Ma non doveva ritirarsi dalla politica? Era una grandiosa balla… infatti, ancora vive di politica o …per meglio dire vive “vegetando” in Italia Viva. E guarda o per meglio dire pensa e spera a un suo possibile ritorno nel futuro. Dato che la politica esprime spesso (così dovrebbe essere) i bisogni della società, Renzi di quale inconscio è debitore? Quale popolo veramente lo reclama? Ecco di seguito alcune domande utili per capire chi è veramente costui? Ma vediamo le tappe del suo percorso politico (non breve). Sindaco di Firenze, Presidente della Provincia di Firenze. Una volta battuto alle primaria del Pd e una volta vincitore. Da Segretario del Pd estromette Letta da Presidente del Consiglio e ne prende il posto, condotto per mano da Napolitano. Che è successo dopo che è uscito Napolitano? Viva Mattarella! Con Napolitano, il sindaco di Firenze – quella città per cui chi la abita è detto “toscanaccio” – è venuto dopo. Per Mattarella, il primo ministro è venuto prima. È un bel salto. La direzione cambia di senso, potremmo dire. Ma la vera domanda: c’è un Renzi capace anche ora e in futuro di vestire ad ogni passo la maschera giusta? Di avere consenso ad ogni mossa? In questi giorni Luca Sossella ha riportato su FB una frase estrapolata dall’ultima lettera di Benito Mussolini: «…io non ho creato il fascismo l’ho tratto dall’inconscio degli italiani, se non fosse stato così non mi avrebbero seguito per vent’anni». Questa massima s’adatta sicuramente a Berlusconi ma anche a Renzi, figure di un contesto democratico invece che totalitario? Evidentemente nel grande paniere del nostro inconscio nazionale (credo che lo si possa chiamare a ragione anche “popolo”) ci sono molte anime: se Berlusconi vi ha attinto cogliendo – di questo popolo – le sue tradizioni più familiste e tribali, più viscerali (chiamiamole pure edoniste invece che istituzionali, ma comunque barbariche se non predatorie), Renzi di quale inconscio di popolo italiano è debitore? Quale popolo lo reclama leader, ovvero chi veramente lo vota? Renzi con Italia Viva è rimasto sempre inchiodato nei sondaggi settimanali tra il 2 e il 2,5%. Ovvero a guardar bene, non ha una reale base elettorale… Diciamolo chiaramente: “Renzi ha più lettori che voti”. L’ex premier si prende la rivincita in libreria: i suoi libri scalano le classifiche e forse gli aprono un futuro migliore. Da scrittore. L’ex premier Matteo Renzi durante una presentazione del suo ultimo libro «Controcorrente» che arriva dopo «Avanti» e «Perché l’Italia non si ferma». Che con le parole ci sappia fare, neppure i suoi più acerrimi nemici, cioè i comunisti, lo hanno mai messo in dubbio. Il bla-bla è sempre stato …il suo cavallo di battaglia. Messa così, la domanda è senza risposta ed anzi ci avverte che, per ridurre un popolo ad un solo inconscio, bisogna manipolarlo ben bene… Volendo rispondere con più modestia, basta rifarsi alla sua più recente e clamorosa vittoria… il licenziamento del Conte 2 dopo poco più di un anno, prima lo aveva voluto a sorpresa come Premier del governo giallorosso… Ma anche sgominare l’apparato comunista divenendo segretario del PD fu una grande impresa. Vero è, comunque, che avere messo Mattarella alla presidenza dello Stato italiano per mantenere ed anzi aumentare il consenso a lui necessario (consenso, se non ancora potere pieno e certo), è risultato un vero capolavoro di machiavellismo politico, di mossa da Principe che fa il bello e cattivo tempo sui suoi sudditi. Proprio lui – che, per vincere su Bersani e gli altri, ha cavalcato l’idea secondo la quale il tempo della politica avrebbe dovuto compiere da subito, e stabilmente, un salto in efficacia e velocità della forma partito e del sistema partitico e parlamentare nel suo insieme. Ricordate: la rottamazione… Renzi, chi va a mettere nel ruolo di primo cittadino? Un cattocomunista che, per mentalità e stile, costituisce proprio quel grumo di pensiero e azione cui si devono i peggiori (ma, ancora più grave, forse anche i migliori) terribili limiti storici della sinistra italiana. Dico sinistra italiana perché essa ha fatto da sempre le spese dell’egemonia del più grande suo partito in ciascuna delle sue progressive riedizioni e sopravvivenze. Dopo un uomo d’ordine come Napolitano (il bene della Patria!), ecco che Renzi non apre a sinistra del presidente che lo ha così bene servito per la salvezza della stabilità nazionale, ma torna indietro, incoronando un uomo della sinistra democristiana. Spregiudicatezza che già gli è costata cara. Tuttavia, tra le maggiori doti di Renzi c’è quella di risolvere un problema alla volta con la maggioranza che più gli serve ad avere così la certezza di risolverlo. Questo non significa – bisogna pur ammetterlo – che prima davvero contassero le idee e le ideologie, queste facevano da carrozzeria più o meno degli stessi motori. Erano solo carrozzerie molto più pesanti. Non è facile srotolare Renzi trovando il bandolo giusto della sua matassa. Tanto più disponendo io, del lessico di un pensiero politico alquanto aggrovigliato in mille pregiudizi sull’uomo Renzi. Ecco, dunque alcuni appunti e domande sparse che mi sovvengono leggendo qualcosa dei tanti articoli passati e recentemente riapparsi su Matteo I°, oggi leader di Italia Viva una sorta di movimento alla rovescia (in quanto la sua dinamica non viene dal basso dal popolo, ma piuttosto dalla macchinazione politica di uno soltanto, lui stesso, anche qui con il notevole salto della quaglia di fare grande sfoggio di social network per brillare come la palla a specchio di una discoteca)… I testi letti, per primo un saggio su Renzi del sociologo Alberto Abbruzzese; poi “Brand Renzi” di Nello Barile e ancora “Royal Baby” di Giuliano Ferrara, e molti articoli sparsi (quelli di Belpoliti, ad esempio, che porta avanti la sua lettura del corpo politico in carne ed ossa – e abito, e postura – brillantemente inaugurata con Berlusconi). Quelli di Gianfranco Marrone e di Vittorio Zambardino (intelligente seppur cauta eccezione nel coro degli antirenziani). E, presso Sossella Editore, ne è uscito un altro, “Il contromago di Oz” sottotitolo “Chi scrive Matteo Renzi”, scritto da Paolo Taggi, il quale tratta la materia “liquida” del proteiforme premier da massimo esperto di talk show televisivi (per inciso, ma restando in tema, si parla oggi della loro crisi, ma va detto che le forme espressive della comunicazione sembrano morire proprio quando sono interamente assorbite nei modi d’essere degli attori sociali). Le cose che mi sono venute in mente riguardano alcuni punti con molte domande. Il primo di essi è costituito da alcune domande dirette, domande di fondo molto disordinate, del resto per l’uomo in questione il profondo e il superficiale sono la sua esatta cifra (miscelando insieme profondità molto superficiali e superficialità molto profonde), la prima domanda: oggi si diventa «uomini senza qualità» per sottrazione o per addizione? Già Musil e il suo «L’uomo senza qualità» vi chiederete cosa c’entra? Andiamo a Wikipedia: «L’ambiguità del reale, l’impossibilità di reperire in esso un senso, lo sgretolarsi dei fatti in una miriade di possibilità formano il quadro filosofico nel quale Musil situa la vicenda di L’uomo senza qualità». Sì, è il dilemma se si tratti di uomini senza qualità o di qualità senza uomini! Altre domande: quando una qualche stella che parrebbe di modesta o appena sufficiente grandezza e lucentezza si trova a campeggiare in un cielo buio, risplende di più oppure la luce resta la stessa? O risente del buio in cui è immersa per quanto lo sovrasti? Una mente svelta e una favella intrepida possono fare godere o soffrire un pensiero politico, dico pensiero? E una azione politica, dico azione? Si diventa più belli o meno brutti arrivati al ruolo di leader? E in quanto tempo? Serve, per rispondere, una scienza politica della fisiognomica? È possibile raggiungere un qualche obiettivo nell’opinione pubblica simulando verità oppure il falso? Per qualcuno della politica, agendo nel regime sociale attuale, locale e globale, è possibile mantenere ciò che promette? Il comico e la tragedia tanto si respingono da coincidere ambedue nell’impossibile, ma a che genere appartiene Renzi? La saggezza della commedia dell’arte, la parata futurista, l’horror vacui della disperazione? L’efficacia del senso comune contro il buon senso? Renzi ha fatto e fa molte promesse di futuro ma già sarebbe tanto se arrivasse a garantire i dispositivi, le condizioni istituzionali, in grado poi di realizzarne davvero qualcuna (referendum 2016 docet); certo è che le tonalità renziane su quale sia in realtà l’ingiustizia sociale da superare o quantomeno ridurre sono assai diverse dalle tonalità critiche che emergono in qualsiasi straccio di cronaca televisiva sulla disoccupazione, sulla povertà, sul degrado delle istituzioni, sul dissesto ambientale, sulla corruzione. Non è facile orientarsi su chi dice cose scomode a Renzi e insieme sul perché e dove le dice, ma quanto ad esempio sostiene un giovane militante radicale Riccardo Magi credo sia drammaticamente vero, anzi sono certo. Al contempo sin dall’inizio c’è stata una sorta di accanimento su di lui proprio da parte di quanti in così numerosi anni di promesse hanno lasciato le più sconfortanti tracce del loro fallimento. Come se, per schiaffeggiare se stessi, preferissero schiaffeggiare l’altro che ha preso il loro posto… Renzi gioca di sponda con le verità o con le menzogne? L’estetica è per non farci morire di verità oppure – la verità è inventata – creata dal nulla – per non farci morire di estetica, di “bellezza”? Luca Sossella – prolifico dispensatore di massime morali sul web – continua dicendo: «la pronuncia del sé singolare nel mondo sensibile è la lettura della propria limitatezza». Dunque, Renzi nel dire, legge la propria limitatezza, oppure è la sua illimitatezza ad essere sintomo di falsità? Cosa c’è dietro il volto di Renzi? Ciascuno ha le sue ragioni, la propria matrice, ma l’invasività di questa sua moda di “nicchia” politica, probabilmente rispecchia un essere umano che cerca un corpo libero e disincarnato dall’ordine sociale e al tempo stesso immerso negli incubi più profondi di quell’ordine… Siamo al delirio solipsistico? Al Narciso malato? O che altro? Il volto di Renzi può essere furbo e persino intelligente, ma è fatto comunque della superficialità delle immagini bidimensionali (per questo è un comunicatore nato, perché ha la malleabilità della comunicazione “da uno a molti”). Ora, ci può aiutare nel nostro dire, l’antico precetto alchemico sull’ordine, sì, sembrerebbe poterci guidare in fasi così disordinate come quella presente. Ma in una accezione tutta particolare infatti: l’ordine non ha più un diretto bisogno di rigenerarsi in un suo disordine, o quantomeno conserva la propria posizione di potere assoluto trasformando il disordine in arma impropria: ordine e disordine sembrano avviati a separarsi per meglio collaborare tra loro nel proprio crimine: l’ordine si alimenta così – sovrano – del disordine dei suoi sudditi, costretti a logorarsi nel gioco interno tra la speranza di vincere il disordine e un ordine di secondo grado… Renzi è eterodiretto dall’ordine mondiale del capitalismo finanziario, volontà di potenza ultima sullo stato di necessità degli “ultimi”: tra questi ultimi l’ex leader italiano usa una dialettica da secondo a infimo grado tra ordine e disordine in modo spregiudicato: promette ordine attraverso una variante del disordine, quella cioè di scombinare l’ordine come si fa con il gioco della carte. Tutto ciò è umano troppo umano … ma proprio qui c’è dell’eccellenza: alla fine la volontà di potenza di chiunque è stretta nell’abbraccio mortale della volontà di potenza di pochi amministratori della volontà di potenza del mondo, del suo stato di necessità… «Uno nessuno e centomila»: questa formula pirandelliana funziona per Renzi? Wikipedia racconta così la filosofia di Vitangelo: «Il protagonista passa dal considerarsi unico per tutti (Uno, appunto) a concepire che egli è un nulla (Nessuno), attraverso la presa di coscienza dei diversi se stesso, che via via diventa nel suo rapporto con gli altri (Centomila)». Insomma: da niente che è, il signor nessuno prende forma in virtù dei “centomila” che lo stanno dissezionando in tante diverse e opposte figure di miseria e di nobiltà. Renzi si ricompone o si sgretola gettandosi – «come un sol uomo». Siamo, nell’infinito vortice del relativismo? Renzi è alla costante ricerca di fatti, li promette e in attesa di realizzarli lavora di linguaggio con i suoi “centomila”. Forse, la formula di Pirandello significa l’impossibilità del sé, eppure resta sempre la capacità illusoria e illusa dell’uno: quella del Primo Ministro… Renzi, non ne ha mai smesso l’abito! In un articolo di Manolo Farci nel blog di Belpoliti, mette in rilievo la grande capacità di Renzi nell’interpretare intelligentemente le chance offerte dalla rete e sapere dunque usare ogni tonalità digitale (oltre – ma è molto importante ricordarselo – ad ogni altra piattaforma comunicativa, dalla piazza alla TV, sembrando così un “grillo parlante” ma avendo sempre bene in testa il motivo da suonare). Tuttavia, il maggiore difetto di Renzi è proprio qui, forse: proprio dietro alla sua massima qualità di «velocizzatore della politica» a tutti i costi, proprio in virtù della sua prestanza in pratiche comunicative che la più parte dei politici non conoscono. Che è il motivo per cui a Renzi piace tanto – si dice che gli faccia da “consigliere del Principe” – il teorico del futurismo Baricco, e al di lui elogio modernista di quella sorta di “nuovi barbari” che furono gli artisti di avanguardia (grande ed ultimo punto di incontro tra Italia, Europa e America). Qui, al suo massimo di tecnicalità, Renzi rischia di dimostrare, in negativo, che un potere ottenuto per mezzo della potenza della tecnica non va molto lontano se essa non è anche espressione di un contenuto. Una innovazione che scavalca la politica può funzionare se ha le basi di una teoria politica altra. O – ancora più in alto – di una ben motivata negazione della politica (non certo nei modi degli attuali fervori antipolitici). A qualcuno sarà sembrato che di Renzi io abbia un giudizio severo e svalutativo. Ma dai, l’ho confessato sempre senza alcuna reticenza! Perché: una volta accettate le regole della politica – anche di quelle alte, di cui diciamo sempre di essere “nani” – non mi passerà mai per la testa di criticare Renzi… almeno sino a quando chi lo contrasta, a destra o a sinistra che sia, non dimostri di sapere fare davvero lo “sporco” mestiere di rottamatore …rottamandolo.
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