Politica: Una discussione paradossale. Ma veramente dobbiamo ancora discutere se il saluto romano, è simbolo o meno di fascismo? Molti costituzionalisti precisano che “La Carta è antifascista, e in politica i simboli sono cosa seria” …

Il Saluto romano, lo sappiamo, più di un costituzionalista precisa che: “La Carta costituzionale è antifascista. In politica i simboli sono cosa seria”. Sulla rilevanza penale dei saluti romani si pronuncerà a breve la Cassazione, ma in ogni caso una cosa è certa, «la nostra Costituzione è e resta antifascista». Massimo Luciani, costituzionalista, professore emerito alla Sapienza di Roma, non ha dubbi: i simboli sono importanti e deve far «riflettere» la «nostalgia» dilagante per il Ventennio. Il 18 gennaio si riunisce la Cassazione sulla questione dei saluti romani. Si possono fare, secondo la Costituzione? «C’è un’incertezza giurisprudenziale sulla qualificazione del saluto romano. Un indirizzo ritiene che si tratti solo di una manifestazione apologetica del fascismo e un altro ritiene che, essendo espressione di un’ideologia razzista, sia anche manifestazione di odio razziale. La questione non è irrilevante, perché nel primo caso la punibilità richiede il legame con un pericolo concreto, come la ricostituzione del disciolto partito fascista, e nel secondo invece questo requisito non è richiesto. Su questo contrasto giurisprudenziale una recente decisione della prima sezione penale della Corte di cassazione ha opportunamente chiamato le Sezioni Unite a pronunciarsi». Ignazio La Russa Presidente del Senato, non manca di ricordare che la Cassazione in passato disse che in caso di funerali o commemorazioni il saluto romano non è reato. Comunque, come già accennato, «La questione della precisa qualificazione penale del saluto romano sarà risolta a breve, dalle Sezioni Unite della Cassazione». Ciò su cui invece non si può avere alcun dubbio, però, è che la Costituzione è e resta antifascista. Andrebbe ricordato che già prima che la Costituente si riunisse Alcide De Gasperi (non certo un comunista) aveva scritto che l’antifascismo era “una pregiudiziale ricostruttiva” dell’identità nazionale». Eppure, il presidente del Senato Ignazio La russa, qualche mese fa disse che nella Costituzione non c’è la parola antifascismo… A questo punto è doveroso domandarsi se in generale si sia in corso un tentativo di riabilitare in qualche modo quel regime? Personalmente, io non ho dubbi e credo di sì! Una volontà di rivalsa sulla storia è ben presente in questo Governo di destra… e ampia è la sua caratterizzazione estremista (non foss’altro per la ‘incontenibile’ competizione in corso tra Salvini e la Meloni, su chi dei due sia veramente il leader della destra italiana). Ma al di là di questo personale convincimento. Non so esattamente se sia d’avvero in atto questo tentativo. Se lo fosse sarebbe comunque destinato a sicuro fallimento. Primo perché non si va contro la storia e in più la stessa discussione in Assemblea costituente dimostra che la Costituzione ha una matrice comune che è proprio l’antifascismo. Secondo perché la Costituzione ha voluto discostarsi in tutti i modi, con tutte le sue disposizioni, da quella che era stata l’ideologia del fascismo, formalizzandone anche espressamente il rifiuto nella XII disposizione finale e transitoria… Per qualcuno quella norma, il divieto di ricostituzione del partito fascista, sarebbe ormai datato e i saluti romani solo “folklore”. Sottolinea il Prof. Luciani: «Il fatto che ancora stiamo parlando di questa problematica alla luce di alcuni episodi recenti di cronaca è la migliore dimostrazione della piena attualità di una norma che – si badi – è “finale” prima ancora che “transitoria”. E in politica, lo sottolineo, i simboli sono una cosa seria. A nessuno verrebbe mai in mente di considerare obsoleto il tricolore soltanto perché è la bandiera d’Italia dal 1861 (sono passati 163 anni) era già la bandiera del regno di Sardegna da quando Carlo Alberto lo decise nel 1848. Inni, saluti e stendardi di qualsivoglia genere non sono mai da prendere sottogamba quando si ha a che fare con i meccanismi del consenso e dell’identità politica. Ma forse, il rifiuto del fascismo magari va attuato in maniera diversa rispetto a 76 anni fa. Forse la legge Scelba andrebbe aggiornata?» E continua: «La repressione penale è uno strumento importante, ma non è certamente il più efficace. La questione è con assoluta evidenza culturale e politica. Fa riflettere che a cent’anni dalla marcia su Roma ci sia ancora chi ha nostalgia di un regime che ha gettato l’Italia nell’ignominia di una guerra di aggressione nella quale hanno perso la vita tanti nostri ragazzi, mandati allo sbaraglio a combattere con armamenti e attrezzature così tanto inferiori a quelle dei nemici: far vedere ai giovani i documentari sulla campagna di Russia varrebbe più di tante parole. Il miglior rimedio contro quelle tentazioni è infatti la conoscenza della storia. Ma non quella algida dei libri, bensì quella palpitante delle testimonianze di chi fu perseguitato dal regime o si trovò sperduto nelle steppe di Russia o nei deserti di Libia». Ora aggiungo io, da destra spesso contestano di ‘limitare’ la libertà di espressione. Come a dire: “i simboli di sinistra vanno bene i nostri no…”. Non mi pare sia così. Ritengo invece che sia indispensabile distinguere tra i simboli della destra e i simboli del nazismo e del fascismo. Questi ultimi sono stati definitivamente compromessi dalla storia. E se c’è un problema vero, dunque, è che vi sia una destra che ha ancora quei simboli. È fortunatamente una parte minoritaria della destra, ma c’è. E sarebbe sempre più opportuno che colei che si ritiene di essere la leader indiscussa della destra italiana… facesse finalmente abiura del fascismo e nazismo, dichiarandosi una sincera antifascista in sintonia con l’essenza della nostra Carta costituzionale sulla quale ha giurato fedeltà…

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