Politica: è arrivata la Pasqua. Il governo governa male, le opposizioni si oppongono peggio. Tanti auguri Pd, ma non dovevi rinascere?

…grave ma non è seria

Come definire la situazione politica italiana… potremmo utilizzare il senno ironico di Ennio Flaiano: “…grave ma non è seria”. Nel merito. Non c’è dubbio: che Giorgia Meloni ha preso il centro del ring e né le sparate dei suoi ministri né la malattia di Berlusconi la impensieriscono più di tanto. Sul fronte avverso, il Pd guarda un po’ più a sinistra, Giuseppe Conte sembrerebbe che ancora una volta: “è il nulla mischiato a niente” e il Terzo Polo (in realtà buon sesto per consensi) deve ancora capire cosa fare da grande. Le sorprese politiche di questa Pasqua sono almeno tre. La più considerevole è la malattia di Silvio Berlusconi, per tutte le possibili conseguenze sulle quali si interroga soprattutto il mondo di Forza Italia; la seconda riguarda il Terzo Polo e la direzione editoriale del Riformista da parte di Matteo Renzi; la terza è sicuramente la nuova Segreteria del Partito democratico annunciata qualche giorno fa da Elly Schlein. A proposito dell’impatto che la forzata assenza di Berlusconi dalla politica potrebbe avere sul governo è probabile che Giorgia Meloni non abbia molto da temere nella sostanza da eventuali fibrillazioni degli “azzurri”: i problemi del governo dipendono da fatti reali (la realizzazione del Pnrr, l’immigrazione, l’andamento dei prezzi dell’emergia e l’inflazione ancora alta, ecc. ecc.) più che dai nervosismi perenni della sua maggioranza. E dietro gli aspetti persino pittoreschi o grotteschi delle performance di ministri e dirigenti di Fratelli d’Italia resta la sensazione, a livello di massa, che la premier abbia comunque saldamente in mano la situazione, mentre l’opposizione continua a ‘sbuffare’ nel mezzo di acque procellose  invece di andare a un’opera di chiarificazione e a una tendenziale unità d’intenti queste forze d’opposizione continuano a parlare lingue diverse e talvolta veramente poco comprensibili. Lasciamo stare Giuseppe Conte, sembrerebbe aver scelto la strada del silenzio che in realtà non disturba affatto, ma che è comunque singolare e forse sì anche indicativo, di una tenuta elettorale, che comunque è ridotta a meno della metà del consenso avuto nelle elezioni politiche la volta precedente al 25 settembre 2022, ma soprattutto è indicativo che da soli i 5 Stelle, politicamente e organizzativamente non vanno da nessuna parte. Ora che Schlein ha formato la sua Segreteria (e scusatemi parafrasando una vecchia canzone operaia: “se 21 vi sembran pochi…”) non ci sono più alibi possibili per rimandare idee, progetti e iniziative del cosiddetto “nuovo Pd”. E cara Elly, dopo una meritata Pasqua di riposo… nei giorni successivi devi cominciare a dire e a far capire quale sia la lettura che questo nuovissimo gruppo dirigente del “nuovo Pd” dà della attuale situazione italiana e soprattutto come intende mutare il corso delle cose. Qual è la linea politica, si insomma, cosa farà il Pd nel prossimo periodo, perché questo Governo Meloni, non faccia disastri economici a partire dal Pnrr e soprattutto la smetta di discriminare tra gli italiani, perché in molti continuano a salutarsi tra loro con una stretta di mano e non invece, come (lei forse no, ma di sicuro) alcuni dei suoi vorrebbero con il saluto romano. Elly per ora hai potuto giocarti le tue (nostre?) cartucce migliori: i diritti individuali, la fluidità, il genere, i figli di coppie omogenitoriali, le Fosse Ardeatine e via Rasella quindi l’antifascismo scritto in Costituzione e il prossimo 25 aprile, persino il ping pong sui forestierismi del sempre verde Fabio Rampelli e la carne in vitro del ministro del Sovranismo Alimentare Lollobrigida sono tornati utili. Sono questioni importanti, ma sulle quali alla fine non c’è mai un vero tentativo di discussione e di sintesi politica nemmeno all’interno di questo “nuovo Pd” e diventano anche da questa parte (sinistra) come dall’altra (destra), solo l’opportunità di sventolare l’ennesima bandiera identitaria… Ma lo sappiamo ormai benissimo (dovremmo saperlo… vero?!) quanto non siano fessi gli elettori, che nonostante qualche soffio di novità… continuano a pensare che non c’è partito che merita il loro voto se continua a far “…solo parole, sono solo parole”. La nuova segreteria è a tua somiglianza d’altronde sei tu la nuova leader, è giusto così.  Molte le facce nuove e sconosciute, il che è sicuramente un bene come segno di liberazione dei vecchi capibastone e dei loro famigli. I più noti sono per lo più – diciamo con termine generico – di sinistra: Peppe Provenzano, Sandro Ruotolo, Cecilia Guerra, Pierfrancesco Majorino, Alfredo D’Attorre, Alessandro Zan, Marta Bonafoni (che dovrebbe essere la numero due, in quanto coordinatrice della segreteria), bene… ma personalmente continuo a vedere molto movimentismo e poco Partito… Elly ti stai costruendo un partito fatto su misura? Ma sai benissimo anche tu, che poi dopo il Natale, arriva sempre la Pasqua di ‘resurrezione’. E che le correnti non hanno mai fretta. Ma che già ora, qualcuno che si sente particolarmente maltrattato, come Paola De Micheli e anche Gianni Cuperlo (pur sempre con il suo aplomb), spende due soldi di sconcerto per quella che sembra una sottovalutazione della loro rappresentanza e della pluralità delle idee nel neonato “nuovo Pd”. Intanto tutti gli altri che tacciono, danno l’impressione di acconsentire tacendo ma, di solito, il tacere delle correnti (tutte quante, anche quelle che ‘rimescolandosi’ t’hanno appoggiato) è quello del gatto, che immobile può aspettare il topo per tutta una lunga giornata. Il principio di realtà (o meglio: Il Principio di Realtà) impone di aspettare, come è giusto che sia, il tentativo di realizzare quanto hai in testa e se farai bene, bene per tutti, se farai male, allora si “miagoleranno i gatti sornioni”. Non devi (e anche chi per te) scordarti che tra gli iscritti non hai vinto… e che quella appena annunciata assomiglia poco e nulla a una vera segreteria unitaria, compone e risponde infatti solo a un nuovo equilibrio con l’area Bonaccini & C. Mentre né la mozione di Cuperlo né quella di De Micheli (ma lei l’indicazione ai votanti la sua mozione di convergere alle primarie su Bonaccini l’ha data) sono rappresentate in segreteria. Questo dispiace… soprattutto per Cuperlo, lui  non è certo un neoiscritto… è un dirigente di lungo corso con un  “pedigree” di tutto rispetto, te lo dico senza perifrasi: escludere Gianni Cuperlo è stato: «un errore, che priva la Segreteria Pd di uno dei dirigenti più autorevoli e più apprezzati che il partito oggi esprime». Pensare che chi non ti ha votato dentro al partito rivendicando che il Segretario deve essere eletto dagli iscritti e non nelle primarie, che su questa tesi (e altro) democraticamente è sceso in campo per competere con te… e alla fine alle primarie ancora oggi statutariamente previste, come ha fatto Gianni Cuperlo, non pone a chi lo ha votato (12% a livello nazionale) l’apparentamento per uno o l’altro dei due candidati che vanno al ballottaggio, proprio perché  non è una corrente strutturata… col risultato, che gran parte di quegli iscritti che hanno votato la sua mozione, alla fine in nome del rinnovamento… hanno votato a stragrande maggioranza per te e alla fine il risultato ottenuto è che valgono meno di coloro che magari per la prima volta passano ad un gazebo del Pd e ti votano… e/o pensi che Bonaccini da Presidente Pd e con i suoi 4 messi in Segreteria rappresentino anche tutti gli altri che nel partito non ti hanno votato? Booh. Che dire? Si rimane …perplessi! Va benissimo «la radicalizzazione del Partito democratico», in una sorta di neo-movimentismo che rompe decisamente con una lunghissima tradizione di partiti storici (PCI e DC e quindi anche il Pd) che si sono governati al loro interno con il gioco correntizio, ma la ricerca di una superiore sintesi e di una rinnovata generale visione (proprio perché fuori il più possibile dalla correnti) passa anche (per non dire soprattutto) da coloro che nel Pd: si sono sempre distinti per una presenza leale e un pensiero politico alto in una prospettiva che andava ben oltre l’ordinaria quotidianità della vita di partito. Sapendo stare dentro al partito pur nel disaccordo di linee e obiettivi e rivendicando (anche per te cara Elly), che nel partito non ceri in quanto non iscritta, un pluralismo di idee che ha arricchito il lungo dibattito politico sia nei congressi precedenti a quest’ultimo e soprattutto questa volta ha ravvivato il dibattito dei congressi di circolo… permettendoti alla fine di competere testa a testa con Stefano, Gianni e Paola, loro tre iscritti di lungo corso. Ora, alcune biografie dei neo-componenti la nuova Segreteria parlano chiaro. Ruotolo viene da Sel, Guerra e D’Attorre da Articolo Uno, l’emergente Bonafoni vanta il classico movimentismo tra radio private, associazionismo, beni comuni, femminismo, ambientalismo: non c’è dubbio che i tempi sono cambiati… ma che alla fine tra i componenti della nuova Segreteria “ci sia anche qualcuno (pochi) iscritto al Pd” da più di qualche giorno, mi pare francamente un risultato discutibile… l’escludere dalla gestione unitaria del partito personaggi come Cuperlo e la stessa De Micheli, mi pare proprio un grave errore e sicuramente rappresenta una contraddizione del pensiero su come si sta dentro e si governa un grande e plurale partito… Mi auguro che tu cara Schlein ci ragioni sopra e voglia recuperare velocemente questo sbaglio, coinvolgendo tutti… E’ vero sono malumori dentro una minoranza sicuramente eterogenea e articolata, ma grave sarebbe sottovalutarli. Non tanto per Guerini e Delrio che dicono di “no a un partito monco” ma monco di chi? Né dei malpancisti come Orfini (mamma li turchi!) e Borghi che avendo votato Bonaccini di fatto criticano lui, per non aver preteso di più non sentendosi rappresentati in Segreteria perché non sanno prescindere da loro stessi. Matteo Orfini, che tra i bonacciniani era il più incline a dialogare con la nuova leader, per ora muove critiche principalmente al suo candidato al congresso, cioè lo stesso Stefano Bonaccini: “Diciamo che non ha gestito la trattativa sulla Segreteria e sui Capigruppo in modo eccellente”. Non tanto per i posti (pochi secondo Orfini) che ha strappato nell’esecutivo del principale partito di opposizione, ma perché «è mancata una discussione politica» e lui è restato fuori. Enrico Borghi, ex responsabile della Sicurezza e deputato dei lettiani-neoulivisti oggi siede nel Comitato del Copasir, è rimasto di sasso perché non è stato nominato il suo successore, nella nuova Segreteria: “Avrei voluto fargli gli auguri – ha detto ieri a Repubblica – ma mi sono accorto che quel ruolo non c’è. Ma la Difesa, la sicurezza, l’Interno e l’intelligence sono il cuore dello Stato”. Appunto e tu sei finito in prima linea al Copasir. Non c’è bisogno di un altro rappresentante in Segreteria per conto della tua corrente, tu nel Comitato assieme ad altri rappresenti l’intero PD… cosa c’è che non va? E, per chiarezza, vediamo anche la Paola De Micheli che è pronta a chiedere conto dell’inceneritore di Roma, alla prima direzione di partito prevista per la prossima settimana. Della serie: “la linea della segreteria qual è, visto che è stata nominata come responsabile per l’Ambiente Annalisa Corrado, un’arcinemica dell’impianto caro al sindaco Roberto Gualtieri?” Ma hai votato e fatto votare Bonaccini che è per gli inceneritori e termovalorizzatori. Quindi sei rappresentata dal Presidente del Pd e dai componenti la segreteria dell’area che hai votato e fatto votare alle primarie… cos’è che non va bene? Ma torniamo a Lorenzo Guerini che anche a nome di Delrio in video call con Bonaccini ha parlato del rischio di “un partito monco”, che perda cioè “la rappresentanza di cattolici e popolari”. E anche di Piero Fassino che ha lasciato Areadem e l’amico Franceschini… ed esprime anche lui “perplessità sul profilo della nuova segreteria”. Critiche che per ora affiorano più spesso nelle discussioni interne che in quelle pubbliche. Ma tra qualche giorno potrebbero venire a galla plasticamente: in direzione nazionale. La prima di Elly Schlein leader. Dopo avere nominato la squadra con cui governerà il Pd, la segretaria ha deciso di staccare un paio di giorni: è tornata a Lugano, giusto per passare la Pasqua in famiglia. Un pit stop dopo otto mesi sull’ottovolante elettorale, prima per le Politiche, poi per la corsa alle Primarie e poi ancora per le faticose trattative sui capigruppo e sulla segreteria. Sarà di ritorno già martedì. Perché a Roma i dossier aperti sono tanti: l’intesa da trovare con le altre opposizioni sul salario minimo, per cui Schlein vorrebbe un testo unico con M5S e Terzo Polo, le alleanze in vista delle prossime amministrative, per evitare che le divisioni a sinistra portino dritto a un altro fiasco elettorale. E poi l’ultima mano di nomine: i vicecapogruppo di Camera e Senato da nominare (motivo per cui non tutti gli scontenti hanno ancora alzato la voce). Schlein per ora ha dribblato i musi lunghi e tutto sommato li ha silenziati, anche perché è mancato un momento di discussione pubblica vero, un confronto con tutto il corpaccione del partito, che in buona parte, la guarda ancora come un’aliena. Che poi è uno dei motivi per cui il popolo dei gazebo l’ha premiata. Ma il Nazareno ha i suoi riti e dunque il momento del dibattito non si può rimandare troppo. Dunque, alla direzione, la stessa leader si aspetta qualche nota stonata, rispetto allo spartito che ha in mente. Del resto con la Segreteria ha voluto dare la sua impronta al partito: tanti neo-tesserati promossi al vertice, deleghe importanti alla sinistra, per dare messaggi netti sui grandi temi: immigrazione, casa, lavoro. Inevitabili gli strascichi polemici. E le avvisaglie come accennato già ci sono. Riguardano in generale l’idea che il partito sia troppo sbilanciato a sinistra. Come ha fatto capire Guerini. E come diceva anche De Micheli ieri in un’intervista all’HuffPost: “Questo Pd esclude i cattolici”. Addirittura, un partito “alla Melenchon”, lo bolla così l’ex capogruppo Andrea Marcucci, che però ha già un piede e mezzo fuori dal Pd per riunirsi a Renzi… “Se i riformisti avranno spazio ce lo dirà il tempo”, sostiene più diplomatica l’ex deputata Alessia Morani, ora membro della commissione di garanzia dem. Mi domando chi vogliono mettere in Segreteria in rappresentanza dei “cattolici”: Guerini, Delrio… e la De Micheli? C’è chi un’idea ce l’ha…  come ha detto un mio grande amico lui fervente cattolico: “la Schlein dovrebbe metterci Papa Francesco”. E’ solo lui il più autorevole e l’unico vero rappresentante dei cristiani cattolici nel mondo… mica male no!?  Lo dico pensandolo a questo punto  lasciando da parte il suo proverbiale “aplomb”, in Direzione dovrebbe farsi sentire anche Gianni Cuperlo. Non certo per biasimare lo spostamento a sinistra, ma perché, giustamente sostiene, che se questa è la sintesi definitiva della formazione della Segreteria alla fine sono comunque mancati “l’unità e il pluralismo”. Tant’è che la sua area, in segreteria, non ha avuto posti. È certamente troppo presto per giudicare, ma questa segreteria, così come appare composta mi pare più un panel buono per dei talk show… io ne pensavo e penso ancora a uno che sia anche in grado di dirigere un’organizzazione politica di massa lavorando a una unificazione vera tra iscritti (militanti) ed il suo più eterogeneo elettorato… Ci sarebbero da tenere poi conto di alcune ‘questioncelle’ che hanno messo a soqquadro il mondo del lavoro negli ultimi trent’anni, cosa che mi fa dire che bisognerebbe avere un nuovo “Statuto dei Lavoratori” con un nuovo articolo 18, e che si applichi a tutti i lavoratori indipendentemente dalle dimensioni aziendali in cui lavorano; vista altresì che avanza la famosa rivoluzione digitale e un ulteriore salto triplo con l’intelligenza artificiale, una cosetta che ha assecondato alla velocità della luce, l’annullamento dei confini e la tendenza globalizzatrice del commercio, che dopo l’età romantica e pionieristica dei padri pellegrini del web ha promosso giganti dai fatturati equivalenti al Pil di un medio paese europeo, impossibili da governare per esempio, sul piano fiscale con dei provvedimenti nazionali. E che soprattutto ha scardinato il lavoro novecentesco basato su capitale, rappresentanza sindacale e rappresentanza politica. Frantumando il lavoro in mille attività precarie (i c.d. “lavoretti”) determinando altresì l’uscita dalle attività produttive di milioni di lavoratori che a fronte dei processi spinti di informatizzazione e meccanizzazione, hanno perso la loro qualificazione, e oggi non ritrovano un’occupazione stabile e di qualità, costretti a subire un demanzionamento che ne svilisce la professionalità e taglia il salario… togliendo dignità al lavoro e peggiorando le loro condizioni di vita. Forse, di fronte a tanta frammentazione lavorativa, occorrerà che i Sindacati Confederali, chiedano necessariamente di dare applicazione all’art. 39 della Costituzione proprio sulla rappresentanza sindacale. Siamo qui a gingillarci con le diseguaglianze e il precariato, li attribuiamo giustamente a un esoterico neoliberismo, non sapendo come darci conto dello sbalordito disarmo dei governi sia di destra sia di sinistra e degli stessi Sindacati, davanti a un fenomeno più grande di loro. È da trent’anni eh, non da tre mesi. Che va avanti questa fantastica rinuncia a misurarsi col mondo del lavoro e i suoi profondi cambiamenti. Molto presto capiremo anche da come questi temi verranno discussi e trasformati in obiettivi da perseguire nel medio periodo, gestendo il cambiamento che ulteriormente ci sarà… se l’operazione “rinnovamento” del Pd sarà veramente riuscita. Concludendo: di Conte e dei 5Stelle ho già detto. Mentre il Terzo Polo finisce dentro l’ennesimo “bad trip” e si chiede cosa succederà dopo la decisione di Matteo Renzi di andare a dirigere Il Riformista, stando peraltro fuori dagli organismi dirigenti dello stesso Terzo Polo. Una decisione maturata in gran segreto e addirittura non nota nemmeno a Carlo Calenda fino a qualche ora prima dell’annuncio… il quale, a ragione, tiene a specificare che il nuovo quotidiano non sarà l’organo del partito. È chiaro che la questione è tutta politica. Questa sorta di doppio binario (giornale e partito) nelle intenzioni di Renzi dovrebbe rappresentare una combinazione produttiva di idee, dibattito e finanche allargamento dell’area d’influenza del Terzo Polo – o come si chiamerà – soprattutto verso i moderati di destra, ma cosa sarà veramente? E’ anche possibile che sia solo una ulteriore grande confusione di messaggi e una sovrapposizione di ruoli fra Renzi e lo stesso Calenda, rispetto a come e quando consolidare un partito unico tra Azione e Italia Viva… una questione tale da complicare tutta la prospettiva della (loro?) forza politica. La mossa di Renzi, insomma, ripropone una volta di più l’esigenza di un chiarimento interno sulla linea del nascente partito, tenendo conto delle varie novità che stanno emergendo. Dunque, anche in questo caso solo il tempo chiarirà come stanno realmente le cose e i ruoli dei due leader. Quello che si può dire adesso è che mentre la destra tende a unificarsi e comunque nel bene e nel male riesce a occupare tutta la scena politica, comprese le follie di Fabio Rampelli e le indecenti provocazioni di Ignazio La Russa, le opposizioni continuano ad andare ognuna per conto loro affastellando una Babele di messaggi in un labirinto politico di cui al momento non si scorge ancora l’uscita che questo “nuovo Pd” propone a sé stesso e al Paese perché si possa parlare di una loro vera “rinascita”…

 

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