Politica: solo autoreferenzialità. In corso la partita di poker della crisi, molti bluffano per accaparrarsi la posta in gioco. L’incredibile pretesa del Governo e dei partiti, di voler disegnare la nuova Italia senza coinvolgere il Paese e gli italiani…

Nella maggioranza nessuno difende più l’operato del governo e sono in molti coloro che sembrano rifugiarsi dietro l’avvertimento che dopo il Conte 2 ci sarebbero solo le urne, dopo le quali la gran parte dei deputati dell’attuale maggioranza non torneranno in Parlamento. Ma ora dopo le varie voci di questi mesi su una possibile crisi di Governo… sembra che la sorte dei   giallo-rossi sia una volta di più legata all’ennesimo ultimatum di Renzi che si dice pronto a ritirare le due Ministre di Iv dall’Esecutivo, se le sue 61 proposte sul Recovery Plan più l’utilizzo del Mes e la cessione della delega da parte del Primo Ministro sui Servizi di intelligent (ma proprio tutte?!) non verranno accolte. Renzi, forza rompendo la maggioranza nonostante che anche il Pd, i 5Stelle e LeU, chiedano  profonde modifiche di metodo e di contenuti del Recovery Plan elaborato da Palazzo Chigi, ma restano contrari a una crisi al buio, nel mezzo di una emergenza pandemica grave e ancora lungi dalla fine…  Zingaretti: “No ad avventure confuse, serve rilancio”. “Fare un passo avanti. Chiarire i tempi e l’attuazione”. Necessario quindi un cambio di passo ed eventualmente anche qualche ritocco della squadra…  Il resto della maggioranza non condivide l’iniziativa renziana che sembrerebbe determinato a togliere la spina al Conte 2. Renzi forse sta bluffando… si dice convinto che caduto questo Esecutivo, comunque se ne formerà un altro con un altro Premier e con una compagine governativa più adeguata al momento particolarmente difficile del Paese sempre più grave sul piano della salute pubblica e su quello economico sociale. Tutti gli altri suoi partner di governo se cade Conte indicano come soluzione il voto anticipato. Proprio quando sarebbe necessario un grande concorso di idee e di passione, una mobilitazione di intelligenze e non solo di interessi economici, insomma di una concreta prova che la  nostra democrazia è in grado di decidere perché connessa con la società, tutto invece, si riassume in manovre di palazzo per un cambio di Premier e un “rimpasto” di alcuni ministri… altrimenti per l’appunto ci sono solo le votazioni anticipate. E’ incredibile che il Premier Conte e i partiti quelli di maggioranza ma anche quelli di opposizione anziché ascoltare il “grido di dolore” del Paese, ascoltino solo loro stessi, continuando con una stucchevole autoreferenzialità… Sono mesi che quando si parla del Piano italiano per il NextGenerationUe, tutto è sempre molto misterioso, impalpabile, incerto, confuso. Dopo mesi di lavoro all’ombra dei ministeri adesso ci avviciniamo alla stretta finale e inizia la “trattativa” – perché di questo si tratta – una vera e propria “lotta all’ultimo sangue” fra i partiti della maggioranza e anche di quelli dell’opposizione per fissare le poste economiche esatte per i 52 capitoli di interventi individuati e forse, ma non è certo, per stabilire a chi toccherà la regìa dell’operazione, dopo che Italia viva e in parte il Pd hanno demolito la “Piramide” che Giuseppe Conte aveva congegnato e resa nota in una notte d’inverno… Questa vicenda della piramidale cabina di regia, è un mirabile distillato del ‘contismo’ ovvero: «L’accentramento delle decisioni a Palazzo Chigi è una delle caratteristiche di questo governo. Solo che l’accentramento si coniuga solitamente con il decisionismo, mentre in questo caso si coniuga con l’indecisionismo programmatico, che è forma sofisticata di esercizio del potere attraverso la non-decisione e di rinvio delle questioni difficili», così lo descrive Sabino Cassese, il noto giurista e accademico italiano nonché giudice emerito della Corte costituzionale. Aggiungerei, da profano, un ulteriore elemento: vediamo di continuo il tentativo di un vero e proprio “nascondimento”. Sempre più spesso infatti nessuno sa dove, quando, come e perché si sia assunta una certa decisione, o un certo suo rinvio. Pochi governi come questo Conte 2 hanno adottato una pratica così priva di trasparenza e così refrattaria all’apertura di un vero dibattito pubblico. L’esempio del Recovery Plan (l’intervista dello scorso 28 dicembre a Gentiloni di Repubblica è indicativa) da questo punto di vista è emblematico. Il piano per una nuova Italia del post-pandemia che dovrà essere la bussola della politica economica e sociale dei prossimi lustri è stato prima misteriosamente redatto, poi buttato nel cestino, quindi riscritto nelle segrete stanze del potere con il solo rischiaramento proveniente da Bruxelles che di fatto ha dettato i contorni del Piano, e comunque in un modo lontano anni luce dalla Società italiana, pronto per essere scodellato a gennaio sotto forma di decreto. A parte che non si capisce la scelta tecnica del decreto (avrebbero stavolta persino ragione e le opposizioni a protestare), ciò che balza agli occhi è questo atteggiamento da prendere o lasciare, questa ‘autoreferenzialità escludente’, questo alzare il ponte levatoio dinanzi al Castello del Potere. Paradossale se pensiamo che Conte è espressione di quel Movimento che voleva distruggere l’establishment a colpi di streaming con le telecamere messe addirittura nei bagni di Montecitorio e di Palazzo Madama. Mentre questo mix di segretezza e accentramento… sono l’esatto contrario. Mentre invece come già accennato ci sarebbe bisogno: di un grande concorso di idee e di passione, di una mobilitazione dei cervelli oltre che degli interessi, insomma dando una concreta prova che la nostra democrazia è forte, proprio perché sa decidere in quanto connessa con la Società. Però, ormai l’abbiamo capito: questo è un governo che sconterà sempre un grandissimo deficit di sensibilità democratica – senza peraltro compensarlo con clamorose dosi di competenza tecnica – è un deficit che è ‘incistato’ nella sua carne – basti ricordare come nacque e perché: con un’operazione di Palazzo e alimentato dalla confusione fra emergenza ed eccezione. Perché se è verissimo che viviamo una condizione di emergenza questa però non implica per forza uno stato d’eccezione, cioè la sospensione della democrazia come pratica e come forma. Ma a molti di questi uomini oggi dediti alla politica, a partire dall’avvocato del popolo Giuseppe Conte, a Di Maio, a Renzi a Calenda per finire a Salvini, Meloni e Berlusconi manca del tutto il riflesso democratico e sociale dei grandi leader dei partiti di massa i quali, fossero democristiani o comunisti o socialisti, per prima cosa si sarebbero chiesti «ma cosa ne pensano i nostri, cosa ne pensa la gente?», e persino i leader dei partiti più piccoli in un certo senso incaricavano le grandi organizzazioni di ascoltare il popolo – Giovanni Spadolini, allora presidente del Consiglio, implorava Luciano Lama: «Mi raccomando, mi faccia sapere cosa pensa la Cgil». Pensate se Giuseppe Conte si preoccupa di ascoltare l’Italia, semmai ascolta Rocco Casalino e finisce lì. Quello che suscita una certa inquietudine è che il ‘contismo’ sembra aver contagiato una buona parte dei dirigenti dell’ultimo simulacro di partito, il Pd: cosa stanno facendo Zingaretti & C. per parlare con il Paese del suo futuro? Eppure esistono tuttora centinaia di strutture, migliaia di professionisti, tecnici, intellettuali: chi li ha coinvolti? Su ben 52 progetti contenuti nel Piano è chiaro che c’erano tutte le possibilità di sentire prima il Paese nelle sue articolazioni economiche, territoriali, professionali e poi scrivere i progetti per dedicare una amplissima discussione parlamentare, quindi operare una nuova sintesi e su quella chiedere il voto finale delle Camere… Invece, incapaci e senza idee (se non quelle sconfitte dalla storia) e in più anche ammaliati o dal modello cinese o da quello ungaro-polacco, gli attuali nostri leader politici sembra non vogliano affrontare il problema della crescita economica cambiando profondamente le linee del nostro modello economico arretrato in tutto e condannano il paese a sprecare anche l’occasione dei fondi europei. Mentre serve cambiare subito coinvolgendo i più capaci… Mentre il Piano Marshall del 2020 lo hanno fatto diventare materia di scambio al tavolo verde della verifica di governo e presto si vedrà che aver circoscritto la discussione a 30 persone è stato un errore, perché pretendere di disegnare la nuova Italia per decreto è un fattore di debolezza. Che peserà. Se nel 2021, l’approccio e le decisioni del governo non cambieranno a causa di motivi ideologici e/o per l’incapacità di saper fare meglio il Governo Conte 2 fallirà miseramente. Al governo manca una qualsiasi visione del paese che dobbiamo diventare. Non si è articolata nemmeno la bozza di un percorso credibile di riforme se non l’enunciazione del tutto vacua di slogan come la digitalizzazione, l’inclusione, i giovani ma anche gli anziani, la crescita ma anche non lasceremo nessuno indietro, i “ristori” alle imprese ma anche le famiglie, i monopattini, le biciclette ma anche i rubinetti e anche i presepi… Manca un’analisi seria (ma anche poco seria) dei motivi per i quali l’Italia non cresce e accumula debito da 25 anni, una consapevolezza della crisi demografica, un approfondimento della crescente spaccatura tra garantiti e no, tra nord e sud, tra Stato e mercato. I motivi sono evidenti. Da una parte basta ripercorrere la genesi del nostro attuale PNRR. Dall’altra l’ideologia, si potrebbe dire la modesta parte di ideologia, che caratterizza questo governo il cui vero collante è solo l’assoluta necessità di mantenere vivi gli afflati di potere personale di chi lo sostiene apertamente in modo goffo (Cinquestelle) e nell’ombra le consorterie varie. Non c’è nulla. Il vuoto assoluto. Si può discutere sui motivi per cui questi approfondimenti culturali, economici e sociali siano assenti anche se a me pare modestamente alquanto semplice, che la causa principe sia il difetto di competenza e di capacità di sintesi delle variabili in gioco. Conte è essenzialmente incapace di fare una sintesi originale e credibile di quanto sopra e di indicare una sua visione, anche se è un eccellente galleggiatore che si propone a un’ampia popolazione come rassicurante – salvo poi avere il maggiore numero di decessi da Covid-19 in Europa – in modi urbani e non urlati, ricordando a tutti che l’alternativa era e resta Matteo Salvini. Ma resta purtroppo un incapace come dimostrato da mille errori, che lo vedono ancora ‘ostaggio’ dei 5Stelle e dei loro slogan sbagliati come: «il Mes crea deficit per le future generazioni» per lo più continuamente suggeriti dallo spin doctor del Movimento Rocco Casalino diventato il suo alter ego (in ambedue gli ultimi governi) che altro non è che un mescolarsi di superficialità alla caccia di consenso del popolo, priva di capacità di approfondimento. L’incapacità travestita da amico del popolo sfocia in un disastro, ma a Casalino, Conte e aventi causa questo interessa poco, perché l’alternativa, un governo capace, significherebbe per loro sprofondare nell’anonimato da cui provengono senza alcuna possibilità di risollevarsi proprio in quanto essenzialmente senza alcuna competenza… Parlare di ideologia del governo significherebbe accreditare un eccessivo contenuto al governo stesso perché, com’è già stato accennato ed e alquanto noto, questo governo e le persone che lo compongono sono animate dall’unica ideologia di conservare una dose di potere personale ampiamente superiore a quanto mai avrebbero potuto sperare in un contesto meritocratico. Nel governo di 22 ministri, incluso Conte, le esperienze di gestione di un Comune, una Regione, un’impresa, un Sindacato sono pressoché nulle. Solo Lorenzo Guerini è stato sindaco di Lodi, e Teresa Bellanova ha avuto incarichi di rilievo per vent’anni nel Sindacato. Per contro, Dario Franceschini ha perso molte elezioni a cui ha partecipato, salvo essere ripescato in lista bloccata, così come Francesco Boccia che ha tentato la sorte tre volte in Puglia sempre sconfitto nelle primarie da Nichi Vendola e poi da Michele Emiliano. Sandra Zampa è stata brutalmente sconfitta nella rossa Ferrara dalla Lega e, prima, è stata battuta alle primarie Pd a Bologna. Più molti altri fulgidi esempi di sfiducia nel territorio a membri del governo tra chi li conosce davvero. Ma qualcuno li ha scelti e ci deve essere un minimo di collante ideologico. Chi li ha scelti è essenzialmente Luigi Di Maio tra un gruppo di evidenti incompetenti selezionati con l’unico criterio del tragico uno vale uno. Quindi l’unica ideologia è appunto non valere assolutamente nulla, cosa ampiamente e in modo sempre più evidente dimostrata da Di Maio stesso, Lucia Azzolina, Nunzia Catalfo, Paola Pisano, Fabiana Dadone, Laura Castelli e da Alfonso Bonafede Ministro della Giustizia. Conte è la sublimazione di questa situazione, dapprima nominato per non contare nulla nel consolato dei due leader Salvini/Di Maio che si accreditano due solenni imbecillità come il reddito di cittadinanza e quota 100, facendo la gara a chi spreca di più. Poi perfetto per il cambio di maggioranza post Papeete. Ma sempre di base incompetente come dimostrato nelle occasioni in cui non parla per slogan ma di sostanza e senza la protezione delle domande preconfezionate. In sintesi, la scelta di un leader formale e privo di qualsiasi contenuto è sempre la forma invece che la sostanza, il processo invece che il contenuto, apparire invece che essere. Conte è questo: forma, apparenza e processo. E ha applicato la sua natura al problema. Il dramma è il risultato che appunto resta forma e non sostanza (nessun riferimento a parametri oggettivi che saranno invece fondamentali per avere nel concreto i fondi), processo e non contenuto (raccolta compilativa di capitoli di spesa e non analisi degli obiettivi da raggiungere) e apparenza e non verità (slogan vuoti da convegno e nessun impatto sui veri problemi del paese). Il Recovery Plan manca perciò di qualsiasi anima, passione, ambizione, aspirazione, dice Renzi… Un’anima e una passione per l’Italia, che anche Renzi sempre più incapace di abbandonare i suoi desideri di uno spropositato potere personale: “non ho dato i pieni poteri a Salvini figuriamoci se li do a Conte” … infatti li desidera solo per lui… non è in grado in alcun modo di trasfondere. Certo Matteo Renzi e i suoi 18 senatori sono oggi (con lo sfaldarsi dei 5Stelle) sicuramente decisivi per il governo. Sembrano aver capito che a due anni data, quando le elezioni ci saranno comunque davvero per fine legislatura, nessuno di loro e tanto meno i loro leader (Renzi, Maria Elena Boschi e alcuni altri) potrà lontanamente essere di nuovi accolti dal Pd… con un Parlamento con 345 persone in meno rispetto a oggi. Conseguentemente devono decidere se togliere definitivamente l’appoggio al governo a gennaio, per un atto di coerenza politica non avendo nulla da perdere e all’opposto molto onore nella coerenza politica… ma devono essere altrettanto coscienti che il Paese finirà ulteriormente nel caos… e in una situazione politica che vedrà solo macerie e dove comunque Italia Viva finirà definitivamente morente …anche Renzi è sempre meno credibile. Comunque di certo anche lui e i suoi pochi sodali,  sono totalmente insufficienti per portare l’Italia dove meriterebbe di essere. Chissà? Siamo alle battute finali dell’ennesima commedia politica all’italiana…

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