza è un concetto tutto da rivalutare: quali rischi corriamo realmente con tutta la tecnologia e l’innovazione che abbiamo a disposizione? C’è davvero la possibilità di morire di fama? Se usciamo dalla nostra comfort zone le possibilità di morire aumentano esponenzialmente? Mai come ora l’essere umano ha tutte le carte in regola per condurre una vita felice. Non ci sono guerre mondiali, non ci sono epidemie, internet ha abbattuto le barriere e permesso a chiunque di fare qualsiasi cosa. L’unica cosa che dobbiamo fare è imparare a dire di no al nostro istinto di sopravvivenza. Non ci sono scuse per non essere felici, ma prima ancora di iniziare a pensare quali siano le coordinate della tua felicità, impara a dire di no al tuo istinto di sopravvivenza. Non prendere sempre la strada più sicura e banale, ma avventurati sui sentieri alternativi della vita. Rischia, esplora, mettiti alla prova, cambia, rivoluziona, sfida te stesso e i tuoi limiti. Non accontentarti di qualcosa o di qualcuno solo perché è “sicuro“. Cerca sempre qualcosa o qualcuno che sappia prima di tutto renderti felice e poi solo dopo sappia darti sicurezza. E se hai bisogno di sentirti vivo, perché ti sembra che vada “…tutto a rotoli”,  non avere paura di abbandonare la tua zona di comfort, dove tutto ti appare  sicuro. Se sei una ragazza da sola, non hai bisogno di un uomo: parti da sola. Se siete una coppia e avete entrambi lavori sicuri, non preoccupatevi di lasciarli: il mondo non vi aspetterà per sempre! Se hai 50 anni e tutti ti dicono che sei vecchio, ricordati che l’età è solo un numero. Se anche tu, come capitava a me, non sei felice della tua esistenza, non far finta di niente ma trova il coraggio di partire. Chiunque tu sia e ovunque tu sia, ricordati sempre di una cosa: sei qui per vivere, non per sopravvivere…

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