Politica: Governo questione di Giustizia. Contro lo Stato del 41 bis. Lo sciopero di Cospito e la coerenza di schierarsi dalla parte di chi contrasta l’ingiustizia…

Il carcere duro può essere legittimamente ritenuto giusto o meno, ma la nostra posizione non può e non deve dipendere dal fatto che a contestarlo sia il responsabile di crimini odiosi. Né con Alfredo Cospito né con lo Stato? Ma manco per niente. Semmai con Cospito e contro lo Stato, quanto meno lo Stato del 41 bis. E ovviamente non mi riferisco alla militanza criminale dell’anarchico, né ai vaneggiamenti di sedizione violenta cui egli ha continuato ad abbandonarsi anche da detenuto. Mi riferisco a ciò cui esclusivamente occorrerebbe riferirsi, vale a dire alla sua iniziativa di sciopero della fame e ai motivi per cui ha dichiarato di intraprenderla e di volerla continuare a tutti i costi, cioè anche al costo di morirci: la contestazione e la pretesa di abolizione non per lui, ma per tutti, di quel regime carcerario. Un regime che si ha diritto di ritenere legittimo e congruo, ma che non diventa accettabile o immeritevole di revisione giusto perché a contestarlo è come già detto il responsabile di crimini odiosi: salvo credere che la tortura prenda legittimità e sia insuscettibile di revoca perché a reclamarne la fine è un manigoldo. In settimane di foja giornalistica giustizialista, garantista, umanitarista, sicuritaria, pietosa, medicale, cospirazionista, antimafia, punitista, anti-impunitista e perlopiù ‘minchiona’ a destra e a manca, l’unico punto irriducibile è sfuggito: e cioè che una norma ingiusta è stata posta in discussione da parte di un detenuto, il quale non l’ha fatto neppure soltanto per sé, ma per chiunque vi sia sottoposto. Si ripete: è ovviamente del tutto legittimo avere l’idea opposta. È del tutto legittimo ritenere che, al contrario, quell’apparato normativo sia rispettoso dell’ordinamento costituzionale e che sia opportuno mantenerne il vigore – come si fa sfrenatamente da parte di molti e come agli effetti pratici fa anche certo equilibrismo garantista che procede a suon di sì ma, sì però, mafia sì, anarchici no, tortura sì, ma con juicio. Ma se si ritiene invece che la norma sia da cancellare non perché lo dice Cospito, ma perché è ingiusta, e che l’ingiustizia o no di una norma non dipende dal curriculum criminale o morale di chi la contesta, e che a onorare la giustizia non è lo Stato che mantiene la norma ingiusta, ma il detenuto che lo denuncia, allora bisogna stare dalla parte che contrasta l’ingiustizia, non da quella che la perpetua. Dunque, dalla parte di Cospito e non dalla parte dello Stato del 41 bis. Paradossale? Tutt’altro! Si dice: «E se poi anche gli altri si mettono in sciopero della fame?». Semplicemente, hanno ragione. Vorrebbe dire che viene dai detenuti e non dalla Giustizia, dalla Politica, dalla Società, resesi vicendevolmente inerti e disumanizzate, una possibilità, o almeno il tentativo, di ridare un senso di incivilimento del nostro sistema penal-carcerario… Dice Alfredo Cospito: “Non centro nulla con la mafia voglio che venga cancellato il 41 bis per tutti perché è uno strumento che toglie le libertà fondamentali, ho visto mafiosi che sono anziani e malati, persone non più pericolose”. È questo, in sostanza, il pensiero che Alfredo Cospito ripete in queste ore a chi ha avuto modo di vederlo nel carcere milanese di Opera. A proposito delle azioni di protesta come forma di sostegno, l’anarchico, in sciopero della fame da oltre 106 giorni, chiarisce che nell’ideologia anarchica “non si giudicano le azioni degli altri” e che le sue sono tesi “individualiste, perché non c’è una organizzazione”. Rispetto ai dubbi di incostituzionalità del 41 bis che vengono sollevati da più parti: C’è l’appello di giuristi e intellettuali contro il carcere duro per Cospito: Sta morendo. “Un gesto di umanità e coraggio”, come la revoca del 41 bis, a Alfredo Cospito che “è a un passo dalla morte per l’esito di uno sciopero della fame che dura, ormai, da più di 100 giorni”. È quanto chiedono al ministro della Giustizia e al governo, con l’appello sottoscritto da alcune decine tra giuristi e intellettuali, tra i quali l’ex presidente della Corte costituzionale, Giovanni Maria Flick, l’attore musicista e scrittore, Moni Ovadia e padre Alex Zanotelli, missionario comboniano. Sono 38 per ora le firme in calce all’appello – ma la raccolta delle sottoscrizioni continua- per un gesto di umanità nei confronti di Alfredo Cospito. Tra le altre, ci sono quelle del filosofo Massimo Cacciari che del caso Cospito, dice: “È al 41 bis per una bomba carta, è tortura”, di don Luigi Ciotti, dell’ex pm di Mani Pulite, Gherardo Colombo, attualmente presidente della Garzanti Libri, che sostiene l’incostituzionalità dell’ 41 bis, del filosofo del diritto Luigi Ferrajoli, del presidente dell’Unione delle Camere penali, Giandomenico Caiazza. Tanti i magistrati in pensione, come l’ex Pg di Firenze, Beniamino Deidda, Domenico Gallo, Nello Rossi, Livio Pepino, oggi presidente di Volere la Luna e direttore editoriale delle Edizioni Gruppo Abele e Franco Ippolito, attualmente presidente della Fondazione Basso. « L’articolo 41 bis è incostituzionale, sia per come è strutturato, sia per come è applicato. La misura, che non a caso viene chiamata dai media carcere “duro”, si trova in contrasto con il dettato della Carta». A sostenerlo in un’intervista sulla Repubblica è l’ex pubblico ministero Gherardo Colombo (uno dei magistrati di Mani Pulite). Cosa dice la Costituzione? L’ex PM fa riferimento all’articolo 13 della Costituzione Italiana che punisce «ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà», nonché all’articolo 27 che, poi, in ogni caso, vieta i « trattamenti contrari al senso di umanità». Insomma, i 728 detenuti – di cui 12 donne – al 41 bis in Italia vivono una condizione illegale. Cosa dice l’art.41 bis? Illegale è, certamente, consentire ad un essere umano di: stare 22 ore su 24 chiuso da solo in una cella ed avere una “socialità” ridotta ad appena due ore di permanenza all’aperto con massimo altre 3 persone ( art. 2 quarter lettera f ); incontrare i familiari e conviventi solo una volta al mese e per una sola ora ( art. 2 quarter lettera f )- rispetto ai 6 colloqui consentiti ai detenuti “ordinari” ed ai 4 consentiti ai detenuti che scontano un “ergastolo ostativo“; ricevere una sola telefonata al mese, e per soli 10 minuti, da parte di familiari o conviventi (art. 2 quarter lettera b) – rispetto alle 6 chiamate consentite ai detenuti “ordinari“; subire la sottoposizione ha visto di censura della corrispondenza ( art. 2 quarter lettera e ). Dice ancora Gherardo Colombo: “lo stato è forte quando rispetta i diritti umani”. In riferimento alla posizione di chiusura del governo Meloni, e in particolare del Ministro della giustizia Nordio, rispetto all’ipotesi di annullare il 41 bis ad Alfredo Cospito, Gherardo Colombo ha le idee chiare: « La forza dello Stato sta nell’osservare le sue regole, la prima delle quali è il rispetto della dignità, quindi dei diritti fondamentali delle persone». Anche di quelle detenute. Alla domanda giornalistica se sia corretto che alla violenza di Cospito lo stato risponda con altrettanta violenza, Colombo si fa portavoce di un timore comune: «Le persone non possono essere lasciate morire. Lo Stato deve avere questo principio come fondamento di ogni azione. Si rischierebbe di creare un martire».

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