Politica: Giorgia Meloni, tra ipocrisia, arroganza e volgarità ecco perché Meloni è “un eroe” dei nostri (brutti) tempi…

Non so se Giorgia preferirebbe definirsi “un’eroina dei nostri tempi”, assoggettandosi a regole contemporanee, o sceglierebbe di rispettare il maschile del titolo originale del romanzo del grande scrittore russo (ahimè, qualcuno protesterà) Michail Lermontov: “Un eroe dei nostri tempi”. Forse, in ragione della sua vocazione muscolare, sceglierebbe quest’ultima soluzione, che si potrebbe pure interpretare in modo più esteso, come intende ad esempio la Costituzione sulla quale Giorgia ha giurato, che scrive: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…”. “Uomo” come “essere umano”. Certo Giorgia, pur avendo ben poco da condividere con il protagonista del citato romanzo, l’ufficiale Grigory Pecorin, un eroe/ un’eroina dei nostri tempi lo è di sicuro, non tanto perché ha vinto le elezioni (che avrebbe anche potuto perdere), non tanto perché ha infranto il famoso, ormai, tetto di cristallo con i voti di una parte minoritaria del Paese (o meglio: della Nazione), ma perché si sta rivelando splendida interprete dei nostri tempi, ipocrita quando si tratta di giudicare il passato dell’amata fiamma, sincera, limpida, trasparente quando si tratta di farsi maschera di questa orrida stagione, nella sua mancanza di memoria, nell’oscuramento della storia, nella volgarità diffusa (diffusa anche via etere dalla tv di stato). Ad esempio. Qui si deve andare in punta di piedi. Gli esperti nella lettura del labiale sostengono che ha apostrofato “che merda” l’oppositore Giuseppe Conte. Fosse vero, avessero letto bene, avremmo compiuto un passo avanti, perché una volta l’appellativo lo si usava per il compagno di classe o, reciprocamente, tra tifosi dell’Inter e della Juventus o della Roma e della Lazio, se nei giornali si fosse dovuto scrivere qualcosa in proposito si sarebbe usato la sottigliezza della “m” iniziale con il punto, “m” minuscola o maiuscola (“M.” cioè, alla maniera di Antonio Scurati). Ma intanto il passo avanti: se fosse davvero come narrano i “labialisti” Giorgia avrebbe sdoganato la parola o parolaccia in uno dei luoghi simbolo della democrazia italiana, mostrando come ormai la si possa esibire ovunque: in strada, al bar, a scuola, nelle aule universitarie, in televisione, in Parlamento, e in tutte le sue varianti: merdina, merdaccia, merdone, merdaio. Smentirà, correggerà, chiederà scusa la nostra Giorgia? Non credo proprio, per una questione di stile, quello stile che di sicuro non può vantare. Avrebbe dimostrato di possederne una briciola se evitasse di ridacchiare ad ogni battuta dell’amico Renzi, quando il suo predecessore tira in ballo il Pd, il partito che lo aveva scelto, eletto, promosso, talvolta persino amato, ma che lui a solo intensamente odiato. A scuola la maestra raccomandava di non ridacchiare, nascondendosi dietro la mano aperta sulla bocca, di fronte alle disavventure di un compagno: un po’ di rispetto, di solidarietà chiedeva la maestra. Rispetto, solidarietà mettiamoli da parte: quisquiglie di fronte ai destini della Nazione. Ho rivisto il filmato di un comizio di Giorgia. Ho azzerato l’audio, ho osservato movenze e sguardi e quegli occhi. Va beh, il duce era il duce, ma questa chi è …chissà? D’altra parte, ha spiegato più volte: “Ci provo ad essere più pacata, ma sono della Garbatella, ogni tanto l’anima esce”. Francamente Credo che dovrebbe nutrire un po’ di stima in più per quelli della Garbatella e per l’anima. Non esce l’anima quando comizia, esce quel sentimento nero che la induce a dire a denti stretti che non ha simpatia per il fascismo, che la costringe a dimenticare i morti (Antonio Gramsci, Giacomo Matteotti ad esempio) assassinati dal fascismo, gli esiliati, i confinati, i condannati ai campi di concentramento e di sterminio (non solo gli ebrei, non toccò solo a loro il viaggio finale in Germania), la Resistenza, la Liberazione, la Costituzione, la democrazia, e altri morti, anche i morti di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, dell’Italicus, della stazione di Bologna, tutti per mano fascista, donne e uomini, ragazze e ragazzi colpiti freddamente, senza una colpa… Ha infranto il tetto di cristallo e ci mostrerà che cosa saprà fare. Per ora assai poco e male… Vedremo. Il tempo passa veloce. Sono già passati 18 mesi e un segnale che il Pd e i 5 stelle nonostante Soru hanno ripreso la presidenza della Regione Sardegna è arrivato e sembra che non fosse ancora atteso e Meloni ci ha perso la faccia. E ora in Abruzzo un’altra votazione con qualche rischio di vedere un uomo di FdI  nonchè suo personale amico  messo in discussione quale Presidente di Regione l’unica regione a trazione FdI… E pensare che vorrebbe riformare la Costituzione con l’elezione diretta del Premier di governo e garantirsi così le mani libere in questo Paese, anzi in questa Nazione, senza tenere conto alcuno che numeri alla mano, con sette milioni di elettori (cinquanta aventi diritto al voto), non può pretendere di rappresentare in toto…

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