PD: Zingaretti in Direzione dice che le Primarie saranno nel 2023. Guerini e Lotti cominciano l’assedio a Zingaretti. Marcucci lo gela: “Il congresso dovrebbe essere fatto dopo le amministrative, partendo entro la fine dell’anno. Pretendo che il mio partito sia protagonista e detti l’agenda…”

Pd: ultima ora, Zingaretti si dimette da Segretario “io ho fatto la mia parte ora scelga l’Assemblea Nazionale…”

«Ci vuole un atteggiamento di maggior spinta… Orlando? Fossi in lui mi dimetterei, il ruolo di ministro è molto impegnativo». La corrente di Base Riformista attacca su tutto il fronte e chiede il congresso in autunno e sollecita alleanze interne per rafforzare il fronte per un cambio del Segretario del partito democratico. Dice no a una vice segretaria di area come “contentino”, e arriva alla minaccia di abbandonare la segreteria condivisa del partito. L’assemblea nazionale convocata per il 13 e 14 marzo assomiglia sempre di più a una resa dei conti in casa Dem. Base Riformista, la corrente che fa capo al ministro della Difesa Lorenzo Guerini e a Luca Lotti è pronta a dare battaglia alla linea di Nicola Zingaretti. Respinge al mittente, dopo quattro ore di riunione e discussione interna alla corrente, l’ipotesi di congresso nel 2023: «C’è il rischio di un declino del Pd e l’urgenza di rilancio politico, identitario e programmatico che passi necessariamente da una discussione congressuale senza chiusure difensive». Scrivono in una nota assai dura che batte sul tasto della “preoccupazione” per lo stato di salute del Pd. Sul banco degli imputati l’appiattimento sulla linea dell’alleanza con i Cinquestelle, che nessuno vuole fare davvero saltare, ma che non deve essere subalterna”. Alle obiezioni su Conte candidato premier della coalizione in un sistema proporzionale Zingaretti replica indirettamente: “Il centrodestra non vuole più fare la riforma, probabilmente andiamo verso il maggioritario”. Lo descrivono comunque assai amareggiato per un’offensiva che arriva subito dopo la partita per gli incarichi di governo. La strategia dei guerinlottiani è stata definita in una loro riunione a ridosso dell’assemblea. E appare alquanto bellicosa. Intanto, i responsabili Tesseramento Francesco Critelli ed Enti Locali Caterina Bini si lamentano di non toccare palla. Carmelo Miceli, responsabile Sicurezza, lo dice in chiaro: “Le mie dimissioni sono sul tavolo”. E’ la ricerca di alleanze a tutto campo per convincere il Nazareno ad aprire il percorso congressuale, in vista di ottobre. I Giovani Turchi di Matteo Orfini, Francesco Verducci e Giuditta Pini lo chiedono già. Ma l’obiettivo principale è allargare l’asse agli ex martiniani come Debora Serracchiani e Graziano Delrio. Un vero e proprio assedio al Nazareno, che però va avanti. Anche Gianni Cuperlo, politicamente vicino a Zingaretti, ritiene ormai necessario un Congresso. Dove e quando? Che dirà a questo punto Zingaretti all’assemblea del 13 marzo? Cuperlo sottolinea che: “i tempi e le forme dovranno tener conto della pandemia, ma dinanzi a un cambio così profondo dello scenario politico rispetto solo a due anni fa un confronto è necessario”. Nelle stesse ore, Nicola Zingaretti riunisce la direzione regionale per discutere l’allargamento ai Cinquestelle della sua maggioranza alla Pisana: “Con l’alleanza Pd-M5S stiamo pianificando il futuro dei prossimi dieci anni della vita politica del Lazio, alle elezioni regionali, politiche e amministrative. Questo è il cuore del problema. Dobbiamo mettere in sicurezza ciò che stiamo facendo”. E ancora: “Abbiamo grandissime differenze ma non vanno confuse con divisioni. Nei sondaggi andiamo fortissimo. L’obiettivo è dare stabilità a un sistema e rafforzare la competitività della coalizione del centrosinistra. Il progetto è un grande Pd in un’alleanza competitiva”. Parole che suonano però urticanti alle orecchie di quanti vorrebbero un supplemento di discussione prima di imboccare questa strada. Mentre la vicepresidente del Senato Anna Rossomando invita a evitare “toni che indeboliscano il partito” nelle reazioni alle parole del segretario sulle primarie nel 2023: “Il tema è la linea politica e il perimetro delle alleanze o la composizione delle prossime liste? Parliamo di contenuti”. Il mood della riunione di Base Riformista però non è sicuramente placido: “C’è il rischio che l’Agenda Draghi con i suoi temi progressisti venga scippata al Pd e fatta propria da altri partiti”. I sondaggi che premiano i grillini guidati da Conte a spese Dem fanno paura. L’ultimo sondaggio di Swg indicava una crescita del Movimento cinque stelle “guidato da Conte” al 22,3% (+6,2 in una settimana), con il Partito democratico quarta forza politica. Al 14,2% (-4,3): il drenaggio di voti da parte dell’ex premier nell’area dem è evidente, ma non viene ritenuto inevitabile. Si apre quindi il dibattito nel partito democratico e si evoca il congresso: “Non possiamo dare l’idea di essere arroccati in un fortino assediato”. Andrea Marcucci invoca anche lui il congresso entro l’anno: “Serve un nuovo progetto”. Rosa Di Giorgi si dice “delusa”. Andrea Romano osserva: “C’è una difficoltà vera, la fase aperta con Draghi ci vede competere con la Lega, che è molto più insidiosa dei Cinquestelle. Rischiamo di regalare temi progressisti come ambiente e coesione sociale. Zingaretti ha il grande merito di aver messo in sicurezza il partito nel 2018-19. Ma siamo nel 2021: come convinciamo un elettore a votarci?”. Luca Lotti: “La macchina sta sbandando. Non possiamo diventare una ridotta Ds”. E avvisa: con il 13 marzo si aprirà la “fase due”. La minoranza ex renziana del Pd affila quindi le armi… E dopo che Zingaretti alla direzione di lunedì scorso aveva fissato le primarie per il 2023, ieri è partita fortissima la contraerea: Marcucci lo dice a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora, il capogruppo PD al Senato. Alla domanda cosa ne pensa dell’ipotesi del Congresso Pd nel 2023? Risponde: “Assolutamente no. Secondo me dovrebbe esser fatto dopo le amministrative, partendo entro la fine dell’anno”. E quando si terranno, a suo avviso, le elezioni amministrative? “Secondo me si fanno o a luglio o a settembre”, ha detto Marcucci. E poi alla domanda: Orlando si deve dimettere dal suo ruolo nel Pd? “Fossi in lui mi dimetterei perché ruolo di ministro è molto impegnativo… Ma proviamo un po’ a capirci di più, cercando il merito della discussione apertasi, e lasciando sullo sfondo, il conflitto sulla nomenclatura del vertice del partito… Per la deputata del Partito democratico Lia Quartapelle, i dem devono uscire dalla stagione politica che li ha portati a sacrificare visione e programmazione in cambio della responsabilità e della stabilità all’esecutivo. Il nuovo esecutivo Draghi e il Next Generation Eu rappresentano un’ottima opportunità di rottura con il passato. Il Partito democratico deve chiarire la sua posizione, la sua identità, la sua visione dell’Italia e del mondo, deve farlo adesso se non vuole fare la fine del vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro. E deve farlo cercando una sua dimensione all’interno del governo Draghi. Lia Quartapelle, così definisce la nuova stagione politica, un’opportunità ma anche una responsabilità: «Dobbiamo chiarire chi vogliamo essere, chi vogliamo rappresentare e che tipo di Italia vogliamo costruire». Nella precedente esperienza di governo – spiega Quartapelle – il Partito democratico aveva barattato il ruolo di stabilizzatore con la visione dell’Italia e del futuro. Non definirei una colpa il fatto di essere stati al governo. Dobbiamo chiederci però se è servito, perché il senso di responsabilità non deve venire a discapito di un’idea di Paese. Questo ora può cambiare: con il nuovo governo Draghi e la nuova stagione politica dobbiamo stabilire delle priorità, per noi e per ricostruire l’Italia». Certo che definire la propria identità in una maggioranza molto eterogenea come quella di oggi potrebbe non essere così semplice – soprattutto alla luce dell’ultima esperienza di governo, con una maggioranza quella giallorossa, più piccola dell’attuale. Ma dovrebbe essere nelle corde di un partito nato, almeno in teoria, con una vocazione maggioritaria… «È un dato di fatto che il Partito democratico quando è stato da solo spesso ha perso. Infatti, vocazione maggioritaria non vuol dire che si tratta di un partito solipsista. Il Partito democratico ha bisogno di alleati e si troverà meglio con partiti più affini: non da oggi, il Movimento cinque stelle è più vicino a noi della Lega. Solo che le riforme di cui il Paese ha bisogno oggi sono possibili soltanto se qualcuno si intesta un progetto di cambiamento ed è giusto che questo cambiamento lo guidiamo con valori progressisti, europeisti e da partito di centrosinistra», dice ancora Lia Quartapelle. In buona sostanza, la necessità di una discussione profonda nel Pd sul Pd e su che partito vuole essere nel Paese Ma non è soltanto un discorso di provvedimenti esecutivi, dice la deputata: «In passato, non solo nel governo Conte due, abbiamo pensato che bastasse fare le riforme per portare un cambiamento nel Paese. Questo però ci ha fatto perdere contatto con le persone al di fuori del palazzo. Il cambiamento sta soprattutto nel portare quelle riforme alle persone». E’ stato già detto più volte: in termini pratici oggi un Partito democratico veramente progressista deve guardare prima di tutto chi ha subito di più la crisi. Ecco quindi che il Pd prima di tutto deve come dice lo slogan  stare “dalla parte delle  persone”.  A partire dalle donne, che stanno portando un peso doppio in questa crisi, e non sarà facile far capire che un partito sta dalla loro parte dopo la vicenda delle ministre. Poi, ancora, i giovani che hanno pagato un prezzo più grande della crisi precedente se guardiamo ai livelli di precariato e al sempre più difficile ingresso nel mondo del lavoro. E ovviamente la transizione ecologica e quella digitale: punti centrali del Next Generation Eu. Per mettere in campo misure che vadano in questa direzione c’è l’unica opzione di creare una netta separazione rispetto al governo precedente. Una discontinuità che sembrerebbe già visibile: «Il governo Draghi sta provando a superare alcuni mesi di assenza dell’esecutivo precedente: un periodo di indecisioni su come gestire le varianti, sul piano vaccinale, sulla scuola, su come aiutare chi veniva più colpito dalle chiusure. Indecisioni che hanno consegnato al nuovo governo un bel po’ di lavoro arretrato». La discontinuità rispetto al passato si nota anche nei toni e nell’approccio di tutte le forze della maggioranza, dice Quartapelle: «In questi primi giorni con una maggioranza ampia in Parlamento abbiamo trovato convergenze che non sembravano possibili su temi su cui dobbiamo insistere noi. Abbiamo fatto una riunione sui temi della disuguaglianza di genere e c’è stata un’unità quasi sorprendente tra le parti». Resta da capire se le prossime settimane e i prossimi mesi manterranno questo leitmotiv o se il Partito democratico alla fine tornerà a fare compromessi illogici con gli alleati di governo. Che a adesso sono ancora di più e non tutti hanno una visione della politica e del Paese tipica di un partito progressista…

E’ sempre tempo di Coaching!

Se hai domande o riflessioni da fare ti invito a lasciare un commento a questo post: sarò felice di risponderti oppure prendi appuntamento per una  sessione di coaching gratuito

 

0

Aggiungi un commento