Politica: il Centro non esiste… e allora chi sono i centristi…

Scissione M5s, il nuovo gruppo di Di Maio oggi si struttura. Spatafora Coordinatore. Di Stasio e Di Nicola votati  capigruppo… al Senato e alla Camera. Ora, gli occhi sono tutti puntati sul Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, e sulla rete impazza il fotomontaggio che lo trasforma in un clone moderno di Giulio Andreotti. Che a guardar bene però centrista non fu mai, direi di destra anche se tal volta ‘sbirciò’ a sinistra, ma centrista mai. Ma in realtà politicamente parlando cosa è il Centro? Helmut Kohl ne dava una meravigliosa definizione sociologica, dice Gianfranco Rotondi, consegnata a me e Rocco Buttiglione davanti all’indimenticabile bistecca di “Mario”, in via della Vite a Roma: “Il Centro non esiste, è solo il perimetro degli elettori che si spostano da una parte all’altra”. Voleva dire che esiste un elettorato centrista, non un partito centrista, perché la politica è la scelta tra due tesi, e chi si mette in mezzo è inutile. Volando meno alto, Pinuccio Tatarella diceva che “il Centro è solo un taxi per spostare truppe da una parte all’altra”: traduzione levantina del concetto teutonico del vecchio Helmut. E allora cosa era la Democrazia cristiana? Non era il Centro e non si definiva tale, aveva al suo interno una destra, una sinistra, e cento e forse più sfumature di moderatismo. Ma non era il Centro. Se fosse un gioco di società, come quelli che trovavamo sotto l’albero di Natale della nostra infanzia, sulla scatola ci sarebbe scritto: “cerca il Centro”. La caccia al tesoro centrista occupa le cronache di tutta la Seconda Repubblica, e sembra impegnare anche la terza. Ma torniamo alla domanda: “E allora la Dc cosa era?” Non era il Centro, non si definiva di Centro, aveva al suo interno una destra, una sinistra, e cento e forse più sfumature di moderatismo. Ma non era il Centro, era uno dei due poli della prima Repubblica, il più forte e longevo. La Dc tedesca – ancora viva e vegeta – è stata uno dei due poli della politica tedesca. Il Ppe è la prima forza politica europea, e occupa saldamente la “pole position” di un bipolarismo in cui è incerta – al massimo – la posizione alternativa. In Italia il tema non è chi occupa il Centro. Esisteranno sempre partiti centristi che – direbbero Kohl e Tatarella- “trasportano gli elettori da una parte all’altra”. Può darsi che Di Maio ne animerà uno, e magari sarà più giovane e scattante di Mastella o Toti, che già ci provano da tempo. Come d’altronde anche Renzi e Calenda, assieme a ciò che resta del Partito Radicale (oggi +Europa) per l’appunto con qualche ‘Radicale’ che però non sembra più tale… Il Centro è quindi un miraggio. Il Centro, ovvero un Centro unito, è l’isola che non c’è. Tutti lo inseguono, nessuno riesce a conquistarlo. E neppure a definirlo. E sì che i potenziali demiurghi di quest’area politica sono di primo livello: Di Maio, Renzi, Calenda, Toti, Brugnaro, Sala. Ministri, ex premier, governatori, sindaci di primo livello: “Quanti generali, ma le truppe?”, ironizza ferocemente il leader forzista Antonio Tajani. Di certo, è un mondo squassato da un terremoto – provocato dall’atterraggio dell’ex capo politico dei 5S – e in continuo divenire. Ma francamente il Centro (bisogna dirlo) non è il vero tema del riassetto del nostro sistema politico. La questione aperta è chi occupa la prima posizione, chi succede alla Democrazia cristiana e a Forza Italia nella guida politica della maggioranza naturale di questo Paese, costituita da un ‘blocco sociale’ alternativo a un modello statalista (qui da noi mai praticamente esistito, al massimo vi furono le Partecipazioni statali) e per meglio dire a una politica concordata dei redditi, segnato anch’esso laicamente ma sempre di ispirazione cristiana, interprete contemporaneamente sia di una domanda di libertà economica che anche di equità sociale. È questo il tema centrale della politica italiana, altro che cercare di mettere insieme un mosaico centrista con le sue tessere che non si incastrano mai…

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