La Pfizer ha annunciato che entro la fine dell’anno sarà disponibile il vaccino anti-covid e che dovrebbe arrivare in Italia a fine gennaio in dosi sufficienti a vaccinare un milione e 700mila persone… Stabilire le priorità nella somministrazione delle dosi subito disponibili è una scelta difficile e soprattutto politica: a parte il personale medico-sanitario, privilegiare una categoria rispetto a un’altra rivela l’idea sottostante di società e futuro; il governo decida quindi presto a chi andrà il vaccino e spieghi agli italiani perché… I tanti film di fantascienza usciti nelle sale cinematografiche del Mondo negli scorsi tre/due decenni, hanno visto spesso la ”fantasia” del Day-After (il giorno dopo il disastro atomico, dopo l’epidemia misteriosa, dopo l’invasione Zombie) al centro della loro trama, della storia che raccontavano… migliaia le immagini sui modelli sanitari prodotti dell’emergenza, del giorno dopo… sposso immaginando l’esclusione di larghe fasce della popolazione da cure mediche diventate troppo scarse per essere distribuite a tutti. Scene ‘apocalittiche’ raccontano di vecchi, disabili, obesi, malati – insomma i così detti «non produttivi» – recente la gaffe di Giovanni Toti Presidente “Governatore” della Liguria – che in questi mondi immaginari vengono lasciati alla loro sorte… Con meno drammaticità scenografica, è un problema che si porrà anche a noi italiani, europei, occidentali, adesso che è in arrivo il vaccino anti-Covid e si dovranno stabilire le priorità nella somministrazione delle dosi immediatamente disponibili, con il rischio di introdurre nuovi elementi di lacerazione e scontro nei nostri mondi già scossi e ulteriormente divisi dal virus. Il prodotto Pfizer di cui si parla (ma non è il solo) che dovrebbe arrivare in Italia tra fine gennaio e gli altri primi mesi del 2021. Le anticipazioni sostengono che i primi a beneficiarne saranno gli operatori sanitari, gli anziani, i malati cronici, i dipendenti delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco, ma già qui siamo «fuori con l’accuso». Nella Sanità, tra pubblico e privato, lavorano almeno un milione di persone. La pubblica sicurezza ne impiega almeno 350mila. Gli over-75 sono oltre sette milioni. Ammesso che le categorie immediatamente vaccinate siano davvero queste, anche al loro interno si dovranno stabilire delle priorità… E non sarà un problema da
poco, sarebbe necessario porselo da subito. In quanto il piano di distribuzione sul vaccino ci dirà immediatamente che idea abbiamo della nostra società, quali sono i settori che riteniamo vitali, da proteggere a ogni costo, anche quello di sfidare gli ovvi egoismi di categoria, anagrafici, economici, censitari. La scuola, ad esempio: resterà la cenerentola della crisi, o riconosceremo all’istruzione pubblica il ruolo centrale che altri Paesi gli hanno assegnato, mettendo in sicurezza quantomeno gli insegnanti delle elementari e delle medie? E il lavoro, quale posto avrà assegnato nella coda dietro a medici e infermieri? Già il piano di distribuzione del vaccino non sarà solo una questione di celle frigorifere o quote regionali, ma aprirà – o meglio dovrebbe aprire fin da ora – un dibattito di tipo etico e sociale a cui la società italiana è ormai disabituata, come ha dimostrato la recente polemica nata dal tweet appena ricordato governatore Giovanni Toti sui «non indispensabili». Potremo negarlo quanto ci pare, ma la scoperta dell’antidoto al Covid ci riproporrà, in termini più rocciosi, la stessa domanda che ha aleggiato in tutto il dibattito sul lockdown e sulle chiusure selettive, che poi è la domanda di ogni naufragio: chi sale per primo sulle scialuppe di salvataggio? Se la scelta del personale sanitario è ovvia e non opinabile, tutto il resto lo è, anche sotto il profilo dell’efficienza nella lotta del virus: si dovrà decidere se l’urgenza è proteggere chi rischia la vita (gli anziani), immunizzare i potenziali super-diffusori (i bambini, i giovani), oppure tutelare prioritariamente il lavoro e l’economia, e in quali settori. Qualunque sia la scelta, dovrà essere spiegata con chiarezza al Paese, chiamando le diverse categorie allo sforzo solidale di aspettare il loro turno in nome di un progetto di ritorno alla normalità trasparente e comprensibile per tutti… che facciamo lo discutiamo razionalmente senza isterismi e egoismi? Lo politicizziamo con il classico schema destra sinistra… o per meglio dire indispensabili, non indispensabili alla produzione?». Incrociamo le dita. Speriamo che i campioni della comunicazione emotiva, governatori e virologi-star innanzitutto, rinuncino ad applicare le loro tattiche arruffapopolo e si convincano alla gestione condivisa della fase che sta per aprirsi. Speriamo che il governo si renda conto per tempo che assegnare i numeretti nella fila per i vaccini non è un lavoro burocratico ma eminentemente politico… Altrimenti la sola alternativa è quella di un “Day After” di confusione e conflitto che davvero non possiamo permetterci…
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