PD: ma che stai facendo?

Il Governo fa schifo!! Ma l’opposizione non esiste proprio. Caro PD o ti sveglie e batti un colpo o altrimenti finirai per sparire… E’ inutile negarlo: se il governo fa schifo l’opposizione non è da meno. La sua voce non si sente su nessuno dei temi: lavoro, welfare, migranti, ambiente. Si perde in beghe interne: il caso Lotti ne è un esempio eclatante. Così come la polemica della nuova segreteria composta da Zingaretti senza la presenza al suo interno d’alcun renziano. Oppure le grandi assenze di deputati in aula quando si vota… ma, su questo torniamo dopo, per arrivare all’assenza nelle piazze… Zingaretti va alle manifestazioni sindacali perché il PD di manifestazioni di piazza non ne convoca più, mostrando così la sua difficoltà organizzativa e la grandissima paura di avere una limitata forza di mobilitazione… fatte salve (almeno fino ad oggi) le primarie di partito. Un Pd così non serve a nessuno, è sicuramente giunta l’ora di darsi una mossa. Se non ora, quando? Perché tutto si potrebbe dire di questo Governo, oggi: che è incapace, diviso, cattivo, velleitario, inconcludente, bugiardo, pericoloso. Eppure, non lo dice nessuno. O, se qualcuno lo dice, nessuno se ne accorge. Come già sottolineato: se il governo fa schifo, insomma, l’opposizione non è da meno. Tutta concentrata sulle sue polemiche interne e sul presidio di luoghi di potere interno che non contano nulla, talmente fragile da perdersi in un bicchiere d’acqua, di fronte al caso Lotti o talmente autoreferenziale da incentrare tutto il suo dibattito sulla necessità o meno di un partito di centro che faccia da stampella alla sinistra. Totalmente inconsistente da non essere riuscita a costruire mezza proposta che avesse un minimo di presa sull’elettorato nel corso dell’ultimo anno e mezzo. Talmente moribonda dall’essersi fatta scippare un tema come il salario minimo – cardine dell’ultima campagna elettorale – da parte di un Movimento Cinque Stelle già in stato pre-comatoso. Con questo governo, che inanella un disastro dietro l’altro, dovrebbe essere quasi fisiologico guadagnare consensi. E invece poco o niente! Non stupisce che il 22% delle europee venga visto da Zingaretti e soci come una specie di miracolo, nonostante si parli di ben 6 milioni scarsi di voti, che allo stato attuale non assomigliano nemmeno all’ombra di un’alternativa allo strapotere di Lega e Cinque Stelle. Anche questo, a suo modo, dovrebbe già far pensare. Come stringere in prospettiva alleanze sociali, quali preludio ad alternative possibili… Dovrebbe quasi essere un assioma della politica, quando qualcuno governa male… l’opposizione aumenta il proprio consenso… E invece per il PD niente di tutto ciò… Nessun reale sussulto europeista, manco una manifestazione, per un governo che minaccia un giorno sì e l’altro pure di buttarci fuori dall’Unione, consapevolmente o meno che sia. Nessun sussulto etico – nonostante l’alleanza con la Chiesa e il Pontefice – nonostante la Sea Watch stia zigzagando attorno a Lampedusa da due settimane, perché l’Italia non vuole accogliere 42 anime in arrivo dall’inferno libico… nonostante il decreto Salvini e il decreto Salvini bis siano mostri etici e giuridici. C’è voluta la decisione di ieri di forzare il blocco da parte della Capitana Carola, comandante della nave, Sea Watch per veder finalmente partire una delegazione di deputati PD per Lampedusa e la scrittura di una lettera ufficiale di Zingaretti al Premier Conte per chiedere un’incontro sul tema immigrazione. Tutto ciò, nonostante ci sia un pezzo di Paese enorme – forse minoritario, ma enorme – che col cattivismo e col razzismo non vuole aver nulla da spartire. E ancora: nessun presidio davanti a nessuna fabbrica, nonostante il ministro Di Maio non stia risolvendo una crisi industriale che sia una, (Ilva, Whirlpool, Mercatone One ecc. ecc.)  anzi è riuscito nel capolavoro di occultare l’esistenza della crisi Whirlpool perché c’erano le elezioni europee. E nemmeno un battito di ciglio su un governo che respinge lo stato di emergenza climatica, nonostante la rinnovata vena ambientalista (a parole) del Pd. Niente di niente. Nemmeno la capacità di prefigurare un’alternativa parlamentare, come se facesse schifo solo parlarne, come se davvero i primi convinti della loro inadeguatezza a governare siano proprio i leader democratici, come se si fossero autoconvinti che il Paese li odi, che li ritenga inadatti a governare, e che sia giusto così. Un po’ di orgoglio in più forse non guasterebbe. Insomma,  qualche proposta sarebbe anche gradita. E magari pure quella sana logica politica per la quale è meglio marciare uniti per riconquistare il governo del Paese, in qualunque modo, in qualunque contesto, che contendersi le briciole dell’opposizione. E forse pure un po’ di cazzimma in più, nell’attaccare i disastri di questo governo, le sue contraddizioni, le sue promesse non mantenute. Niente giustifica il nulla cosmico di quest’ultimo anno. Nemmeno lo psicodramma della sconfitta del 4 marzo, che ormai è lontana ere geologiche. Si sa, che in pochi anni il Partito democratico ha perso metà dei voti. Che c’è voluto più di un anno per arrivare ad un Congresso straordinario che tale non è stato… se non nel momento delle primarie per la scelta del Segretario (l’inatteso milione e ottocentomila votanti ai gazebo). E oggi, praticamente dopo pochi mesi da quell’evento già si discute e disputa sull’effettiva leadership di Zingaretti. Nel mentre i democratici continuano ad essere inoltre mediaticamente oscurati dal protagonismo quotidiano di Salvini… Bisognerebbe fare opposizione e provare a essere meno irrilevanti… ma tra i dirigenti c’è chi preferisce aprire nuove polemiche sui posti negli organismi di partito per questa o quella corrente. Il Partito democratico ha perso il suo popolo. Le recenti elezioni hanno confermato che è forse finita la caduta libera verso il baratro… ma sta il fatto che nel giro di pochi anni sono scomparsi milioni di voti e storiche roccaforti rosse. Intanto al Nazareno si scoprono tutti i limiti strategici di un movimento incapace di fare opposizione, ancora impreparato a offrire un’alternativa vera alla narrazione del governo lega-stellato. E così, in attesa di ciò si discute della debolezza del suo nuovo segretario rispetto a quello di prima e il Pd resta di fatto in mano alla vecchia classe dirigente alquanto divisa. Alla faccia della tanto invocata novità. La discussione interna rimane circoscritta ai soliti protagonisti, cordate e correnti che portano sulle spalle la responsabilità delle ultime disfatte… Un dibattito su vicende troppo interne per interessare davvero gli italiani… Per farla semplice valga la domanda ma può un partito uscire da una sconfitta elettorale e giocarsi il ruolo di principale partito di opposizione se la maggioranza del partito oggi sta con Zingaretti e i gruppi parlamentari stanno ancora con Renzi o meglio se addirittura si dividono tra renziani doc (Giachetti, Ascani, Boschi e Nobili) in attesa se il capo farà un altro partito di seguirlo e i renziani “dialoganti”, cioè renziani che non se ne vogliono andare dal PD (Lotti e Guerini) ma che pretendono che Zingaretti e la nuova maggioranza gestisca unitariamente il partito dando a questa corrente, la loro “dovuta” quota di rappresentanza in ogni organismo e in ogni ambito del partito, pretendendo che ne oggi ne mai, pur in un sistema ormai tornato al proporzionale, la linea politica del partito non cancelli la “vocazione maggioritaria” escludendo ogni possibile alleanza con quel che sono oggi o che saranno domani i 5stelle. Ma alla fine, quanti PD veramente ci sono? Uno, due tre o nessuno!!! Addio Pd unico e soprattutto unito. Ormai i partiti sono almeno due: tra il partito e i gruppi parlamentari si sta scavando un fossato. L’ultimo episodio è di venerdì scorso, quando dei 111 parlamentari Pd a votare il decreto crescita si sono presentati in 29. Così il partito si divide tra sostegno ai 5 Stelle e alla destra. Lo scontro tra notabili, condanna il Pd all’irrilevanza politica cronica. La scomparsa degli elettori è evidente e impietosa. «I numeri sono spietati – racconta Gianni Cuperlo all’Huff Post – Dieci anni fa il Pd raccolse 12 milioni di voti. Cinque anni dopo 8 milioni e mezzo. Il 4 marzo 2018 ci hanno votato 6 milioni di italiani». In un decennio il partito ha perso per strada metà dei propri sostenitori. E non solo quelli. Le ultime amministrative hanno evidenziato un’altra preoccupante novità: non esistono più neppure le regioni rosse. In una sola tornata elettorale sono finite agli avversari storiche roccaforti cittadine come Pisa, Massa, Siena, Terni e Imola. Al nord poche settimane fa, dopo la Liguria, si è perso anche il Piemonte, mentre in Sardegna una settimana fa si sono perse città come Cagliari e Alghero. Ma alle Europee il PD ha scavalcato i 5stelle diventando il secondo partito italiano. Vero! I 5stelle hanno perso rispetto alle politiche di un anno fa ben 6 milioni di voti – la maggioranza dei quali sono andati all’astensionismo – un milione e mezzo alla Lega, solo un 4% sono ritornati al Partito democratico che ha comunque perso in assoluto (con la contrazione dei votanti) altri 100.000 voti rispetto al 4 marzo 2018. Ad una sconfitta definita epocale che già segna e probabilmente segnerà ulteriormente un nuovo corso politico nel Paese, solo a parole si continua a chiedere discontinuità con il passato, a invocare l’avvento di nuove classi dirigenti e nuovi comportamenti. Immancabili gli appelli a ripartire dal territorio e avviare una nuova fase organizzativa del partito. Se c’è sicuramente una grande voglia di dire, questa si ferma regolarmente alle buone intenzioni e manca ancora il fare. Così non va! «Occorre qualcosa che vada oltre il recinto del Pd», hanno spiegato Romano Prodi e Walter Veltroni facendo eco a Zingaretti. Di “superamento” del partito democratico parla apertamente anche Carlo Calenda, che si è espresso per la nascita di un partito liberale in accordo con il PD in chiave antisovranista e antipopulista. Molti altri, invece, non sembrano rendersi conto di nulla. Sullo sfondo, resta il grande tema del futuro. Qual è la strategia del Pd, quale la visione da proporre al Paese? E così, mentre la maggioranza legastellata al governo litiga su tutto e il “paravento” del contratto di Governo viene quotidianamente disatteso… detta maggioranza continua a mostrarsi forte e stabile nei sondaggi, mentre Salvini di elezione in elezione cresce nei consensi e il Pd rimane ai margini della scena politica… Resta l’impressione nella migliore delle ipotesi, di un partito d’opposizione ancora inconsistente. Certo c’è anche il rischio che rispondere a tutte le provocazioni di Salvini possa essere un errore… che gli porti ulteriore consenso. Bisogna invece concentrarsi su un pensiero ampio, su una proposta complessiva capace di offrire un’alternativa di governo e una visione del futuro dell’Italia all’interno di un’Europa rinnovata nelle politiche sociali che devono avere una dimensione continentale, così come il fisco e le questioni della difesa. Oggi più che mai, è necessario presentare agli italiani la propria idea di Paese e di Europa. Sempre ammesso che nel PD ne esista una…

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